MotoGP: entusiasmo Ducati, il sogno non può più attendere
MotoGpAlla presentazione della Desmosedici GP 2018 la sensazione è quella di un team pronto alla sfida per l’obiettivo più grande, quello che nessuno ha più paura di nominare: il Mondiale della MotoGP 2018
Il clima positivo, l’atmosfera sicura, la sensazione di una maturità conquistata, la consapevolezza di forza, la certezza della competitività senza gli abbagli della presunzione, spirito di gruppo solido. Questo è ciò che ho percepito alla presentazione della Squadra Corse Ducati di quest’anno. E, in realtà, non mi ha stupito, poiché erano le stesse percezioni dell’anno scorso, ma rafforzate. Sì, la serenità solida, tosta di chi si sente forte perché sa di esserlo. Da tutti i punti di vista: tecnico, umano, organizzativo, economico.
Non si sono nascosti i vertici come l’amministratore delegato Claudio Domenicali, il responsabile di Ducati Corse e coordinatore tecnico Gigi Dall’Igna, i boss della gestione MotoGP come Paolo Ciabatti e Davide Tardozzi, il collaudatore Michele Pirro, ma soprattutto i piloti. Andrea Dovizioso ha passato il suo primo inverno da top-rider con la consueta calma, con quella tranquillità e modestia che non sono più un limite, ma il segreto di una crescita consapevole, di una qualità acquisita, posseduta, reale, oramai “normale” per il Dovi.
Jorge Lorenzo ha le idee più chiare dello scorso anno. Ora ha capito, sa cosa lo aspetta, basta incognite. Ha passato un anno a cercare di adattarsi alla moto, ora Ducati ha lavorato per avvicinarsi alle sue caratteristiche di guida: la simbiosi, quella magia che si crea tra pilota e moto è così possibile, soprattutto dopo il finale di stagione in crescendo. Sa che sarà la sfida più difficile della sua carriera, ma è proprio ciò che cerca, qualcosa di ancor più stimolante per dare il meglio di sempre.
Il sogno è ambizioso: vedere due piloti Ducati correre per vincere il mondiale. Darsi sportellate, lottare fino ad essere due galletti nello stesso pollaio, a costo di creare un clima difficile da gestire all’interno della squadra. Lorenzo sa anche che il Dovizioso che lo affianca è un top come lui. Ci sarà equilibrio, tensione. Il bello delle corse quando vanno bene, insomma.
Tecnicamente non c’è stata una rivoluzione, non ce n’era bisogno. Dall’Igna non si sbilancia (avete mai visto un tecnico che lo faccia? Io no), ma le migliorie hanno riguardato tutto: motore (più potente, si pensa anche più gestibile), ciclistica (miglior inserimento in curva, percorrenza più efficace), aerodinamica che verrà svelata all’ultimo per evitare copie immediate da parte degli altri. Dall’Igna vorrebbe una stabilità regolamentare a lungo termine, così da poter lavorare costantemente sullo sviluppo di un concetto.
Noi ci accontenteremmo di una continuità nei risultati. Vincere è importantissimo, ma giocarsela, emozionare, essere sempre lì lo è ancora di più. Battere Marc Marquez e la Honda, 4 volte campione nei 5 anni che ha corso in MotoGP, è, come urlano i numeri, molto difficile. Ma il bello è provare a fare le cose difficili, altrimenti non ti chiameresti Ducati.