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MotoGP, GP Assen: Mondiale e Yamaha, cosa cambia dopo la gara in Olanda

MotoGp

Sandro Donato Grosso

Il primo successo stagionale della Yamaha porta la firma di Vinales, che sul tracciato di Assen batte Marquez e il rookie del Team Petronas Quartararo. Out in avvio Rossi. Un risultato importante, non solo in chiave Mondiale

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Assen fa emergere due interrogativi che diventano due temi importanti e che ci accompagneranno nella calda estate della MotoGP. E' stata un gara che ha cambiato l'andamento del Campionato ed anche gli equilibri all'interno della Yamaha? Si perché Marquez, che ha allungato su Dovizioso, ha declinato al quadrato la propria intelligenza sportiva. In Olanda ha proposto una gara nella quale ha palesemente ragionato in ottica campionato con calcoli in corsa ed in tempo reale come lui stesso ha ammesso nella nostra intervista a caldo post gara. Il pilota Honda ha, oltretutto, saputo gestire la scelta della gomma soft che apparentemente poteva sembrare un azzardo ma che in effetti gli ha garantito un buon passo nei primi dieci giri prima di accontentarsi del tredicesimo podio consecutivo.

In Yamaha si sorride e si riflette al contempo; Vinales è tornato alla vittoria in modo convincente nonostante qualche scuotimento di troppo della sua M1 e lo ha fatto nel weekend in cui Valentino purtroppo raccoglie il suo terzo zero consecutivo e nel quale la mancanza di competitività nel suo angolo di box diventa preoccupante nel suo essere altalenante, visto che a Barcellona Rossi poteva puntare al podio. Non può essere in dubbio la velocità del campione né l'esperienza del suo gruppo di tecnici, per questa ragione la risposta resta avvolta nel mistero.

Le qualità non sono celate, anzi sgorgano in modo prepotente invece per un altro pilota Yamaha: Fabio Quartararo.  Il francesino di origini italiane e cresciuto sportivamente in Spagna è di diritto uno dei tasselli del futuro della Yamaha nello specifico e della MotoGP più in generale. Pole position (la terza stagionale) ad Assen e giocarsela alla pari senza timore reverenziale contro piloti più esperti e blasonati non è da tutti, a meno che nel codice genetico non ci sia il profilo del futuro campione.