MotoGP, rilanciare Honda e Yamaha: basteranno le concessioni da parte di Dorna?

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Paolo Lorenzi

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FOTO da @YamahaMotoGP - Twitter

Honda e Yamaha potrebbero beneficiare di un trattamento di favore, di alcune concessioni regolamentari come fu fatto con gli ultimi arrivati fino a quando non hanno cominciato a vincere

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Rilanciare le case giapponesi, rimetterle in gioco nella corsa al Mondiale è l’obiettivo della Dorna. Alla stregua di un costruttore inesperto Honda e Yamaha potrebbero beneficiare di un trattamento di favore, di alcune concessioni regolamentari come fu fatto con gli ultimi arrivati fino a quando non hanno cominciato a vincere (parliamo di KTM, Aprilia e Suzuki al suo rientro). I team ne hanno parlato prima della pausa estiva dandosi appuntamento a Silverstone per riprendere il discorso. La MotoGP ha bisogno di ampliare la platea dei contendenti, non per fare un dispetto alla Ducati, nuova dominatrice del campionato, ma per aumentare lo spettacolo. Con Marquez e Quartararo di nuovo in lizza ne beneficerebbero gli ascolti tv e gli incassi degli autodromi. Il discorso, che stride con il blasone dei soggetti coinvolti (Honda e Yamaha hanno dominato la classe regina ininterrottamente dal 1973 con due sole eccezioni in mezzo; 2007 e 2022) potrebbe funzionare meglio se gli interessati avessero compreso il motivo di questo capovolgimento di forze.

Le due case giapponesi hanno risorse, conoscenze tecniche e piloti di altissimo livello (Marquez e Quartararo); è quindi lecito porsi qualche domanda sulle strategie tecniche, sull’impostazione del lavoro e dei reparti corse. Dubbi che lo stesso Marquez ha avanzato, tra le righe di dichiarazioni che esortavano la Honda a rimboccarsi le maniche. Lo spagnolo ha sottolineato l’approccio diverso delle case europee, lodandone la reattività, la capacità innovativa, il rapporto costante tra reparto corse e squadre. I due giganti del sol levante, sotto questo a spetto sembrano rimasti indietro, succubi di un retaggio tecnico più conservativo. Appaiono entrambi disorientati, persino intimiditi dalla piega che ha preso la MotoGP in cui si trovano a inseguire, laddove un tempo erano loro a comandare.

Livio Suppo ricordava di recente gli anni d’oro della HRC affidata a Nakamoto, uomo esperto e aperto d’idee con cui cui il manager piemontese aveva instaurato un sodalizio vincente. Più o meno quello che aveva fatto Ken Kawauchi in Suzuki, con Davide Brivio capace di fare da tramite tra il Giappone, dove si prendevano le decisioni, e il team in pista.  Spesso si tratta di uomini, di visioni e di umori. Talvolta lo spogliatoio, come si dice nel calcio, conta quanto la competenza. Ecco perché rimane il dubbio di fondo che il solo allentamento delle regole, per quanto comprensibile, possa non bastare nell’immediato a riportare Honda e Yamaha tra i protagonisti della sfida iridata.