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C'era una volta l'america(no): John Kocinski

MotoGp

Paolo Beltramo

©Getty

Tanto talento, ma con un grande limite: a John Kocinski è mancata la testa giusta. Niall McKenzie non ha usato mezzi termini: "E' stato un pilota brillante, ma ha trattato tutti gli altri esseri umani come merda". Tutto vero? La mia risposta nelle prossime righe

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Dopo i 3 grandi della 500 eccoci arrivati ad un pilota dell'Arkansas, John Kocinski, nato a Little Rock il 20 marzo 1968 da una famiglia di origine polacca. Come poi diventa normale anche da noi, il ragazzino comincia a girare con minimoto a 4 anni, quindi è scoperto da Kenny Roberts che lo aiuta e lo sprona iscrivendolo a campionati per dilettanti. Nell'82 e '83 vince il titolo AMA (American Motorcycle Association). A metà anni '80 si trasferisce in Spagna: corre e vince due campionati europei della 250. Poi guida un po' nel Mondiale (esordio in 250 nel 1988 a Suzuka), l'anno successivo vince le due gare alle quali partecipa in Giappone e negli Usa, finchè esordisce in 500 con un quinto posto in Belgio sempre con la Yamaha.

John Kocinski, testa matta del Motomondiale

La convivenza con Rainey e il passaggio in Suzuki

Visti i risultati eccezionali la Yamaha lo schiera in tutto il Campionato mondiale della due e mezzo del '90, che John vince con 7 vittorie, 5 podi e 2 ritiri. Ovviamente nel '91 viene promosso in 500 come compagno di Wayne Rainey nel team Roberts Yamaha ed ottiene cinque podi, con una vittoria all'ultima gara sul tracciato malese di Shah Alam. L'anno dopo parte male, poi vince ancora l'ultima gara a Kyalami. Il suo carattere difficile e la quasi impossibile convivenza col 3 volte campione del mondo Rainey lo fanno decidere per accettare la corte della Suzuki che lo riporta in 250 con la promessa di schierarlo nel ’94 a fianco di Schwantz in 500

L'avventura con la Cagiva

Il suo rapporto dura poco più di metà stagione. Dopo un inverno di record, nel Mondiale Tetsuya Harada con la Yamaha lo batte spesso, in più la Honda decide di investire in quella categoria e per Kocinski diventa una lotta anche salire sul podio. Lui si lamenta del motore e ad Assen, dopo aver chiuso la gara terzo, si ferma, mette in folle e dà gas finchè non riesce a rompere il motore. Ovviamente la cosa non viene presa bene dalla Suzuki, che prima gli fa una lavata di capo piuttosto brusca insieme allo sponsor, poi gli impedisce di andare sul podio (insieme a Capirossi e Harada) e lo licenzia. La sua fortuna è che la Cagiva in quel 1993, pur avendo una moto molto competitiva, ha due piloti non all'altezza, l'americano Doug Chandler e l'australiano Mat Mladin. Così per le ultime 4 gare la casa italiana prende Kocinski che sfrutta bene il potenziale e ottiene due quarti e un primo posto (a Laguna). Nel 1994 inizia con una vittoria in Australia ad Eastern Creek, nei pressi di Sydney, conquista 7 podi e finisce terzo in campionato. Tutto bene? No perché nel momento migliore, quando sembra essere davvero competitiva la Cagiva, figlia della follia del suo geniale proprietario, Claudio Castiglioni, smette di correre e si ritira. E lascia Kocinski a piedi. John passa in Superbikenel 1997 vince il Mondiale delle derivate di serie con una Honda RC45 coi colori Castrol (primo pilota a riuscire a vincere sulle due sponde del fiume della velocità). Per premio Honda lo riporta in 500 e tra l'98 e il '99 John ottiene soltanto un secondo posto. Poi scompare, sparisce, nessuno vede più questo strano personaggio, pieno di manie e schivo.

John Kocinski in azione con la Cagiva, con cui ha corso nel 1993 e nel 1994

La mania

Oppure, se vogliamo, un bel po'matto, ad esempio la mania della pulizia a livelli assurdi. Se ti dava la mano poi se la sfregava sulla maglietta per cinque o sei volte. Prima di entrare nel motor-home scuoteva tutto, si toglieva scarpe, tuta, si spazzolava dentro una specie di cabina di tubi e teli bianchi assemblata a fianco dell'entrata. Stargli vicino non deve essere semplice se uno come Rainey lo descrive così: "Spero per lui che riesca sempre ad andare forte in moto, perché per il resto...". E invece anche sul resto, alla fine, sembra abbia talento. Si dice che nel settore immobiliare guadagni moltissimo.

I limiti

Niall McKenzie lo racconta così: "E' stato un pilota brillante, ma ha trattato tutti gli altri esseri umani come merda: giornalisti, meccanici, il suo compagno in SBK Aaron Slight. Una volta ha menato l'autista del suo motor-home perché aveva osato utilizzare la toilette durante un lungo viaggio". Insomma, una testa matta che riesce a farsi arrestare a Laguna Seca perché, in ritardo per le prove, sorpassa dieci chilometri di coda. Io personalmente non ho mai subito particolari angherie da questo talento pazzo, ma neanche mi ricordo di qualche momento particolarmente divertente. John Kocinski, forse, tra tutti gli americani è uno dei più grandi talenti, peccato che non abbia la testa giusta: avesse pensato come Rainey avrebbe vinto molto di più e sarebbe anche molto più presente nei ricordi che invece raramente lo vedono citato. A ragione, secondo me.

John Kocinski nel 1994: nella prima gara in Australia con la Cagiva ha festeggiato l'unica vittoria della stagione