Marquez Texas Ranger. Dovi, che sfortuna
MotoGpVIDEO. Il nostro Guido Meda commenta l'ennesimo successo di Marc ad Austin, ormai feudo dello spagnolo. Rossi sbaglia e le nuove gomme Michelin non perdonano. Iannone, terzo sul podio, si riscatta dallo strike dell'Argentina, mentre a Dovizioso pare che gli abbiano attaccato un bersaglio addosso...
Negli Stati Uniti comanda Obama, per il futuro ci puntano la signora Clinton e Donald Trump, ma anche Marc Marquez non è messo affatto male! Ad Austin vince per la quarta volta consecutiva, partendo dalla quarta pole, battendo con 25 vittorie in Motogp proprio il texano Kevin Schwantz, uno dei miti della storia della moto. È una di quelle cose che non si spiegano con ragioni oggettive. Ci sono piste sulle quali certi piloti fanno meglio degli altri e basta.
Era stata solo un'illusione quella che le Yamaha potessero stargli addosso dopo aver visto Lorenzo e Rossi partirgli accanto in griglia. Non era vero. Semplicemente non si poteva. Lo sanno bene Lorenzo e Rossi, uno secondo sul podio - Lorenzo - vedendo sgretolata la sua attitudine naturale alla fuga solitaria, l'altro - Rossi- in terra senza aver nemmeno assaggiato la amatissima bagarre. Rossi ha bruciato la frizione in partenza e si è tirato dietro il problema in tutte le salse fino a rimanere fregato dall'esuberanza con cui ha affrontato la curva che gli è costata la gara. Ha sbagliato lui e le nuove gomme Michelin non perdonano. Le due cose insieme. Vincerà chi si adatterà meglio, chi sarà più versatile.
Una sfida che è grossa per i veterani alla Rossi costretti a scardinare di nuovo i loro meccanismi, un vantaggio per i più giovani. Curioso che al momento la situazione si sia ribaltata rispetto all'inizio dello scorso anno, quando Marquez non c'era proprio, quando Lorenzo infilava un guaio dietro l'altro e quando Rossi giocava tutto sulla regolarità. Discorso da riprendere a Jerez tra due settimane quando incontreremo una pista vecchio stampo, più adatta a riequilibrare i valori.
Il baraccone italiano è messo in salvo da Andrea Iannone, terzo sul podio, in una gara in cui si riscatta dallo strike su Dovizioso dell'Argentina. Mentre è proprio Dovizioso a non potersi riscattare. Pare che gli abbiano attaccato un bersaglio addosso. Stavolta lo centra in pieno Pedrosa. È miracolosamente illeso, riceve scuse signorili, ma non gli riesce proprio di arrivare al traguardo. Peccato che il tutto accada nel momento in cui la Ducati deve scegliere chi dei due tenere nel 2017 accanto a Lorenzo. Comunque vada si chiamerà Andrea, va bene, ma c'è da augurarsi che a Bologna concedano più tempo ad entrambi perché il merito emerga ad armi pari e per quello che è quando le moto sono in piedi e non per terra.