Nell'ambito della Riding Masters organizzata da Dainese a Misano, Meda e Sanchini hanno avuto l’opportunità straordinaria ed emozionantissima di girare in pista con Valentino Rossi. Ecco il racconto dettagliato dell’esperienza e le sensazioni del nostro telecronista
MEDA IN PISTA CON ROSSI: LE FOTO
ROSSI AL DAINESE RIDING MASTERS
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Ci sono giorni e giorni, belli e brutti, giorni che passano, un po' diversi e un po' uguali. Li confondi, puoi dimenticarli. Poi ci sono invece quei giorni che devi avere il coraggio di giudicare, mettere da parte e tenere lì. Giorni di riferimento. Ecco, mercoledì 17 aprile 2019 resta uno dei più divertenti di tutta la mia vita e motociclisticamente parlando tra i due o tre più emozionanti di sempre. Immaginate di palleggiare con Roger Federer, di fare una partita con Ronaldo, di cantare su un palco con gli Stones. O magari di girare in pista con Valentino Rossi. Ecco, mi è successo questo. In vent'anni di telecronache del motomondiale, segnati indubbiamente e pesantemente dal mito vero di Valentino, non mi era mai capitato. Le occasioni di andare in pista non mancano per chi fa un lavoro come il mio e sono spesso state dei privilegi. Avevo cominciato con Loris Reggiani, poi mi era capitato di girare con Luca Cadalora; ma anche con Reggiani e Cadalora insieme, in una riedizione blanda, amichevole e stagionata della loro tremenda rivalità di un tempo. Avevo girato con Capirossi, quando era commentatore della MotoGP su Sky insieme a me nel 2015, che mi aveva violentato sui suoi ritmi da matto generoso. Poi era successo con Simoncelli, che si era presentato a Misano con una MV stradale per venire a girare con me ed altri amici in una giornata di turni da amatori. Ecco, un ricordo tenerissimo, proprio di quelli da mettere via. Due settimane fa, per la prima volta, mi aveva fatto strada un gentilissmo, pazientissimo ed entusiasta Max Biaggi in sella a quel portento che è l'Aprilia Rsv4 Factory, su e giù per curve mitiche del Mugello, portandomi a girare su tempi che facevo a 30 anni e regalandomi un'emozione e un onore unici. Ogni volta è stato un brivido, una botta di incredulità, ogni volta mi sono ricordato di rivolgere un grazie sincero al cielo che mi ha messo in mano questo lavoro e queste opportunità. Bisogna saper dire grazie alla vita quando, tra i dolori - come tutti - ti scarica addosso anche certe fortune.
Con la leggenda, con Valentino ancora in attività, non era però mai successo. Di Rossi avevo provato la M1 nei lontani 2004 e 2005 (ricordo da mettere via). Ma con Valentino, tranne una figuraccia al Ranch, non avevo avuto altre opportunità. E' sempre presissimo, è assediato, non ce n'era motivo; le volte in cui va in pista lo fa con i ragazzi della sua bella Academy in un contesto di riservatezza dal quale stiamo tutti rispettosamente lontani. Poi è arrivata la Riding Masters Experience di Misano organizzata da Dainese; un evento per i clienti dell'azienda veneta che hanno avuto la possibilità di girare in pista con gli istruttori della Riding School di Luca Pedersoli, ma anche con Loris Capirossi e con i ragazzi dell'Academy come Morbidelli, Pasini e Bezzecchi. Quattro clienti, più danarosi e generosi degli altri, hanno investito cifre importanti per aggiudicarsi all'asta due sessioni di pista con tanto di teoria, insieme a Valentino Rossi. E' stata un'attività benefica, i cui proventi (50 mila euro) sono stati consegnati alla Fondazione Marco Simoncelli. Abbiamo pensato che una giornata così meritasse uno speciale che vedrete sul canale 208 quando saremo ad Jerez. Ma il fatto bello è che, proprio in una giornata così, Valentino abbia offerto anche a SkySport, a me e a Sanchini, l'opportunità di fare un turno di pista completo insieme a lui. Proprio lui. Ecco, ve lo immaginate? La pista in esclusiva per venti minuti, con noi tre dentro e nessun altro. Telecamere a bordo e microfoni accesi nei caschi (anche quello di Valentino) per cogliere ogni sensazione e tradurla in linguaggio televisivo. Nei limiti del possibile.
Al turno con Vale arrivo dopo due uscite dietro a Franco Morbidelli con altri colleghi giornalisti/tester. E' un ragazzo d'oro Morbidelli, uno di pasta tenera e sensibile, capaci di sfrondare l'inutile e di improvvisarsi istruttore di teoria e pratica con consigli utili. Mi trovo bene in sella alla R1, non perdo terreno dal gruppetto, mi scaldo, mi emoziono. Morbido è proprio morbido per davvero, nella linee e nella guida. Ci invita tutti a fare meno velocità di percorrenza in curva, a raddrizzare prima, a sacrificare la piega per avere tanta gomma a terra in uscita. Ci guarda con attenzione e ci fornisce consigli sostanziali. Che mi preparano al momento più intenso.
Dentro al box di Rossi presidiato da fotografi e telecamere, c'è la sua Yamaha R1 preparata e ce ne sono altre due stradali in versione M pronte con le termocoperte montate per me e Mauro Sanchini. Ci chiama Vale e mentre ci facciamo microfonare, attacca col briefing: "Allora ragazzi - dice - entriamo e faccio due giri io davanti. Vi faccio vedere le linee, poi...Poi a turno vi mettete davanti voi e io vi seguo, così vi vedo e vi posso correggere". Mi conforta il fatto che anche Mauro Sanchini, che ha corso per anni il mondiale Superbike di cui è anche campione italiano, sia un po' teso ed emozionato come me.
Chiudiamo la visiera, prima dentro e... Già i duecento metri di corsia box sono speciali. Ho Rossi davanti a me, vestito proprio da Rossi, quello da gara, che si alza in piedi sulle pedane e dà una sistemata ai gioielli di famiglia. Devo scacciare la prima sensazione che è quella di vederlo in tv. "Non è il monitor - dico a me stesso - lo stai proprio seguendo tu, davvero". Ci metto un po' a realizzare. A Sanchini - dirà dopo - pare "di entrare in un turno di prove libere della MotoGP". Ci mettiamo in fila senza sapere se Valentino regolerà il ritmo su di me, che sono l'anello debole della catena, o se andrà via. Passato un primo giro di riscaldamento gomme, fa ...entrambe le cose. Incrementa piano piano la velocità, mentre gli corro dietro e, un po' per l'emozione e un po' perchè cerco di parlare nel casco mentre guido, ho il fiato grosso. E' uno spettacolo. Quando vedo che mette il ginocchio a terra e raddizza la moto con dei bei trick capisco che non stiamo andando nemmeno pianissimo. Il fatto è che lui raddrizza prima, molto prima.
Laddove io sono impacciato, vedo la fine imminente, mi immagino accartocciato nel ghiaione, lui è ovviamente rilassato ed enormemente sotto potenziale. Fa impressione come, al punto di corda le sue ruote stiano millimetricamente a un centimetro dal cordolo. Come diceva Morbidelli, Vale sta in curva molto meno di me. Ovvio, è banale, lui è Valentino Rossi, ma vederlo da vicino, così vicino, è proprio un'altra cosa. E' una situazione che parla chiaro. Di gente veloce ed elegante in pista se ne trova tanta. Qui così cogli che il livello è proprio un altro. Sono minuti preziosissimi in cui vedo da vicino l'eleganza nella gestione di una moto in pista, l'efficacia di ogni azione, l'energia minima utile spesa per manovre che a noi costano fatica. Credo pure di vedere la sua passione e il suo divertimento e sono contento di esserci di mezzo.
Dopo tre giri, quando arriviamo sul rettilineo, Rossi si sposta, rallenta e mi fa cenno con la mano di passare davanti. Primo! Passo con decisione e allungo verso la prima staccata con la baldanza di quello che vuole fare bella figura. Troppa. Difatti in curva due sono già fuori linea. La aggiusto come mi riesce e comincio a pensare di avere dietro Valentino Rossi che mi sta seguendo, giudicando e mi sta pure commentando col microfono nel casco. All'uscita delle Rio prendo un rischione perchè mi parte il posteriore in un verso violento a cui in qualche maniera rimedio. Primo Jolly giocato. Poco dopo, alla staccata della Quercia, arrivo lungo, ma entro lo stesso prendendomi un secondo rischio epocale con la ruota davanti che saltella protestando. Poi mi concentro fino a guidare benino, per quello che posso. Anche quando entro nel curvone, passo vicino al cordolo più di quanto faccia di solito. Sono un misto di concentrazione ed emozione su cui prevale la ...pressione. Ma che bello! Alla fine del mio secondo giro davanti, all'ultima curva, Vale entra preciso, si mette primo, mi mostra il pollice come in segno di approvazione e fa cenno a Sanchini di passare. Penso che ora per me sia finita. “Se ne andranno, immagino. Giocheranno su un ritmo più alto. E’ giusto”. Un po’ in effetti lo fanno. Mauro guida ancora molto molte bene e molto molto forte. Escono entrambi dalle curve più forte di me, ma hanno la pazienza di aspettare un filo lasciandomi rientrare quando mi stacco. E allora penso alla fortuna di avere un compagno di cabina che è un amico, in gamba, sveglio, appassionato e veloce, attento a me e alle mie esigenze. Lo sono entrambi. In totale spendiamo insieme sette o otto giri. Più dei sei previsti. Luca Bono (che ha organizzato la parte tecnica per Dainese) vede che passiamo allegri, capisce che ci divertiamo e fa ritardare di cinque minuti la bandiera a scacchi sul nostro turno.
E' finita. Nel giro di rientro rallentiamo tutti e tre quel tanto che basta per scambiarci dei grazie e dei cinque. Ci affianchiamo, ci tendiamo la mano come fanno quelli veri alla fine di una gara. Valentino simula un appaluso e siamo in pitlane. Poi passiamo in mezzo alla gente e siamo nel box. Via i caschi, via i guanti, qualche foto, di rito, fino a che siamo pronti per togliere il disturbo mentre Vale è di nuovo assediato da chiunque. Ci siamo presi abbastanza oggi.
Rossi invece guarda me e Sanchio e ci invita lì. Vuole parlare, fare il debriefing, dare un senso ai nostri giri con lui, dirci le sue impressioni, darci i suoi consigli. E' esattamente quello che ha fatto con i quattro clienti che hanno speso il loro denaro per la Fondazione Simoncelli. Non li conosceva, ma dopo aver girato con loro è stato lì, davanti al video, amichevole, lucido su ognuno dei quattro, semplice e amichevole a dispensare suggerimenti e a soddisfare curiosità. A noi ci conosce, potrebbe pure lasciar perdere. Non avremmo nulla da ridire. Ci vuole lì, andiamo. In sintesi: "Allora Guido, bene. Hai guidato bene. Curvi meglio a destra che a sinistra e non hai l'automatismo del pilota a mettere tutte insieme e in maniera armonica le azioni del pilota. Deve essere tutto un flusso: staccata, ingresso, percorrenza, uscita. Tu le separi un po' l'una dall'altra, ma è normale. Dovresti essere più mobile sulle gambe nei cambi di direzione, sei un po' statico, dovresti allenarti con gli squat e cercare di fare meno percorrenza". (come già mi aveva detto Morbidelli). Penso che ho 53 anni e che forse è tardi pure per gli squat. Poi a Mauro: "Sanchio, tu vai bene. Veloce. Hai ancora gli automatismi da pilota, anche se hai uno stile e un modo di percorrere le curve standoci dentro tanto come facevi ai tempi della Kawasaki che usavi in Superbike. Bravi, mi sono divertito!". Se si è divertito lui per noi vale doppio. A Dainese è riuscito un miracolo. C'è molta gente che ha migliorato il proprio stile di guida, che ha incrementato la propria sicurezza in pista e per strada. E tra questa gente ci sono alcune persone che hanno portato a casa qualcosa da raccontare a figli e nipoti. Ho girato con Valentino Rossi!