MotoGP, il metodo Suzuki: la scossa di Suppo e le basi per una stagione da protagonisti

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Vera Spadini

Vera Spadini

©Getty

Un punto di riferimento forte nei box, un nuovo motore di livello. Nonostante il 6° e 7° posto di nella prima gara in Qatar, ci sono tutti i presupposti perché i piloti Suzuki disputino un ottimo campionato

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Il metodo Suzuki è un approccio filosofico all’apprendimento che tende a esaltare il talento rispettandone i tempi, curando l’ambiente e i dettagli, ideato dal violinista giapponese nella prima metà del ‘900. La musica dei motori della Suzuki pare proprio seguire questa scuola, con risultati che si sono intravisti in avvio di stagione. 

Motore ok, ma le gomme…

Perché se è vero che ci si aspettava qualcosa di più da Mir e Rins sia nelle qualifiche (la pole è il primo tabù da sfatare) sia in gara (rispettivamente 6° e 7° al traguardo), la convinzione creata dal grande lavoro fatto nei mesi invernali non è stata scalfita. Anzi, l’ambiente è molto sereno e carico di soddisfazione. I piloti sono contenti del nuovo motore, che ha ruggito sia nei test pre-campionato che nelle libere in Qatar: nel venerdì Rins ha fatto registrare il miglior tempo, e la velocità massima più alta (355,2 km/h). In prospettiva questo significa molto, al di là dei problemi avuti in gara con le gomme. Probabilmente la maggiore potenza le stressa di più, e questo potrebbe essere un aspetto su cui lavorare. Anche la ciclistica ha fatto uno step ulteriore su una base di già ottima guidabilità. 

La scossa Suppo

Inoltre, l’arrivo di Livio Suppo come e team manager ha dato una scossa positiva nel box, che stava accusando la mancanza di un punto di riferimento forte dopo l’addio di Davide Brivio. Insomma, le basi per vivere una stagione da protagonisti ci sono tutte: in Suzuki la musica è cambiata.