L'urlo del Dovi e la commozione di Sepang

MotoGp

Paolo Lorenzi

Andrea Dovizioso - Ducati 2016 (foto Getty)
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Andrea Dovizioso ha dovuto vincere in Malesia per aprire il suo cuore e mostrare quel lato umano che ha commosso i tifosi. Un successo liberatorio dopo anni di attese e amarezze in MotoGP

La vera rivelazione del gran premio della Malesia è stata un pilota capace di commuovere e di commuoversi. Il giro finale di Dovizioso con le lacrime in gola e la gioia nel casco, la sua dedica alla figlia di 5 anni, le parole liberatorie dopo anni di amarezze e frustrazioni, hanno colpito dritte al cuore degli appassionati. Gli stessi che forse non conoscevano ancora le doti umane di un ragazzo giudicato troppo spesso con il freddo strumento delle statistiche. Che ci dipingono un pilota di talento, spesso ai vertici, ma certo non uno schiacciasassi come Rossi, Marquez e Lorenzo.

Dovizioso non ha vinto tantissimo in carriera, 11 gran premi oltre al titolo della 125 nel 2004, ma stravince sul piano dell’esperienza e della professionalità. Quella che gli ha aperto la strada prima della Honda ufficiale e poi della Ducati. Perché il Dovi, tra le altre qualità, possiede il dono dell’umiltà e della chiarezza, e sa fornire valutazioni tecniche preziosissime. Lo ha dimostrato in HRC, sviluppando con Pedrosa quella Honda diventata subito vincente nelle mani di Casey Stoner, compagno di squadra nel 2011. Ingombrante come Lorenzo che nel 2017 guiderà insieme a lui quella Desmosedici che Dovizioso ha portato ai traguardi di oggi. Ma lui c’è abituato, si lamenta poco e lavora, e soprattutto sa aspettare. Perché il vento, prima o poi, girerà ancora dalla parte sua.