Luca Salvadori, il pilota che sapeva parlare ai ragazzi

lutto
Guido Meda

Guido Meda

Luca Salvadori, pilota e youtuber italiano è morto a 32 anni a Frohburg (Germania) a seguito di un incidente durante una tappa dell'IRRC (International Road Racing Championship). Il ricordo di Guido Meda, suo compagno di viaggio per tanti anni nel mondo delle moto e in quello della comunicazione

"Sono cresciuto con te". Ci sono tanti giovani e giovanissimi che scrivono sui social sotto la fotografia che ricorda la scomparsa  a 32 anni di Luca Salvadori in seguito a un tragico incidente in una corsa su strada a Frohburg in Germania. La maggior parte di loro si misura forse per la prima volta con la necessità di fronteggiare un dolore che diventa umano e reale dopo anni di amicizia virtuale. Io a Luca ho avuto la fortuna di stare vicino, di volergli bene da amico, da amico di suo padre, da fratello maggiore nel mondo delle moto e in quello della comunicazione. Ma ero sostanzialmente del tutto inutile. Luca capiva da solo. Faceva da solo. Non aveva né durezze né morbidezze comunicative. Aveva le sue idee e non ci rinunciava, anche quando agire comportava delle complicazioni per la sua vita felice. Il suo linguaggio fresco, la sua follia in certi casi smodata e il suo parlare dritto al bersaglio piacevano ai giovani. Aveva intuito e talenti, sviluppatissimi, per la guida, per la creazioni dei contenuti video, per l’umanitá. 

Avanti per la sua strada

Anch’io sono cresciuto un po’ con lui. Non aveva nemmeno paura di cacciarsi ogni anno in un guaio motociclistico diverso. Saltava da un campionato all’altro. Inizialmente grazie all’aiuto di suo padre Maurizio, uomo di spettacolo, di corse e di sport, ma trovando poi la strada per farlo da solo. Fare da solo era stata la vera vittoria di Luca, che alla famiglia continuava comunque a riservare amore e gratitudine. Luca Pedersoli lo aveva accolto ragazzino alla sua Riding School affidandolo alle mani sapienti di Gigi Scalvini. Ed era bastato poco perché Scalvini arrivasse a concludere che quel ragazzino ormai gli bagnava il naso ed era pronto per correre. Sensibile alle tensioni e alle pressioni della vita pubblica e dello sport Luca Salvadori sentiva che raccoglieva meno di quello che il suo talento e il suo coraggio gli avrebbero consentito di fare. È passato per Supersport, SuperStock, Moto E , CIV e National dove con la sua Ducati aveva trovato la dimensione per il suo coraggio e la sua velocità. Era elegante e perbene, consapevole di esserlo, tanto da lasciarsi soprannominare "like a Sir". 

Il successo su Youtube

Sì, ma un Sir che a un certo punto fa da solo, imboccando la strada della creazione di contenuti per Youtube in un crescendo di follia, ironia, buonsenso, tenerezza, durezza, autorevolezza. Arrivava all’Eicma, saliva su un palco e il padiglione si riempiva di ragazzini in estasi. Aveva due fossette piantate accanto ad un sorriso perenne e mi diceva “ma ti rendi conto”? La sua tana in centro a Milano poteva essere luogo di ritrovo, studio di registrazione, alcova. C’era sempre quel bravo ragazzo, tenero e curioso ad accoglierti. La cena di Natale a casa di suo padre tra cantanti, artisti, manager e piloti lo aveva visto passare da figlio del padrone di casa a protagonista senza perdere un grammo della sua autenticità e del suo entusiasmo contagioso. Si era cacciato in testa le corse su strada ed era arrivato a farle, nell’ultima parte della sua vita. E stava emergendo come fenomeno internazionale. Raccontava tutto su Youtube e gli brillavano gli occhi per questo nuovo amore sul quale gli amici lo sconsigliavano per la pericolosità. Eppure a Luca Salvadori pareva di non aver mai fatto niente di più bello. L’adrenalina tiene a bada l’ansia e per strada non puoi fare errori. Sognava il TT alll’isola di Man. Me lo aveva scritto un mese fa con l’idea di fare un contenuto insieme, ma sapendo che invece non apprezzavo per nulla la sua idea. 

"Siamo cresciuti con te"

Un incidente lo ha portato via dopo aver stampato in qualifica l’ennesimo record dell’IRRC. Dicono che se ne sia andato sul colpo dopo la collisione con un altro pilota. E ci ha lasciati sconvolti. Ricordo nel 2014 quando - ancora ragazzino - a Monza, qualche secondo prima del via di una gara STK600 che partiva bagnata, mi strizzó l’occhio prima di andare via per una corsa bellissima. Aveva trovato un secondo per me, per darmi e per prendersi una rassicurazione. Ed era andato per la

sua strada. Sempre per la sua strada, purché fosse veloce e con le curve. Increduli abbracciamo la famiglia, chi gli ha voluto bene e quei ragazzi che dicono "sono cresciuto con te".