MotoGP, le pagelle del GP d'Australia

MotoGp

Giovanni Zamagni

Phillip Island, GP d'Australia MotoGP 2016 (foto Getty)
GettyImages-GP_Australia_2016

I voti in pista. Dieci a Crutchlow, 9 a Rossi (gli errori commessi sabato lo hanno caricato invece di avvilirlo e il sole della domenica ha fatto il resto), 8 a Vinales. Quattro per Marquez e Lorenzo

CAL CRUTCHLOW 10
Manca la lode solo perché nelle FP3 ha sbagliato ed è stato costretto a passare dalla Q1, con tutti i rischi che questo comporta. Per il resto, Cal è stato grandissimo, in ogni situazione, su una pista sulla quale è sempre andato fortissimo. Qualcuno dirà: ha vinto solo perché è caduto Marquez. Siamo così sicuri? Secondo me Marc è scivolato anche perché gli avevano segnalato che Crutchlow si stava avvicinando. Poi, una volta in testa, ha gestito al meglio un mastino come Rossi alle sue spalle. Vincente.

VALENTINO ROSSI 9
Per prove e qualifiche meriterebbe un bel 4 in pagella, assieme alla squadra e alla moto. Ma la gara è un’altra cosa, gli errori commessi sabato (soprattutto) lo hanno caricato invece di avvilirlo e il sole della domenica ha fatto il resto. Dice che i suoi primi 10 giri sono stati tra i più belli di sempre e i 13 (!) sorpassi lo confermano. Il GP d’Australia sembra un po’ lo specchio di tutta la sua carriera: ogni volta che chi lo critica lo dà chissà perché per finito, lui fa qualcosa di immenso. E’ così almeno da 10 anni: cosa dovrà fare la prossima volta per convincere i prevenuti che è uno dei più grandi campioni di sempre? Come avevo già scritto dopo Motegi: grazie Valentino.


MAVERICK VINALES 8
Anche lui ha sbagliato sabato: con l’acqua soffre troppo. Poi, però, ha corso alla grande, soltanto un po’ titubante nei primi giri e poco deciso nel sorpasso su Dovizioso: fosse partito meglio, avrebbe potuto battere anche Rossi, perché nel finale era quello che girava più forte di tutti. In qualche frangente, nel carena contro carena, è ancora un po’ titubante, ma anche sotto questo aspetto è migliorato molto rispetto a inizio stagione. Il secondo podio consecutivo conferma la sua costanza. Sembra avere un grande futuro: predestinato.

ANDREA DOVIZIOSO 7,5
Non ha mai digerito Phillip Island, ma questa volta se l’è fatta piacere, come fanno i campioni: bisogna saper andare forte dappertutto. Il Dovi l’ha fatto, lottando a lungo per il podio, sfruttando al meglio i punti forti della Ducati, cercando di minimizzare quelli deboli, che nel finale, però, hanno avuto il sopravvento. La sua è stata una gara più che dignitosa: in Malesia, su un tracciato che adora, potrebbe essere un grande protagonista. Giudizioso.


MARC MARQUEZ 4
Almeno una caduta a GP la deve fare: non essendo scivolato in prova, questa volta è finito a terra in gara, a causa di una frenata sbagliata in maniera grossolana. Un errore che si può interpretare in molti modi: mancanza di concentrazione? Voglia di stravincere? Sempre fuori dal limite quando non fa il “ragioniere” (era già accaduto a Silverstone: non era caduto, ma aveva fatto un paio di dritti e aveva preso grandi rischi)? In ogni caso, se c’era un GP dove poteva sbagliare era proprio questo e non cambia il giudizio sul pilota: campione.


POL ESPARGARO 8
Terzo in qualifica (miglior pilota Yamaha), aggressivo a inizio gara, poi quinto al traguardo: era un bel po’ che non si vedeva lo spagnolo così efficace. Speriamo non rimanga un episodio isolato. Battagliero.

JORGE LORENZO 4
Ha avuto un sussulto in Q1, quando è riuscito a fare un buon tempo per conquistare la Q2. E’ stato però l’unico giro in tre giorni tra prove, qualifiche e gara: prendere 20 secondi dal primo e 16 dal compagno di squadra fa male, fa malissimo e aggiunge un altro tassello a una crisi che sembra senza fine e fa crescere i dubbi in prospettiva futura. Lui continua a ripetere che con il caldo e con il grip tutto tornerà alla normalità ed è probabilmente - anzi sicuramente - così. Ma Lorenzo, uno che ha vinto cinque mondiali (tre in MotoGP), uno che la Ducati ha pagato 24 milioni di euro per strapparlo alla Yamaha deve andare forte sempre, anche quando fa freddo. Irriconoscibile.


SCOTT REDDING 7
Vince nel finale la sfida con il compagno di squadra: nel “mundialito” per conquistare la Ducati ufficiale 2017 si è portato a 11 punti da Petrucci.


BRADLEY SMITH 8
Alla seconda gara (consecutiva) dopo l’infortunio e due operazioni, si conferma pilota tenace: non sarà il più veloce dello schieramento, ma la dedizione non gli manca di sicuro.

DANILO PETRUCCI 6
Sembrava poter battere facilmente Redding, invece ha preso paga. Peccato.


JACK MILLER 5
Dopo qualifiche da protagonista, le migliori in MotoGP, ci si aspettava di più da Miller, che invece si è fatto notare (quasi) solo per aver fatto cadere Nicky Hayden e per un altro paio di manovre quanto meno discutibili.


STEFAN BRADL 7
Regala all’Aprilia il miglior risultato di sempre in qualifica (ottavo) e in gara sta a lungo nel gruppetto in lotta per la settima posizione.


ALVARO BAUTISTA 5
Questa volta, è stato meno efficace del solito e il distacco subito dal compagno di squadra è pesante.


NICKY HAYDEN 7
Complessivamente, il suo è stato un ritorno in HRC più che dignitoso: purtroppo non ha finito il GP, ma non per colpa sua. Grande professionista.


HECTOR BARBERA 5
E’ facile dire: datemi una moto ufficiale e vi faccio vedere io. La realtà è un po’ differente, non è così facile andare forte e Barbera non è riuscito a sfruttare al meglio l’imprevista opportunità. Certo, non è stato fortunato con il meteo: non conoscendo la DesmosediciGP aveva bisogna di girare sempre con le gomme slick, non entrare e uscire continuamente dai box con rain, intermedie e slick. Per questo, merita un voto in più.


ALEIX ESPARGARO 7
D’accordo, ha vanificato un grandissimo fine settimana cadendo a cinque giri dalla fine, ma è giusto premiare quanto fatto da Aleix in prova e prima della scivolata.

HONDA RC213V 9
La RC213V poco competitiva e inguidabile, sfruttata a inizio stagione solo da Marquez si sta trasformando in una moto alla portata di tutti (si fa per dire naturalmente…) con tanti pregi (stabilità in frenata, inserimento in curva, minor consumo delle gomme, possibilità di usare la dura anteriore) e pochissimi difetti (in accelerazione non è ancora al vertice, ma poco ci manca). Complimenti alla HRC per il lavoro fatto durante la stagione.


YAMAHA M1 7
A Phillip Island è parsa vulnerabile sotto tanti aspetti: con il freddo, non si riesce a mandare in temperatura la gomma anteriore, con una temperatura più accettabile consuma troppo quella posteriore nella seconda parte della gara. Come sempre, gli manca potenza e fatica un po’ nei cambi di direzione. Come se non bastasse, in due giorni al box hanno combinato un po’ di casini: insomma, non è stato certo il miglior GP della stagione.


SUZUKI GSX-RR 8
Molto equilibrata, senza evidenti punti deboli (adesso va forte anche in rettilineo), veloce non solo con Vinales, ma anche con Espargaro: nel 2015, l’obiettivo del team manager Davide Brivio era quello di «battere la Ducati». Sembrava una battuta, è la realtà. Bravissimi.


DUCATI DESMOSEDICIGP 7
Le prestazioni in rettilineo sono spaventose e si è visto bene anche a Phillip Island, ma sono altrettanto evidenti i limiti in percorrenza e nei cambi di direzione. Il distacco dal primo è contenuto e questa è senz’altro una nota positiva: c’è ancora del lavoro da fare, ma la moto è cresciuta rispetto all’anno scorso.


APRILIA RS-GP 6
Si salva per quanto fatto in prova, ma in gara ha faticato molto di più rispetto agli ultimi GP: era stato previsto e così è andata.

Powered by: Moto.it