Il Team Gresini: "Fausto ci lascia a 60 anni"

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Guido Meda

Guido Meda

"La notizia che non avremmo mai voluto darvi e che siamo costretti a scrivere. Dopo due mesi di lotta al covid, Fausto Gresini ci lascia con 60 anni appena compiuti, Ciao Fausto". Così il Team Gresini su Twitter ha annunciato la morte dell'ex pilota e manager

LA CARRIERA DI FAUSTO GRESINI

Imbattendosi nel tragico errore della propria morte annunciata da una fake news diventata virale, Fausto Gresini prima si sarebbe arrabbiato, ma dopo cinque minuti, cinque di numero, sarebbe tornato con animo rilassato e vitale a riderci su. Perché tra la gente del paddock, quelli come Gresini, fortunatamente ci si capisce. Le relazioni e la vitalità sono valori, varati e alimentati dalla vecchia generazione, proprio quella di Fausto. Che non lo potrà fare. Non arrabbiarsi, non sorridere, non qui almeno, perché stavolta è vero. Fausto Gresini è scomparso davvero. Il suo è uno di quei nomi che anche in questa tragica e paradossale circostanza continui, incredulo, ad associare alla vita. 

Perché Fausto Gresini c’è sempre stato, da pilota e da imprenditore, da avversario e da compagno, di gara per chi ci ha corso contro, di viaggio per chi ha girato il mondo insieme a lui inseguendo la passione per la moto. Imolese di nascita, 60 anni, Gresini, marito e padre amorevolissimo di quattro giovani figli, è stato uno dei nostri migliori talenti motociclistici di sempre. Arrivato al mondiale e passato dalla MBA alla Garelli riesce a vincere con la casa lombarda due titoli mondiali, nel 1985 e nel 1987. Il fisico e la statura lo rendono perfetto per essere uno specialista della 125, lui di suo ci mette l’energia, il talento e la passione che ne caratterizzano e ne caratterizzeranno il modo di stare al mondo in ogni ambito. In pista è preciso, determinato, a tratti bizzoso, certamente coraggioso e generoso. Fausto Gresini, nell’era di Cadalora, Reggiani, Romboni, Chili e tanti altri piloti italiani di grande successo, è l’uomo che, nello specifico in 125, passa il testimone della pista a Loris Capirossi

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approfondimento

Campione in pista e bei box: la carriera

È con il confronto sulla pista tra i due che nasce una nuova grande generazione, quella che proseguirà poi con Biaggi e quindi con Valentino Rossi. Fausto in sostanza è un punto di svolta. Combatte sì con Capirossi, ma poi, avendone verificato il talento, lo ingaggia nel proprio team a cui, da pilota ritirato nel 94, si dedica con passione e doti manageriali straordinarie. Il team Gresini Racing assume presto il significato e il peso che hanno i monumenti nella piazza centrale dei paesi. È tutto intorno a Fausto. La sua è la squadra che porta al titolo mondiale della 250 il povero Daijiro Kato nel 2001, la squadra che con Sete Gibernau ha dato battaglia in MotoGP a Rossi arrivandogli due volte ad un soffio nel 2003 e nel 2004; è la squadra che ha guidato al secondo posto Melandri nel 2005 e che ha portato in MotoGP Marco Simoncelli per un’altra avventura bellissima eppure rotta dal dolore della morte. Gresini Racing è ancora la squadra campione del mondo in Moto2 con Toni Elias nel 2010, in Moto3 con Jorge Martin nel 2018, persino nella Moto E con Matteo Ferrari nel 2019. La squadra privata regina di tutte le squadre. La squadra del mondiale frustata e frustrata anche dai dolori più grandi. 

Fausto Gresini con Marco Simoncelli nel paddock del Montmeló nel giugno 2011
Fausto Gresini con Marco Simoncelli nel paddock del Montmeló nel giugno 2011

È sempre a Fausto, e alla struttura che con l’aiuto degli amici e colleghi di sempre Fabrizio Cecchini e Carlo Merlini diventa un gioiello, che si appoggia l’Aprilia per questi anni in MotoGP; ed è a Fausto che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si è rivolto per un consiglio, magari per una critica costruttiva, certamente per un buon piatto di pasta. Un romagnolo da gara, apparentemente eterno e con l’occhio sensibile e attento nell’individuare i giovani talenti e nel farli crescere. Finché il Covid gli è saltato addosso nel più feroce dei sorpassi mai subiti. La malattia l’ha obbligato a trentacinque giorni consecutivi di terapia intensiva prima di essere risvegliato in una iniziale finestra di speranza. È in quella fase che Fausto è tornato Fausto. Si è attaccato al telefono e ha cominciato a scrivere entusiasta come sempre a tutti noi: “Non mollo nulla, mi riavrete tra i piedi”, ci diceva. Poi la finestra si è richiusa. E Dio solo sa quanto, disperati e increduli, abbiamo sperato e pregato che la promessa di riaverlo tra i piedi fosse semplicemente vera. È riuscito a farcelo pensare anche in occasione della notizia tarocca della sua morte. Forse davvero tornerà tra i piedi, abbiamo pensato quando ci hanno detto che era ancora vivo. Era solo l’ultima Illusione prima che Fausto, il campione, mettesse la prima e scappasse via mollando il gruppone a piangerlo e rimpiangerlo.