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MotoGP, Jorge Lorenzo entra nella "Hall of fame"

MotoGp

Paolo Lorenzi

Sabato a Jerez un altro grande del motociclismo entrerà nella 'Hall of fame': si tratta del cinque volte campione del mondo, Jorge Lorenzo. Dai trionfi con la Yamaha fino al ritiro del 2019, con tanti rivali in pista: Rossi, Stoner e Marquez. Domenica le gare: Moto3 alle 11, Moto2 alle 12.20, MotoGP alle 14. Tutto in diretta su Sky, in streaming su NOW e anche in chiaro su TV8

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Diciott’anni di gare e cinque titoli mondiali, Jorge Lorenzo sabato 30 aprile entrerà a buon diritto nella “Hall of fame” del motociclismo. Il maiorchino si è ritirato a fine 2019 dopo un ultimo campionato in sella alla Honda del team Repsol. Fu una stagione tribolata, condita da incidenti, malumori e qualche attrito con il compagno di squadra Marc Marquez sulla direzione tecnica della HRC. Ma proprio Marc ha ricordato l’importante figura del Lorenzo pilota: “E’ un grande campione un pilota speciale, con una personalità molto forte. Quando era al meglio era quasi imbattibile e soprattutto costante. Ho imparato tanto lottando con lui”. Il rapporto comunque non è stato facile quando Lorenzo è entrato nel suo box: “Come compagno di squadra, certo, era un’altra atmosfera…”.

Da Rossi a Marquez, i tanti rivali di Lorenzo 

Jorge Lorenzo era velocissimo, se partiva in testa era impossibile mettergli il sale

sulla coda. In Motogp lo hanno capito subito Rossi, Stoner e lo stesso Marquez che Jorge è riuscito a battere nella corsa al titolo nel 2015. Come compagno di squadra non era invece un tipo facile. Polemiche ne ha avuto con tutti, da Rossi a Dovizioso, nel biennio in Ducati, fino a Marquez anche se con meno astio. Uno ingombrante insomma, che guidava fortissimo ma aveva anche il dono di una sincerità senza filtri, spesso causa di discussioni. Il suo arrivo in Yamaha nel 2008 finì con la creazione di un muro interno al box e infine con il divorzio di Rossi nel 2010: il “re” non ha mai gradito il trattamento riservato all’ultimo arrivato, che certo non aveva alcun timore

reverenziale nei suoi confronti. In pista erano scintille, un duello che ha regalato ai tifosi alcune delle più bella gare nell’era dei quattro tempi (una per tutte Barcellona 2009). Sono le due facce di un campione che, amato o meno che fosse, ha segnato un periodo appassionante della Motogp.

La carriera di Jorge Lorenzo

Ha vinto due mondiali nella 250 e tre in Motogp, vincendo 68 gare, salendo 152 volte sul podio. Fu lanciato nel 2002 da Giampiero Sacchi con la Derbi 125 (marchio del gruppo Piaggio che deteneva anche Aprilia e Gilera) che lo fece esordire il giorno del suo quindicesimo compleanno, l’età minima per correre nel Motomondiale. Un talento che ha impiegato poco a farsi valere, ciò che gli ha permesso di correre sempre in team di prim’ordine. Che lui ha ripagato molto bene, con le sue vittorie, fino agli ultimi tre anni della sua carriera. Lo sbarco in Ducati nel 2017, favorito da un ingaggio da favola, ha prodotto due podi il primo anno e tre vittorie in quello successivo, quando il suo destino era però già segnato e le valigie per andarsene pronte da tempo. Nel 2019 il passaggio alla Honda, senza acuti, troppe cadute e un infortunio alla sesta vertebra che l’ha tenuto lontano dai circuiti per quattro gare. A fine stagione Jorge ha annunciato il suo ritiro. Oggi commenta i gran premi per Dazn Spagna, l’anno scorso durante un’intervista con l’emittente spagnola, è tornato sul discusso titolo del 2015, da lui vinto tra polemiche roventi, dopo l’aspro confronto tra Rossi e Marquez. “Dopo lo scontro in pista tra loro due ad Assen - ha ammesso Lorenzo -. Marc l’aveva giurata a Valentino e da quel momento non voleva più che l’altro vincesse il titolo”. Protagonista suo malgrado, Lorenzo ha poi vinto quel mondiale. L’ultimo titolo di una carriera ad ogni modo invidiabile. Sabato riceverà il riconoscimento di Legend, un club di campioni che fino ad oggi ha raccolto 35 piloti. L’ultimo a riceverlo è stato Valentino Rossi, a novembre del 2021.