MotoGP negli USA: Vinales, la storia dice che...

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Maverick Vinales (Foto Getty)

Lo spagnolo della Yamaha ha iniziato la stagione a punteggio pieno grazie a due primi posti in Qatar e in Argentina. Il Mondiale è appena iniziato, ma le statistiche di questo sport insegnano che il futuro dei piloti vittoriosi nei primi due appuntamenti del campionato è sempre stato molto luminoso. Quasi sempre

Maverick Viñales ha più dell’80% di probabilità di vincere il Motomondiale. No, questo numero non è frutto della fantasia, ma il risultato di un’operazione statistica molto semplice: nella storia di questo sport, infatti, tra i piloti che hanno vinto le prime due gare del campionato, solo quattro su 24 non hanno guadagnato il titolo a fine stagione nella top class.

“Possiamo dimostrare tutto con le statistiche, fuorché la verità”. Lo diceva un Primo Ministro britannico, George Canning, già nella prima metà del diciannovesimo secolo. E noi non abbiamo certamente alcuna intenzione di smentirlo. Vero è, tuttavia, che questo numero non può e non deve essere considerato fine a se stesso.
La statistica infatti presenta un’ulteriore peculiarità. Solo uno dei quattro piloti che non sono stati in grado di vincere a fine anno nonostante le due vittorie iniziali ha perso perché rimontato da un avversario e non perché vittima di una disavventura.

Questo è il caso di Kenny Roberts Jr, che nell’ultimo mondiale del secondo millennio vinse le prime due gare in sella alla sua Suzuki, precisamente in Malesia e in Giappone. Alla fine, però, a trionfare fu lo spagnolo della Honda Alex Crivillé. Vinse i quattro appuntamenti successivi e non lasciò scampo allo statunitense. Un titolo che rimane nella storia per aver interrotto la serie di campioni non-europei che durava dal 1982, dalla vittoria cioè di Franco Uncini.

Per gli altri tre piloti, la sconfitta è stata invece frutto di una disgrazia, di una caduta che ha avuto sempre conseguenze gravissime. Per Micheal “Mick” Doohan, per cinque volte consecutive campione del mondo in classe 500 dal 1994 al 1998, una caduta durante le prove ad Assen fu decisiva per distruggere il vantaggio costruito grazie a cinque vittorie (le prime quattro della stagione consecutive) e due secondi posti ottenuti nelle prime sette gare del campionato del 1992. Con una gamba fratturata per l’australiano è stato possibile gareggiare solo negli ultimi due appuntamenti lasciando così ampio margine di recupero allo statunitense Wayne Rainey, anche lui, per dir la verità, protagonista di un terribile incidente, seppur con più lievi conseguenze. Alla fine vinse proprio quest’ultimo con soli quattro punti di vantaggio.

Ben più gravi furono le conseguenze degli incidenti che coinvolsero Jim Redman e Jarno Saarinen.
Il primo, dopo aver vinto da esordiente su Honda le prime due gare del campionato del mondo del 1966, al terzo appuntamento di quel mondiale rimase coinvolto in un incidente che lo costrinse a ritirarsi anzitempo dal motociclismo agonistico.
Saarinen perse addirittura la vita. Era il 1973. Quell’anno il finlandese aveva iniziato la stagione in modo esaltante salendo per cinque volte sul primo gradino del podio nelle prime tre date del Mondiale (correva anche in 250). A Monza però fu vittima di uno delle disgrazie più cruente della storia di questo sport. Durante il GP di Monza, Renzo Pasolini scivolò su una macchia d’olio e causò la caduta di altri sette piloti, tra cui proprio Saarinen. Entrambi persero la vita proprio in quell’incidente.

Piloti diversi, protagonisti di epoche divergenti. Di campionati e storie completamente differenti. Non saranno certamente questi numeri a impressionare Marc Marquez, Valentino Rossi, Jorge Lorenzo e tutti gli altri protagonisti della top class. Sta di fatto che nemmeno due campioni come Rossi e Lorenzo riuscirono nell’impresa di vincere le prime due gare corse in sella alla Yamaha.

Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa. Magari Maverick non è granché scaramantico, ma chiunque, potesse vestire i suoi panni, li torturerebbe ancora per un po’.