Restare per ventiquattro anni al centro dell’attenzione richiede una cura, fatta di passione, talento e intelligenza. È cambiato eccome, ma ha saputo farlo senza perdere leggerezza. Un consiglio che è buono per tutti
La forza con cui Valentino Rossi arriva a quarant’anni, intatto nell’immagine, dopo averne passati ventiquattro di battaglie mondiali, è quella di aver saputo gestire un cambiamento profondo di sé man mano che si rendeva necessario, senza lasciarlo percepire. In sostanza non è vero che non sia cambiato. È cambiato eccome, preservando il buono e sfrondando l’inutile, il fastidioso e il desueto. Vittorie, dolori, incespichi, sono il frutto di un talento che è passato dritto dritto nel dna da due genitori originali e speciali, ciascuno per il suo verso, come sono Stefania e Graziano, ma che ad un certo punto poteva non bastare più.
Serviva capire che c’è un’età in cui il siparietto non funziona più. L’ha fatto. Serviva caricarsi con costanza di sfide pericolose, per rilanciare gli stimoli propri e di chi lo ama. Lo ha fatto. Serviva fare delle tempeste, quelle che capitano nella vita di ognuno di noi, delle opportunità. Lo ha fatto. Serviva sottrarre sé stesso alla voracità invadente della comunicazione moderna, che infiltra e distorce. Lo ha fatto. Serviva costruire un muro di protezione attorno, per proteggere un modo di vivere da professionista che non soffocasse la leggerezza libera e naturale dell’uomo. Lo ha fatto. Serviva aprirsi degli sbocchi per il futuro. Lo ha fatto, mettendosi attorno una realtà imprenditoriale che funziona e un nucleo di giovani che crescono fino a diventare, sotto la sua ala, la propria estensione per il futuro. Il Valentino di quindici anni fa, che viveva di vittorie, non avrebbe accettato di continuare a secondi e terzi posti. Il Valentino maturo di oggi sa dare valore anche a ciò che vittoria non è pur avendo in testa, salda e granitica, la vittoria come obiettivo. Difatti continua.
Arrivare a quarant’anni passandone la metà nel cono di luce che è riservato al protagonista sul palco comporta una resistenza di fondo; quella che si riserva al fisico per mantenerlo integro mentre invecchia, quella delle cure per l’anima, quando ogni tuo gesto di uomo e di campione viene sezionato e la tua reputazione è sottoposta ogni momento a esami approfonditissimi. Di fondo c’è il piacere da salvare. Di fondo c’è la passione da alimentare. Serve averne una per capirne il significato. La passione è molto di più di un buon modo per passare il tempo. È un amore che spinge incondizionatamente, un richiamo irresistibile, una forma di realizzazione del proprio talento che dà dipendenza. E’ lei che ti traghetta attraverso i dolori. Accadde a Rossi, che continuò anche dopo la scomparsa di Simoncelli, pur avendo l’età per smettere. È lei che lo ha fatto passare per Biaggi, Capirossi, Gibernau, Marquez, Lorenzo, Stoner, tenendolo protagonista sia quando vince sia quando perde. Rossi insomma è una sintesi magica di passione, talento e intelligenza tirati all’estremo e preservati intatti da una irrinunciabile leggerezza di fondo con cui tiene vivo il ragazzino che ha dentro. La risorsa più importante. Quella che oggi ci porta, con gratitudine, a fare a Valentino gli auguri non perché compie quarant’anni, ma perché ne compie due volte venti!