Moto2 e Moto3, rivoluzione Pirelli: test a Barcellona sbalorditivi
test pirelliEntusiasmo nel paddock per l'introduzione delle nuove gomme che saranno utilizzate dal 2024. Arenas e Alonso i più veloci. Tutti i dettagli del primo contatto con gli pneumatici del marchio italiano
Ci si aspettava un cambio radicale, ed effettivamente è quello che è arrivato. L’ingresso nel paddock del motomondiale di Pirelli sembra segnare un momento di svolta decisivo tra la Moto2 e la Moto3 che conosciamo oggi e quelle che avremo a partire dal 2024. I tempi sono sempre importanti, certo, ma quello che più contava in questi test era trovare delle sensazioni. Il confronto con le Dunlop che lasceranno il motomondiale. E questo è quanto raccolto alla fine di una giornata fondamentale per lo sviluppo delle categorie di supporto della MotoGp.
Moto2
Era la più attesa la Moto2. Perché le lamentele su Dunlop tornano indietro negli anni. Da parte un po’ di tutti. E a maggior ragione dopo il fine settimana di Barcellona in cui tanti piloti avevano avuto maggiori difficoltà nell’utilizzo delle gomme a causa della presenza nell’allocazione di pneumatici di stock risalenti ad anni fa.
Con le Pirelli, i team Kalex hanno riscontrato la possibilità di frenare più avanti, di entrare più forte in curva anche con i freni. Caratteristica questa che è piaciuta moltissimo a chi ha ancora in mente il ricordo dello stile Moto3. La gomma posteriore ha una dimensione leggermente superiore a quella del fornitore attuale, pertanto imposta un cambio leggermente più lungo. Alcuni piloti, date le dimensioni delle gomme, hanno trovato facilità ad aumentare l’angolo di piega in curva. La rigidezza dell’anteriore è molto apprezzata. Al posteriore piace di più la soluzione più morbida, all’anteriore quella più dura: questo è un tratto che viene condiviso con le mescole che portava Dunlop. Con i dovuti distinguo.
Con l’assetto “standard” fondato sullo sviluppo Kalex che è stato sempre condotto sulle caratteristiche di Dunlop, era necessario spostare indietro le masse con forcellone corto e boccola traslata in avanti con lo stesso wheelbase per ricavare più grip. Con le Pirelli questo non funziona, perché la gomma ha già grip e si rischia di avere un fenomeno di extragrip che provoca la spinta del posteriore rendendo la moto ingovernabile nell’ingresso in curva. Oltretutto la traiettoria ideale e l’azione sul freno, che nei primi test sono rimasti inevitabilmente legati allo stile acquisito dai piloti per gestire le Dunlop, cambieranno. Ma ci sarà tempo per farlo. La finestra di lavoro sugli assetti si amplierà, provocando ovviamente differenze ben evidenti sui setup in base al feeling di ogni singolo pilota. Servirà fare un grande lavoro su pressioni e riscaldamento della gomma, cosa che al momento non ha la stessa rilevanza che assumerà in futuro. In funzione di questo, il comportamento (pressione e temperatura) è molto più prevedibile e gestibile. Esistono due finestre di calo della gomma. Il primo dopo tre giri, il secondo più avanti. È un calo rilevante in termini di tempo (anche oltre il secondo in alcuni casi), ma gestibile nel senso che lo spin generato dal minor grip del posteriore è compensato da una consistenza dello pneumatico tale da permettere comunque alla moto di far strada. E inoltre il passo, al netto del calo, è consistentemente più veloce di quello attuale. Nei primi due giri la soft ha più grip della media, ma non è escluso che anche la soluzione più dura possa essere in alcuni casi “gomma da tempo”. Vedi la giornata di test di Manu González. Per valutare il drop bisogna anche ricordare che la Dunlop pesa più di 10kg e perde circa 250g a gara. La Pirelli pesa poco più di 6kg e perde in media, secondo quanto appreso dall’esperienza nel paddock Superbike, circa 800g a gara.
Nel caso delle Boscoscuro, in particolare, il drop è stato inferiore rispetto a quello riscontrato da Kalex e più evidente con la posteriore più dura, il feeling sull’anteriore spinge i piloti al limite e a un degrado piuttosto serio, inoltre non hanno avuto gli stessi problemi di extragrip. La dimensione leggermente più grande della gomma non ha prodotto nei piloti la sensazione di una moto più dura. Il test di Boscoscuro è stato molto importante anche perché portato avanti anche con un nuovo telaio che sicuramente sarà evoluto a pennello rispetto alle gomme.
I tempi della Moto2
Arenas il più veloce in 1’43.2, a +0.1 Chantra, a +0.2 Vietti e Ramirez, a +0.3 González che ha fatto il tempo con la dura, a +0.4 Roberts e Lopez che però è stato il primo a scendere sotto il muro dell’1’44 dopo pochissimi giri, Bendsneyder in 1’43.9, poi Foggia, Ogura e Aldeguer in 1’44.0, Baltus in 1’44.4, van den Goorbergh in 1’44.6, Surra in 1’44.8. Forward ha confermato la sensazione di calo della gomma più pronunciato sull’anteriore e ha provato anche Bahattin Sofuoglu proveniente dalla Supersport, protagonista di un test condizionato da una caduta immediata e chiuso con un tempo piuttosto lento, vicino al 49. Provato anche Sean Dylan Kelly, ma ha solo fatto un test per sistemare la propria posizione sulla moto in quanto sostituirà da Misano e fino al suo rientro in pista l’infortunato Alex Escrig. Discorso a parte per Deniz Oncu. Ha girato con la Moto2 del team Ajo con cui correrà nel 2024, dal lato box di Acosta. Il suo miglior tempo, in 1’44.9, è ottimo perché, oltre a lasciare una grande impressione relativamente a uno stile di guida già completo e pronto al salto in Moto2, è stato realizzato con telaio e forcellone Kalex vecchi, quindi con una moto ormai obsoleta rispetto agli sviluppi che utilizzano tutti e in particolare il leader del Mondiale Acosta.
Moto3
Sulle gomme Moto3 il grip è molto più alto dell’attuale generazione di pneumatici. Le dimensioni sono superiori, il profilo posteriore è molto più alto e si sfrutta poco l’ultima parte di spalla. I team preferirebbero un profilo più piatto. L’attuale soft è stata considerata una vera gomma da tempo, per la gara probabilmente sarà necessario usare la soluzione più dura in quanto il drop della soft per la maggior parte dei team sia Honda che Ktm è tale da non permettere di pensare oggi a un utilizzo per la distanza totale della corsa. Cosa che comunque è vista positivamente dalle squadre. La media all’anteriore è stata la soluzione preferita da tutti. Le gomme sono più performanti in percorrenza, si riesce ad avere qualche miglioramento nelle aperture finali di gas. La Ktm 2024, che è stata utilizzata da quattro piloti (Alonso, Holgado, Rueda e Sasaki) è la moto che meglio si è adattata alle nuove Pirelli: il drop costante con la soft per Sasaki è arrivato dopo un run di 16 giri, quindi è ipotizzabile pensare di lavorare affinché funzioni anche per tutta la gara con la giusta gestione. Infatti Alonso non ha avuto problemi a girare costantemente in 1’48.5, circa un secondo e mezzo meglio del suo passo gara quando era leader della corsa senza scie. Inoltre questa moto totalmente rivoluzionata (nuovo telaio, nuovo forcellone, nuovo motore, nuova piastra di sterzo, nuova aerodinamica più stretta e allungata) è stata pensata per aggiungere alle qualità già riconosciute a Ktm quelle che rendono “speciale” la Honda. E in percorrenza la nuova Ktm ha chiuso il gap con Honda. Honda che da parte sua ha introdotto novità di aerodinamica, nuova carena e nuovi copri dischi (novità funzionanti, con migliori velocità di punta). Far raffreddare la gomma, pare, avrà effetti catastrofici sulla performance. Sarà molto più complicato rallentare tantissimo per prendere le scie o fare i “doppi passi”, uscire dai box e poi ritransitare in pitlane per evitare di farsi prendere la scia senza pregiudicare il corretto funzionamento della gomma.
I tempi della Moto3
Quanto ai tempi, il più veloce e sotto il record della pista è stato il vincitore di domenica Alonso in 1’47.2, seguito da Holgado a +0.2 e Rueda a +0.5. In 48 hanno girato molti piloti: Bertelle in 1’48.3 con entrambe le mescole, stesso tempo per Nepa senza scie, Almansa (con moto Snipers “scambiata” nei vari turni con Fenati) in 1’48.5 (un secondo e mezzo meglio del suo miglior tempo del weekend da wild card, con grande entusiasmo nei confronti dello stile necessario per guidare la Honda), Fenati in 1’48.5 con la mescola più dura, e anche Ortolá in 1’48.5 seguendo Rueda. I piloti Sic58 a provare sono stati tre, i due di quest’anno più Lunetta che correrà con la squadra nel 2024. Rossi ha girato in 1’48.4, Toba in 1’49.6 e Lunetta in 1’50.1 con qualcosa da sistemare nell’ultimo settore. Masiá ha girato poco e ha stampato un 1’48.9, ovviamente non voleva prendere troppo feeling con le Pirelli visto che per quel poco che gli rimane di carriera in Moto3 prima del salto in Moto2 dovrà sfruttare al massimo le Dunlop. Stesso tempo per Pitito Fernández che ha girato col team Leopard lasciando tutti soddisfatti ed è in procinto di firmare per il 2024. Suzuki in 1’50.0. Zurutuza, nuovo acquisto del team Ajo, ha girato in 1’49.0. Dettwiler, provato da Pruestel, non ha convinto con tempi intorno all’1.52. Con le gomme più dure Alonso ha girato in 1’48.1.
Le impressioni Pirelli
Il moto racing director di Pirelli, Giorgio Barbier, ha condiviso con Sky Sport un pensiero di fine test: “Controllabilità, precisione, intuitività di guida, facilità nel trovare il bilanciamento, anche il divertimento, la versatilità, la gestione, il fatto che siano pronte subito, il margine di miglioramento, questi sono i commenti più importanti dei piloti in entrambe le categorie. Sviluppo: dipenderà dalla prossima possibilità di test, non avendo una lunga stagione di test invernali e avendo le prime intercontinentali da preparare e caricare entro dicembre rimarremo abbastanza fedeli a quanto visto a Barcellona, creeremo poi un paio di soluzioni di sostegno per allargare la gamma dove ci sono piste particolarmente insidiose o sconosciute, tipo il nuovo asfalto del Qatar o l’Argentina, ma non presenteremo mai un trimescola. Il punto ora è preparare già tutto il materiale che serve per le prime gare”.