Dionigi e quella passione nata nel garage di casa
MotoGpL'INTERVISTA. Christian lavora con Romano Fenati, ha iniziato a 18 anni, seguendo il padre. Poi dopo 10 anni all'Aprilia e 3 in vari team, tra cui Gresini, ha accettato con un pizzico di timore la sfida dello Sky Racing Team VR46, era il 2014...
di Anna Maria Di Luca
All'interno del box è riservato e silenzioso, ma quando il ghiaccio si rompe e Christian Dionigi abbassa le naturali difese del suo modo di essere, viene fuori la simpatia straripante. Oggi è il suo compleanno, 41 anni, gran parte dei quali ad armeggiare con i motori, prima per gioco e poi per lavoro. Perchè il meccanico di Romano Fenati è anche figlio d'arte.
"Mio padre, Franco, ha fatto questo lavoro per 35 anni, ha vinto il suo primo mondiale con la scuderia Morbidelli quando il pilota era Paolo Pileri. A me è venuto naturale, non ho mai pensato di fare altro. Avevamo un garage sotto casa, là passava gran parte del suo tempo tra moto, motori e tanti altri attrezzi, ed io pure, mi sentivo affascinato".
Le parlava già del suo lavoro?
"Mi ha sempre detto che se volevo farlo dovevo avvicinarmi in maniera seria e attenta, perchè non è uno scherzo. Lui è sempre stato rigido da questo punto di vista. Ai suoi tempi avevano meno mezzi a disposizione, però fuori dai box si fraternizzava di più. I miei ricordi sono di un'atmosfera festaiola e gioviale, ora è tutto altamente professionale e soprattutto bocche cucite".
Ma lo si dà uno sguardo a cosa fanno gli altri box?
"Noi siamo concentrati su noi stessi, durante le prove libere possiamo giusto vedere qualcosa in tv, seguire con la coda dell'occhio quello che fanno gli altri, ma non è mai un riferimento. Abbiamo la nostra base di lavoro e cerchiamo di seguire le nostre sensazioni".
Del suo lavoro cosa le piace di più e cosa meno?
"Lavorare con i giovani piloti mi piace molto. D'altra parte questo comporta che ti affezioni a loro e quando, per svariati motivi, t'abbandonano, sono uno che ci resta male. Questo mi piace meno".
E' con lo Sky Racing Team VR46 da quando è nato il progetto...
"Quando ho accettato era fine 2013, lavoravo con Gresini, sapevo che sarebbe stato difficile, bisognava organizzare un team completamente nuovo e, sebbene nell'ambiente ci si conosce tutti, altra cosa è lavorare insieme".
Cosa ricorda con più piacere?
"La vittoria di Fenati al Mugello nel 2014, la più emozionante. La gara di casa, il team italiano, la moto tricolore. E poi il successo in Argentina, era il primo anno non ci aspettavamo niente del genere".
Questo è il weekend del GP di Germania, che tipo di moto richiede il Sachsenring?
"Ha tanti saliscendi e curve in contropendenza, non è veloce come il Mugello o Barcellona. Faremo una moto agile, facile da guidare. Spero in una bella vittoria e che non faccia freddo".
Come è la sua intesa con Fenati?
"Basta guardarci e ci capiamo. Lui sa già come la penso e, comunque, dico sempre a tutti che quando vanno in moto è meglio divertrisi, così anche i risultati arrivano facilmente".
La sua intesa con i motori?
Pensi che anche io come mio padre passo il tempo libero a lavorare sulle moto, ci divertiamo a restaurare esemplari da competizione degli anni '70-'80. E la cosa si è diffusa nel vicinato. Le rimettiamo a nuovo, alcuni le usano ancora, altri amano tenerle in musei privati".