Valentino Rossi, l'intervista esclusiva di Guido Meda nel giorno del suo compleanno

MotoGp

Meda intervista Rossi. Per celebrare i 40 anni di Valentino, ecco uno speciale intitolato "#SkyVale40, the Movie": il Dottore racconta la sua vita prendendo spunto da tanti celebri film (disponibile su Sky On Demand)

40 ANNI ROSSI, LO SPECIALE

IL POTERE DI VALENTINO ROSSI

"#SkyVale40, the Movie" è l’intervista esclusiva di Guido Meda a Valentino Rossi, in onda su Sky Sport Uno, Sky Sport MotoGP e disponibile su Sky On Demand (qui trovi tutti gli orari). La vita del Dottore è un film, di cui lui è stato fino a qui protagonista da Oscar. Non è un caso che sia ancora una delle star dello sport più acclamate e conosciute nel mondo. Ed è proprio attraverso spezzoni di film che si sviluppa "Vale40, the Movie": le scene cult di alcuni film diventano spunti per domande attraverso le quali Valentino racconta sé stesso. Una chiacchierata molto aperta sulla vita e la personalità di un campione, costretto dall’età al cambiamento e alla maturità. Si passa per l’evoluzione del rapporto con i genitori, dai primi schiaffi fino a una libertà meritata e concessa, arrivando al dolore per la scomparsa di Marco Simoncelli, ai grandi riscatti, ai fallimenti, alle passioni, alla filosofia di vita che resta leggera anche a 40 anni, ai rapporti con le donne, ai riti mantenuti e a quelli abbandonati. C’è il rapporto con gli avversari che rivaluta il passato, quando essere rivali era più semplice, e quello con lo smartphone e i social.

GLI AVVERSARI PIU' FORTI

In una scena del film "Blow", Johnny Depp recita la stessa frase che Casey Stoner disse quando nel 2011 Valentino andò nel suo box a chiedere scusa dopo l’incidente di Jerez: "La tua ambizione è superiore al tuo talento".

Ti eri mai accorto che Stoner potesse aver sentito quella frase guardando il film? E se dovessi fare una graduatoria degli avversari più tosti che hai avuto nella tua carriera, in che ordine li metteresti?

"Mi avevano detto dopo l’incidente che quella frase c’era anche in Blow. Magari l’aveva semplicemente pensata uguale. Forse sarebbe servita da parte mia una risposta altrettanto efficace, altrettanto importante, ma lì per lì era così arrabbiato che non avevo molto da dirgli, se non provare a fargli le mie scuse. Io ho avuto due gruppi diversi di avversari forti nella mia carriera, divisi in due ere. La prima con Capirossi, Biaggi e Gibernau. La seconda con Stoner, Lorenzo e Marquez. Con i primi tre io ero quello giovane che provava a batterli e ci riuscivo anche. Con i secondi tre quello da battere sono diventato io. Comunque i più duri sono stati i secondi: Stoner, Lorenzo e Marquez, ma non saprei dire in quale ordine".

DOLORI E RIPARTENZE

Rossi vede una scena di "Gomorra", dove durezza dicono "C’arripijiamm tutt’chill che o nuost".

Tu ti sei dovuto riprendere molte cose: i titoli persi per esempio da cui riscattarsi, oppure la serenità dopo l’incidente in cui è scomparso Simoncelli

"Io ascolto 'Take the Power Back' dei Rage Against the Machine. La metto per caricarmi, per cercare di riscattarmi quando le cose non vanno. Le cose quelle sportive intendo. Ma quella di Simoncelli è proprio tutta un’altra area. Lì ci sono dolori e sentimenti che vanno in un’altra direzione e che restano dentro per sempre come una cosa mia. In quel periodo io avevo anche l’età giusta per smettere, ma c’è stata la passione per quello che facciamo che ha compensato la fatica di quel momento. Così, la verità è che non ho mai pensato di smettere. La passione mi ha mandato avanti".

PRIVACY

Valentino vede la scena di "Perfetti Sconosciuti", quando a cena Kasia Smutniak propone ai commensali di mettere i cellulari al centro del tavolo...

Che ne pensi di questo gioco?

"No no, non si fa! Non è neanche giusto. Ognuno deve avere un margine per i propri segreti. Certo, se uno ha una relazione sentimentale in corso deve anche sapere dove fermarsi, altrimenti dopo è un vero stronzo. Però è giusto che ciascuno abbia una parte della vita che è solo la sua. Nel mio caso la privacy è sacra. Adesso è diventato un incubo. Siamo tutti controllati, da mattina a sera. Nei telefoni con i social c’è tutto, di tutti. Che poi è assurdo perchè con i social siamo noi stessi che facciamo vedere delle cose di noi, ci mettiamo in mostra e ci sembra anche una gran figata. Poi un giorno scopriremo che è una sciocchezza incredibile, una cazzata!".

Però, dì la verità, non sarai tanto diverso dagli altri. Insomma, passi anche tu del gran tempo con la faccia nel telefono?

"Eh, sì. Quando mi annoio. Fa ridere che ci sono delle volte in cui rinsavisci di colpo, butti il telefono e a te stesso dici... 'Basta adesso!'. Poi il telefono è implacabile, perché adesso ti manda anche il messaggio in cui ti dice quante ore l’hai usato in una settimana che è perfetto per farti sentire in colpa".

MEGLIO PRIMA, MEGLIO CON BIAGGI

Rossi guarda Jerry Calà in "Bomber", con Bud Spencer, mentre canta "Caro amico ti schivo".

Mi viene in mente un nemico che hai sempre schivato e che forse oggi puoi rivalutare, perchè con lui avevi una rivalità schietta. Parlo di Biaggi.

"Sì è vero, ma era diverso il tempo, l’epoca, il mondo. Si poteva anche avere una rivalità vera con tutto quello che comportava. Adesso la furbizia la fa da padrona, è una cosa di comodo. Adesso far finta di andare d’accordo con tutti, per molti finisce per essere una maniera di risparmiare del tempo. Oggi una rivalità come quella con Biaggi sarebbe molto più difficile da gestire. Ma mi piaceva di più. Prima era meglio. Non ci dovrebbero essere obblighi. Ci sono quelli per cui hai del rispetto, della simpatia... Va bene, ma gli altri? Quelli con cui proprio non va? Anche no! Non c’è bisogno che andiamo d’accordo con tutti per forza!".

GIOVENTU’ E BLUESMOBILE

Guido mostra a Valentino il film "Blues Brothers"...

"Aspetta, questo è il mio film. Nessuno vuole guardare i Blues Brothers insieme a me perché anticipo tutte le battute. Lo so a memoria. Loro sono fantastici. Sono un po’ come i motociclisti, simpatici ma di fondo degli irregolari. E un po’ rivedo la gioventù mia e di Uccio. Andavamo a ballare e tornavamo a casa facendo gli scemi in macchina, perché allora al volante non sentivamo la pressione e i giusti controlli che ci sono oggi sulle strade, facevamo delle cazzate. Avevamo la nostra BluesMobile che era una Honda Logo. Un'utilitaria nera in cui ci comprimevamo in cinque. La chiamavamo 'La Logo da vago', nel senso che con quella macchina vagavamo dappertutto. E avevamo messo pure l’adesivo dietro sul portellone LOGODAVAGO".

MOTIVARSI E CAMBIARE

Rossi guarda una scena di "Ogni maledetta domenica". Al Pacino, allenatore di football americano, fa un discorso iper motivazionale alla squadra che si sta giocando la partita della vita.

A te chi li fa i discorsi iper motivazionali?

"Nessuno! Tendenzialmente me li faccio da solo! Il nostro è uno sport individuale, sei solo. Nella squadra è il gruppo che vince, da noi no. Però Uccio, Albi e Carlo sanno tenermi su e poi ho imparato da me negli anni. Sono cambiato nel tempo, nel senso che le cose buone di me ho cercato di preservarle e sui difetti ci ho lavorato. Per alcuni aspetti sarebbe un po’ triste se a quarant’anni fossi ancora come a venti. Per altri invece sarebbe bello. La gente ancora ricorda le mie scenette come se fossero di ieri, invece sono cambiate molte cose. Ad esempio all’epoca non potevo sopportare di arrivare secondo; poi c’è un momento in cui scopri che bisogna resettarsi, bisogna ricentrarsi e impari anche ad accettare un secondo posto come un buon risultato".

TALENTO E COLPI DI FOLLIA

In una scena di "Over the Top", Stallone recupera in extremis una sfida terribile a braccio di ferro che sembrava persa. Come se fosse un colpo che viene da dentro, una botta di follia.

I tuoi sorpassi più celebri, tipo su Stoner a Laguna nel 2008, la spallata a Gibernau nel 2004, con Lorenzo a Barcellona nel 2009, o con Marquez ad Assen nel 2015, erano pensati? Li avevi progettati il giro prima? C’era un pensiero su dove e come passare?

"Mai. Non c’è mai stato. E’ sempre stata di più la forza della follia. Va al di là di quello che puoi pensare. Lì fai 'all in' e in realtà non sai quello che succederà. E’ quel momento lì. E’ l’istinto. Magari avevi pensato che l’altro non deve passare, che piuttosto vai per terra, ma è lì che accade. L’importante è riuscire a finalizzare la manovra, lì gioca il talento naturale, perché se ogni volta fai un disastro è un attimo passare per stupido invece che per fenomeno. Insomma, bisogna riuscirci. Poi come Stallone che recupera nel finale io ho la gara la domenica, in cui per fortuna viene fuori qualcosa in più di quello che faccio in prova, dove magari vado male. Cioè, non è che mi piaccia andare male in prova. Io preferirei andare forte da subito, ma si vede che solo in gara mi viene fuori quel 5% in più che serve".

E' NATA UNA STELLA

"A Star is Born" racconta gli inizi di Lady Gaga. Lei fa la cameriera, ma ha talento musicale. Nel film Bradley Cooper la trascina sul palco a cantare con lui e nasce una stella.

Chi è quello che hai buttato sul palco e che ti ha dato più soddisfazione, che ti fa sentire di aver forse trovato una star? Parlo dei ragazzi dell’Academy, tipo Morbidelli, Bagnaia, Marini...

"Ho appena visto questo film. Secondo me quello più calzante è proprio mio fratello, Luca Marini. Degli altri sapevamo già tutto. Loro stessi sapevano già che mezzi avevano e cosa volevano fare. Non è che li abbiamo trovati nei parcheggi. Era gente che aveva deciso. Di Luca invece bene bene non si sapeva e non lo sapeva neanche lui. Magari temeva di non essere all’altezza e magari di essere lì in quanto fratello di Valentino. Oppure aveva in mente altre strade. Io sapevo che lui poteva andare forte, ma in realtà non così. E’ stato davvero sorprendente, oltre le aspettative. Era il momento, doveva fare qualcosa, l’ha fatto. Vederlo vincere è stato pazzesco. Quella volta ho anche pianto".