L'INTERVISTA. Il ternano della Ducati Pramac fa un bilancio della stagione 2015, guarda alla prossima e soprattutto ci racconta tutte le sue emozioni in pista. E anche quelle fuori...
di Alfredo Alberico
E' simpatico. Parecchio. E con lui verrebbe facile cazzeggiare per ore. Ma il ternano Danilo Petrucci è anche uno che in pista ci sa fare. Ok, magari è stato il pilota italiano della MotoGP che nella stagione conclusa ha fatto parlare meno di sé, eppure ha trovato il modo di ricordare a tutti che la sua presenza nella classe regina non è casuale. A 24 anni può essere considerato un veterano della categoria, e il secondo posto conquistato in Gran Bretagna, così come il 10° in classifica con cui ha chiuso il Mondiale, spiegano che di stoffa ce n'è. Senza dimenticare che i risultati sono arrivati in sella alla Ducati Pramac e non certo con la rossa ufficiale di Borgo Panigale. "E va benissimo - dice Petrucci- perché alla fine il bilancio è molto positivo. Il team ha lavorato bene e io sono stato stimolato anche dalla presenza di un compagno di squadra molto forte (Yonny Hernandez, ndr)".
E' stato un finale di stagione segnato dal caso Rossi-Marquez a Sepang. Che idea ti sei fatto?
"Che è stata una pubblicità negativa per la MotoGP. Però c'è anche chi sostiene che una pubblicità negativa in assoluto non esista. E allora chissà, magari anche questo sport meraviglioso ne trarrà vantaggio in qualche modo. L'epilogo comunque non è stato un granché e l'impressione è che non abbia vinto nessuno".
Ti piace questo Motomondiale? Intendo le sue regole, la sua organizzazione...
"Sì, senza dubbio. Poi è ovvio che si può e si deve migliorare. Noi piloti abbiamo un confronto costante con Carmelo Ezpeleta (presidente Dorna, ndr) per dirgli ciò che pensiamo sul presente e sul futuro della MotoGP. Un dialogo molto importante".
E' davvero un ambiente meno rigido rispetto alla Formula Uno?
"Se si parla del paddock, forse sì. Ma non parlerei di rigidità della F1, che magari appare più seriosa perché in ballo ci sono aziende molto grandi e con interessi altrettanto grandi. Certo, se poi vi capita di passare un weekend al Mugello oppure a Misano per seguire il Motomondiale, resterete a bocca aperta. Quella marea di tifosi è una festa continua".
E com'è essere un pilota di MotoGP?
"Quando sei nel paddock e giri con lo scooter ti senti proprio figo".
Per le ragazze?
"Sì, avere tutti quegli occhi addosso ti fa sentire come il più veloce del mondo. Poi, però, se ti vedono fuori nemmeno ti riconoscono".
Il fascino della "divisa"?
"Chiamiamolo così, o comuqnue il fascino di chi corre in moto".
Il tuo idolo di sempre?
"Tanti, ma quando dieci anni fa le moto le vedevo solo in tv, Capirossi era il mio preferito".
Se non fossi diventato un pilota, che altro avresti fatto?
"Non ho mai pensato ad altro. E' sempre stata la mia ossessione fin da quando ero piccolo".
Scritta la lettera di Natale?
"Come regalo quest'anno ho chiesto a Babbo Natale una moto da cross!".
Chi è Danilo Petrucci?
"Un cazzone".
Guarda che lo scrivo...
"Sì, ma si capisce che è in senso buono. Si capisce, vero? Sono uno dalla battuta facile, di buona compagnia insomma".
Tutto chiaro. Ma come sarà il tuo 2016 nel Mondiale?
"L'obiettivo è quello di migliorare rispetto all'anno precedente, ovvio. Ma credetemi, solo con i primi test di febbraio riusciremo ad avere un quadro più chiaro".
Buon anno, Petrux!