Superbike, il bilancio di Donington: Razgatlioglu è un problema?

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Edoardo Vercellesi

Edoardo Vercellesi

Toprak alza l’asticella e conclude un weekend da favola a Donington. Qualcuno può fermarlo? E cosa accadrebbe se continuasse a dominare? Questo e altro nell’analisi del round inglese di Superbike

HIGHLIGHTS - RAZGATLIOGLU FA LO STOPPIE

Alla vigilia del round di Donington Park era chiaro a tutti che Toprak Razgatlioglu sarebbe stato il favorito. Il circuito inglese è uno dei suoi preferiti da sempre (vedasi il primo podio in Superbike ottenuto proprio nel Leicestershire nel 2018) e la tripletta di Misano faceva intendere che la scintilla con la BMW fosse definitivamente scattata. Tuttavia, la magnitudo del dominio che il turco ha messo in campo era difficile da immaginare e ha avuto delle conseguenze. 

Razgatlioglu , obiettivi raggiunti

Eccezion fatta per la FP3, Razgatlioglu ha concluso in testa tutte le sessioni del fine settimana. Si era posto due obiettivi e li ha meticolosamente raggiunti: prima la pole position con record della pista, sbriciolato di oltre un secondo, poi la tripletta in gara. Il fatto che sia in pieno controllo non si legge solo dai grandi distacchi inflitti alla concorrenza, mezzo secondo su Nicolò Bulega in qualifica e più di undici secondi rifilati ad Alex Lowes in Gara 1; i segnali positivi sono soprattutto “umani”: nelle interviste è sempre più loquace e sereno e per festeggiare i successi delle due gare lunghe ha rispolverato l'uso delle gag, i siparietti comici. È qualcosa che non fai se non sei certo di vincere, con tutta la preparazione che richiedono. Infatti, il precedente storico è quello dello spazzolone di Portimao 2021, guarda caso l'anno del titolo mondiale.

Toprak padrone del paddock Superbike

Dopo aver estinto le fiamme di un possibile passaggio in MotoGP, Toprak appare padrone del paddock Superbike. La categoria si è assicurata il suo Re Mida anche per il 2025, ma se in prima istanza tutti ne hanno giustamente gioito, durante la tappa di Donington sono cominciati a sorgere dei pruriti. Già, perché se il binomio Razgatlioglu-BMW diventa imbattibile si torna al problema del 2023 con Alvaro Bautista, ovvero la necessità di inventarsi qualcosa a livello regolamentare per scongiurare la noia. Sia chiaro: il pensiero di chi scrive è che le corse debba vincerle il migliore, ovvero il pacchetto pilota-squadra-moto che ha lavorato meglio ed è più performante. Inserire variabili regolamentari come zavorre, limitazioni nel numero dei giri motore, concessioni e superconcessioni non fa altro che complicare l'equazione e scontentare di volta in volta l'uno o l'altro. Liberi tutti, perché quando si comincia a iper-normare, il rischio è di incastrarsi nel proverbiale ginepraio dal quale è complesso uscire se non radendo tutto al suolo. Facciamo l'esempio pratico: ora che Razgatlioglu è dominante, per coerenza con il passato bisognerebbe limitarlo come è stato fatto con Bautista e Ducati e prima ancora con Jonathan Rea e Kawasaki. Come si fa? Si costringe BMW a tornare indietro sulle concessioni? Si toglie la zavorra a Bautista dopo un solo anno e tutto il caos precedente? 

Tanti italiani veloci

La situazione è tesa, come dimostra il chiarimento richiesto da Ducati sulla posizione della sella della M 1000 RR di Toprak. È chiaro a tutti che quel componente rappresenti un'inezia a livello prestazionale, ma è un segnale della poca chiarezza regolamentare su certi aspetti e della delusione di chi, da quel regolamento, si sente penalizzato. A ciò aggiungiamo (non che sia particolarmente rilevante) che il pubblico ha già infiammato torce e forconi dividendosi in schieramenti: da una parte chi grida all'irregolarità della BMW, dall'altra chi lo difende paragonandolo al Bautista degli anni scorsi. In attesa di capire cosa ci riserverà il futuro, continuiamo a goderci il presente, con il round di Most che dista solo pochi giorni e chiuderà la prima metà di campionato. C'è un Razgatlioglu che incanta, un Bulega stellare che da debuttante resta la seconda forza in campo, un Bautista in lotta con se stesso e la sua moto, in cerca di luce. Ma anche Jonathan Rea che finalmente ha ritrovato il sorriso e tanti italiani veloci: Andrea Locatelli vero faro Yamaha, Danilo Petrucci che in Repubblica Ceca ha già assaggiato il podio, Andrea Iannone in condizioni fisiche precarie dopo il ritiro per il dolore all’avambraccio.