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MotoGp, i colori del motomondiale: a Milano la mostra di Aldo Drudi

MotoGp

Antonio Boselli

Da sabato 5 maggio in esposizione al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano le creazioni di Aldo Drudi, il designer che “colora” la velocità e i piloti del Motomondiale

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Andare forte in moto è di per sé una forma d’arte, basta andare a bordo pista di un qualsiasi gran premio per capire che i piloti sono degli artisti capaci di interpretare, ognuno con il suo stile, le linee curva dopo curva. L’obiettivo è per tutti lo stesso, tagliare il traguardo prima degli altri e così facendo esaltarsi ed esaltare chi li guarda, esattamente come fa un’artista che crea un’opera d’arte con la stessa identica finalità. Per questo non è irriverente, anzi, è giusto che i piloti siano protagonisti della mostra “I Colori del Motomondiale”, aperta fino a domenica 3 giugno, al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano. Un’esposizione che presenta le creazioni di Aldo Drudi, designer e grafico che con le sue intuizioni “colora” la velocità e i piloti del Motomondiale. Il tema principale è la collezione di caschi originali realizzati da Aldo Drudi dagli Anni ‘80 a oggi: dal primo di tutti, quello di Graziano Rossi, all’ultimo realizzato per questa stagione per Valentino Rossi, oltre alle nuove grafiche di tanti piloti della MotoGP - Morbidelli, Iannone, Vinales, Crutchlow, solo per nominarne alcuni - così come di Moto2 e Moto3. E poi, tra i tanti, i caschi storici di Kevin Schwantz, Mick Doohan, Randy Mamola, Loris Capirossi, Max Biaggi, Manuel Poggiali, Noriyuki Haga, Loris Reggiani e Marco Melandri. In esposizione anche la Gilera 250, il casco e la tuta con la quale Marco Simoncelli vinse il Mondiale 2008. La mostra rappresenta anche un’occasione eccezionale e unica per ammirare dal vivo tutte le moto da competizione iscritte al Mondiale MotoGP, esposte assieme al casco e alle tute dei loro piloti. Dalla Honda di Marc Marquez campione 2017 alle Ducati, Yamaha, Suzuki, Aprilia e Ktm ufficiali a quelle dei team satellite LCR, Pramac, MarcVDS e Tech3. Spiega Aldo Drudi: “Ho pensato a questa mostra cercando un modo diverso di raccontare il motociclismo, quello che conosciamo noi che frequentiamo il paddock, anziché quello che, a molti, può sembrare solamente qualcosa di tecnico o ossessivo, gente che gira intorno in pista per andare sempre più forte. Invece non è per niente così. La passione per la velocità è, a mio avviso, qualcosa che viene da lontano, di atavico, che tutti abbiamo dentro. L’andare un po’ più forte di quello che riusciamo a fare con il nostro corpo ha sempre affascinato l’uomo, dalla scoperta della ruota in poi”.