Migno in Moto3, Pasini in Moto2, Dovizioso in MotoGP. E' stata una domenica trionfale per l'Italia al Mugello. Nel weekend della sconfitta della Juventus nella finale di Champions a vincere sono 3 ragazzi romagnoli...
Migno, Pasini, Dovizioso. E’ un mantra a crescere, per dire del modo motociclistico con cui l’Italia, in Italia, si è ripresa dalla Spagna quanto perso nel calcio della sera prima. E allora deve essere vero che prati e tribune strapieni di gente che urla, un effetto ce l’hanno, specie se in moto ci sono anime buone e sensibili. Curiosamente, ma neanche tanto, sono romagnoli, tutti e tre. Migno da Saludecio, Pasini da Riccione, Dovizioso da Forlì. Perché la via Emilia nel dopoguerra fu strada di collegamento e di grande traffico. L’Emilia più ricca sfruttò l’opportunità costruendo auto, la Romagna più povera lo fece con le moto varando una tradizione che non si è mai più spenta. Festeggiano loro tre sul podio, affacciati su uno sfondo di folla gialla capace di spellarsi sportivamente le mani anche se Rossi ha fatto quarto, cotto dagli acciacchi del gran botto di dieci giorni fa, ma solo nel finale di una gara che da sano avrebbe potuto vincere.
Così restano da celebrare tre coppie di occhi buoni da farci una serata, una vacanza, persino una vita. Migno ha la battuta in canna, Pasini ha la sua energia, Dovizioso ha un'intelligenza mite e onesta. Diversi, ma uniti oltre che dall'origine geografica anche dal fatto di essere stati talenti più volte messi in discussione; testardi come muli nel mordere la loro passione fino a farne scaturire una giornata memorabile. Dovizioso balza secondo nel mondiale dietro a Vinales, scavalcando Rossi e scompensando le dinamiche del box Ducati, in cui il più prestigioso Lorenzo inciampa in un’altra gara così spenta da tracciare il sospetto di una crisi che è obbligato a superare.
Mentre Dovizioso afferma la sua superiorità e la sua consolidata abitudine alla Ducati, Lorenzo lo applaude con una del tutto inedita sportività da compagno di squadra sconfitto, laddove in concetto di squadra di solito non esiste. Perchè, lo sa anche lui, vincere al Mugello non è uno scherzo. E’ vero che il motore della Ducati è una tempesta in rettilineo, ma poi bisogna guidare tra curve feroci come poche altre al mondo. Riesce a Dovizioso e riesce pure a Petrucci (laziale terzo sul podio dietro a Vinales), riesce a Migno che si divincola da un vespaio di pazzi in un ultimo giro da leggenda, riesce a Pasini che interpreta i sorpassi proprio nello stesso modo in cui lo faceva con il suo amico Marco Simoncelli. Se è vero che la pista più bella ce l’abbiamo noi, non scherziamo niente neanche quanto a piloti e a bravi ragazzi.