C'è in giro troppa fretta. Si capisce dopo la vittoria di Marquez ad Assen, quando mezzo mondo chiede se il Mondiale sia ormai chiuso
Marc Marquez è messo da Dio, vero, è favorito, ma non siamo che a metà del calendario! C'è fretta di avere fretta, di costruire e di demolire, di avere sentenze certe, subito e su tutto. Condanne, assoluzioni, è uguale, purchè si faccia presto. Calma.
Alcuni esempi: allora, c'è fretta di sapere se Rins (secondo) si confermerà per sempre veloce e da podio con la Suzuki e se il compagno Iannone, legato al team ormai solo dal minimo sindacale della sopportazione reciproca, sia bollito. Come può bastare una gara a stabilirlo?
C'è la fretta di sapere se l'ondivago Vinales (terzo) sia tornato per davvero e se la Yamaha sia tornata per davvero, visto che anche Valentino (quinto) se l'è giocata fino al penultimo giro. Ma Vinales resta ondivago e Rossi, pur senza vincere, resta un figo per la costanza e l'esperienza che gli consentono di gestire con forza una moto ancora debole almeno nel comparto della trazione, meccanica ed elettronica.
C'è fretta di sapere se Dovizioso (quarto) e Rossi litigheranno di brutto per il sorpasso, legittimo ma duro, del ducatista che li ha mandati larghi entrambi ed entrambi giù dal podio; mentre la questione, pur offrendo due punti di vista differenti e un saldo di punti negativo, ha già avuto una conclusione civile.
C'era stata, prima, la fretta di urlare alla meravigliosa, definitiva e (per alcuni) rancorosa esplosione di Jorge Lorenzo che stavolta, seppure con grandi sorpassi, è tornato invece a fare fatica da metà gara in poi proprio come prima del Mugello e di Barcellona. E' probabile che Lorenzo sia tornato per davvero, ma il segnale buono non è quello arrivato sulle frequenze di Assen. Se il limite dello scorso anno era quello di "leaderare" per un po' e poi di soffrire per la gestione dell’energia fisica richiesta dalla moto, si è purtroppo ripresentato su una pista che di suo al maiorchino non piace granchè.
E vogliamo parlare della fretta con cui è stato osannato Zarco prima, e la fretta con cui è finito ai margini poi, in mancanza di risultati?
In sostanza crediamo che la verità stia in un'altra questione: è un Mondiale di altissimo livello, in cui basta niente per sembrare fenomeni, niente per apparire imbranati. Da una gara con l’altra.
Per questo la fretta è fuori luogo. Ma lo è sempre.
Quella di Assen è stata una gara incredibile, tipo avete presente una partita tra le prime due della serie A che finisce 7 a 5? Ecco, una cosa così; un'eccezione verificatasi stavolta perchè la pista è corta e stretta, perchè le gomme hanno lavorato più o meno tutte, perchè non ha mai fatto caldissimo, perchè rispetto al solito c'erano in più le due Yamaha che ad Assen vanno naturalmente bene, ma i loro problemi - onestamente - ancora non li hanno risolti. Certe piccole cose cambiano molto da una gara con l'altra, mentre per quelle grandi serve il tempo e non c’è nessuno che rilasci un certificato di garanzia sulla riuscita. Ci sono di mezzo la tecnologia, i delicati equilibri interiori dei piloti, le alchimie sempre più complesse delle gomme.
Le gare vanno prese come vengono, godendosele, senza fretta. Con l'unica certezza, quella sì, che Marquez attualmente è davvero, sempre, un passo avanti a tutti. Va di fretta e gli riesce benissimo.