Sic, le lacrime di Rossi: "Per me era un fratello minore"

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Valentino era lì, ha visto la moto di Marco compiere quella traiettoria innaturale, verso l'interno, senza partire per la tangente della pista. Il suo volto, subito dopo, è l'icona del dolore. Su Twitter il suo messaggio di addio. VIDEO E FOTO

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FOTO: La carriera di Sic - La sequenza dell'incidente - La notizia sul web - La disperazione del padre - Le lacrime del suo paese - Il calcio in lutto per lui - Marco nella vita quotidiana

(in basso tutti i video sulla tragedia di Simoncelli)

Arrivano via Twitter le uniche parole "pronunciate" ufficialmente da Valentino Rossi dopo il terribile incidente di oggi che ha visto la morte di Marco Simoncelli. "Il Sic per me era come un fratello minore - scrive Valentino sul social network - tanto duro in pista come dolce nella vita. Ancora non posso crederci, mi mancherà un sacco". Poche ma incisive parole per ribadire quanto affetto ci fosse tra Marco e Valentino, che lo aveva preso sotto la sua ala protettiva come, appunto, un fratello minore

Valentino e Marco. La faccia, quella faccia, ha detto tutto, molto prima che arrivasse la conferma ufficiale dal portavoce del mondiale GP. La faccia e le lacrime di Valentino come il manifesto del dolore che, poco dopo le 10 del mattino di una domenica qualsiasi, ha invaso le nostre case e toccato il nostro cuore.

Marco Simoncelli, un ragazzo di 24 anni, un campione, un simbolo, è stato travolto dalla moto di un suo avversario all'inizio di un gran premio inutile, tappa inutile di un mondiale già deciso. Sì, inutile è l'unico aggettivo che ora può classificare quell'incidente: un mostro di 400 chili che passa sul collo di Marco bloccandone in un attimo il respiro, la circolazione e i sogni che a quell'età hai il diritto di inseguire, anche se hai già guadagnato fama, gloria e soldi.

Valentino era lì, ha visto la moto di Simoncelli compiere quella traiettoria innaturale, verso l'interno senza partire per la tangente della pista come di solito avviene. Valentino era lì con la sua Ducati, accanto alla Yamaha di Edwards, l'ha vista passare sul collo di Marco, impotente davanti alla tragedia che stava compiendosi. Simoncelli era di Cattolica, Valentino di Tavullia, la terra praticamente la stessa: mettere e mani su un motore per loro è stato come giocare con i Lego, un gioco diventato vetrina di un talento che li ha portati lontanissimi, sulle piste di tutto il mondo. Fino a questa, maledetta di Sepang, dove la corsa di Marco s'è arrestata per sempre e a Valentino qualche dubbio deve essere venuto.