MotoGP, GP Germania (Sachsenring), le pagelle di Paolo Beltramo

MotoGp

Paolo Beltramo

Marc Marquez allunga in classifica su Dovizioso dopo una gara a senso unico e condivide la gioia con il fratello Alex, che per la prima volta vince in Germania e passa in cima al Mondiale di Moto2. Atmosfera mesta ai box di Dovizioso e Petrucci, Valentino scosso: mai così male dopo 9 gare. Ma siamo certi che saprà tornare a stupirci. Vinales di nuovo ad altissimi livelli

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MARQUEZ - 20, lode e bacio accademico. Marc Marquez con 10 pole e 10 vittorie consecutive al Sachsenring merita questo e altro (visto che alla fine un voto l'ho dato?) anche perché con questa arriva a 49 successi in MotoGP, porta il suo vantaggio su un sempre più mogio Dovizioso a 58 punti, annulla la presunta maledizione dei circuiti a lui troppo favorevoli (ricordarsi di Austin), condivide gioia e soddisfazione col fratellino Alex che per la prima volta vince in Sassonia diventando a sua volta leader del campionato Moto2 e si concede pure una sfrontatezza alla Rossi dei bei tempi (quando vinceva seduto di traverso sul serbatoio) tagliando il traguardo a braccia conserte, manco fosse in salotto sulla poltrona davanti alla tv anziché su quella belva della Honda che ha guidato a stracciare tutti. Gli altri arrancano, lui domina. Vediamo da Brno se le cose cambieranno almeno un po', nel frattempo lui a quel 4 agosto ci arriverà bello carico, tranquillo e rilassato.

ROSSI - Autocoscienza. Valentino Rossi è un esperto di introspezione: sa cosa vuole e quasi mai fa a caso. Se continua a correre credo proprio sia - si senta - ancora competitivo nonostante la constatazione che mai nella sua carriera abbia fatto così male dopo 9 gare lo abbia sorpreso e un po' scosso. Alla base del suo impegno (che si impegni lo dimostrano gli allenamenti, la professionalità, le cadute e i risultati di inizio stagione) c'è una enorme PASSIONE, un amore infinito per le corse in moto, per quella vita lì piena zeppa di tensioni, viaggi, impegni, adrenalina, sensazioni, emozioni forti. Certo è stato 20 secondi più lento dello scorso anno, non vince da 32 gare, ma questo è successo anche quando è stato per due stagioni in Ducati. Certo negli ultimi 4 GP ha portato a casa 8 punti e tre cadute. Certo Vinales lo ha passato in classifica e ora la prima (si fa per dire visti i 100 punti di distacco da MM93) Yamaha è la sua, ma insomma fino a Le Mans le cose per lui andavano bene. È mancato un adeguamento delle prestazioni alla crescita altrui. Non riesce a sfruttare come potrebbe la moto. Quindi pensa, si guarda dentro e analizza, valuta: quando sarà ora di smettere, tranquilli lo farà. Se va avanti significa che è giusto così. Ad uno come Valentino Rossi vogliamo perlomeno lasciare l'ultima parola sulla sua propria competitività? È il minimo che si meriti e sono convinto che, magari là verso il fondo del barile, ma qualcosa di buono c'è ancora e saprà tirarlo fuori. Stupendoci come mille volte ha fatto quando c'era chi voleva vendere la sua pelle troppo presto.

VINALES - Ancora Top Gun. Maverick Vinales si conferma a grandissimi livelli. Prenderle da Marquez al Sachsenring è normale, lui dopo averlo battuto ad Assen gli fa da guardaspalle lottando con Crutchlow e mettendo dietro tutti gli umani. Certo Quartararo è caduto (ci sta, fa parte del processo di crescita anche se un po' troppo presto), Rins si è steso (pure per lui un altro grave stop sulla strada che lo stava portando ad essere uno dei pretendenti al ruolo di anti-Marquez) dimostrando una inattesa fragilità, certo Rossi non era il Rossi che può essere, ma MV12 sembra aver trovato quell'equilibrio sottile e difficile che lo fa essere positivo dal venerdì alla domenica, prove e partenza comprese. Resta il dubbio sulla consistenza di questo equilibrio. Se continua così diventa un vero top. Rider. Che forse è quello che gli interessa di più nonostante il nome da pilota di caccia.

DUCATI - Male-ducati. Oppure, meglio, non benissimo. L'atmosfera nel box rosso a fine gara era piuttosto mesta, sia Petrucci (confermato), sia Dovizioso non erano contenti delle prestazioni della moto. Gli altri in sostanza hanno in qualche modo raggiunto (Yamaha e Suzuki) o superato (Honda) la moto italiana che ora gioca in difesa lottando contro gli antichi difetti (percorrenza di curva) e senza poter più contare su motore, frenata e accelerazione per compensare o addirittura vincere. Il Dovi e Petrux sono comunque secondo e terzo in classifica, sono gli unici con qualche vaga possibilità di giocarsi il titolo, ma tecnicamente la Casa bolognese deve reagire, anche per stimolare il morale dei suoi piloti. Di buono c'è che questa (fino a Phillip Island) era la gara più difficile e che arrivano circuiti dove Ducati può battere Marquez. Insomma su col morale e giù a lavorare. C'è quasi un mese, tempo che si deve spendere per trovare qualcosa che inverta la tendenza.

MOTO2 E MOTO3 - Poca Italia. Praticamente soltanto Lorenzo Dalla Porta che dopo 4 secondi posti (molti in volata, successi persi di un niente) ha finalmente vinto (in volata, ovviamente dato che si parla di Moto3) per 72 millesimi sul suo compagno Ramirez. Così raggiunge anche il comando della classifica mondiale davanti al pilota di Max Biaggi Canet (terzo) autore di una grandissima rimonta. Il Mondiale sembra diventare sempre più cosa loro viste le occasioni perse da Antonelli e Arbolino che vivono troppo di sprazzi, di alti e bassi, ma di poca costanza. In Moto2 ci salva appena appena il quarto posto di Di Giannantonio, gli altri tutti troppo dietro.

Motovacanze, ma non per tutti. Il mondiale ritorna il 4 agosto, ma Cev e Superbike vi possono attenuare la crisi da astinenza che certamente vi prenderà. Insomma, chi ha bisogno di Moto può farlo.