Ducati, Dovi e Jorge in crescita: Qatar nel mirino

MotoGp

Paolo Beltramo

Ducati, Lorenzo e Dovizioso pronti a graffiare già in Qatar (Foto: Getty Images)

IL PUNTO. Il team di Borgo Panigale ha sempre fatto bene in Qatar, fermandosi ad un passo dalla vittoria con Dovizioso nelle ultime due stagioni. Sfatare il tabù non sarà facile, ma Lorenzo e Dovizioso ci credono grazie ad una Ducati che sembra in forma (anche con i team non factory)

Losail è una pista che da anni vede la Ducati lottare per il successo e dove Andrea Dovizioso nelle due ultime stagioni è finito sempre secondo: una volta dietro Rossi (2015), una a Lorenzo (’16). Come dire che quella del Qatar è sì una pista Ducati, ma vince una Yamaha. Cosa che sembra possibile, al momento addirittura probabile, anche quest'anno viste le prestazioni di Viñales nei test. Ma Ducati ha lavorato bene, è cresciuta, per tutto l’inverno è sempre stata positiva, anche se mai dominatrice.

D’altronde di dominatore ce n’è stato uno soltanto: Maverick “Top Gas” Viñales, lo sappiamo bene. Però Ducati è lì e soprattutto Jorge Lorenzo è sempre più positivo. Lo spagnolo, che rappresenta la grande scommessa per la squadra italiana che lo ha voluto per puntare esplicitamente al titolo, si è infatti quasi appaiato alle prestazioni del Dovi. Il che, visto il Dovi che è stato in Qatar e in generale nell’ultima stagione, significa andare molto forte in assoluto, ma soprattutto aver assimilato le caratteristiche della moto italiana per lui completamente nuova e di essere riuscito perlomeno a sgrossare il suo stile. Le differenze tra Yamaha (l’unica MotoGP guidata in carriera da JL99) e Ducati sono sostanziali. Diverso modo di frenare, di entrare in curva, di accelerare. Automatismi da assimilare, cose da capire, rapporto con una squadra totalmente diversa da costruire, l’adattamento ad un ambiente, uno stile di lavoro, un metodo completamente diverso da quello giapponese.

Direi che Jorge è già a buonissimo punto in questo impervio cammino. Qui non si tratta di imparare a guidare una Ducati, ma di portarla al successo in campionato, roba grossa insomma, impresa che manca dal 2007, l’anno di Casey Stoner. In tutto ciò potrebbe alla fine essere anche Dovizioso a beneficiarne: dopo la vittoria malese dell’anno scorso, con un clima da lui preferito in squadra dopo il passaggio di Iannone alla Suzuki, sembra avere una luce diversa in fondo allo sguardo: quella luce che hanno soltanto i vincenti. Vedremo, perché il fatto di avere lì di fianco uno come Lorenzo se non ti uccide, ti stimola.

Ducati, oltre al team ufficiale, ha poi altre armi nel proprio arsenale, armi efficaci se giudichiamo da questi test. Barberà non c’era perché infortunato, ma Bautista ha fatto la terza miglior simulazione di gara in assoluto dopo Viñales e Dovizioso. Petrucci non ha brillato con la terza moto ’17, ma ha fatto il lavoro sporco per migliorare l’elettronica. Insomma Ducati c’è. Solida, poderosa, cattiva e vogliosa. Chissà che quest’anno il Qatar non diventi una pista Ducati fino in fondo?

IL PUNTO DI BELTRAMO SULLA YAMAHA