Dietro alla seconda meravigliosa vittoria della sua lunga carriera in Motogp c'è un papá buono, malinconico e preciso. Lasciateci festeggiare. Rossi, secondo nel Mondiale, invece ha ancora una fame spaventosa
É stata una domenica bellissima, lasciatecelo dire proprio liberamente. Lasciateci essere del tutto parziali e persino assai poco sportivi nei confronti dei rivali stranieri. Due piloti italiani - Dovizioso e Rossi - davanti a tutti (che potevano essere pure tre se solo un Iannone indemoniato fosse arrivato al traguardo), è giá una gran buona notizia. Che a vincere sia tornato Andrea Dovizioso è una notizia meravigliosa.
Avrete giá imparato altrove, oppure seguendo noi, che Dovi è un bravo ragazzo a tutto tondo; che è stato a volte un po' sfortunato, ma mai sfrontato. Che è puntiglioso, a scapito magari di qualcuna di quelle vampe di follia che possono portare alla vittoria e al rango di genio pubblicamente riconosciuto. Non gli interessa. Dovi è come è. Un pilota capace di sorprendersi se agguanta la pole, capace di piangere per tutto l'ultimo giro dopo aver visto appostati in curva fidanzata e amici pronti ad accoglierlo. Piange mentre guida insomma, ed è capace di confessarlo. È una novitá!
Ci piace questa festa dell'umanitá, che non è affatto retorica, questa rivincita totale dopo 2600 giorni di non vittoria, da quell'Inghilterra 2009 che fu la sua prima e anche l' unica in motogp. Un pezzo della propria storia Dovizioso se lo porta sotto la tuta. Non lo vedrete perché non lo esibisce, ma sul sottotuta da gara ha stampato il numero 58 di Simoncelli, che in Malesia perse la vita 5 anni fa e che fu il suo rivale storico e mai amato sin dai tempi in cui erano bambini e se le davano in minimoto. Non è da tutti riconoscere che quel rivale scomparso è tra le ragioni per cui ti sei fatto forte, oggi che sei grande e persino papá di una bambina.
A casa Dovizioso difatti c'è Sara, in etá da scuola elementare. Il pilota Dovizioso durante la settimana si trasforma in papá. Si sveglia presto, a Forlì, e la porta a scuola. Come quello del tuo pianerottolo, che non vedi mai particolarmente felice anche se non gli mancherebbe nulla per esserlo. Nel suo caso è il velo di malinconia che lo rende speciale. C'è il pilota sanguigno, il caciarone, c'è anche il malinconico determinato e professionale a cui tutti vogliono bene.
Lo comprende oggi anche Valentino Rossi che sul cammino di Sepang ha trovato in Dovizioso un'altra sorpresa non prevista. Rossi è secondo nel mondiale, ne ha la certezza, Lorenzo è battuto, eppure sembra non averne abbastanza per come combatte e come se la gode anche quando fa a cazzotti con Iannone in un duello da antologia. La rottura del Mugello pesa oggi più che mai. È il terzo anno di fila che Valentino fa secondo e dipende tutto da come la guardi; lui il rango di genio pubblicamente riconosciuto ce l'ha addosso da vent'anni e non dá segni di volerci rinunciare.