WRC 2017, Portogallo: io, il rally e Fernando Pessoa

Sarà per le mie inquietudini, sarà per il mio amore sconfinato per tutto ciò che ha radici e venature lusitane (al di qua e al di là degli oceani), ma io provo una profonda devozione per il Portogallo e per il suo maggiore interprete delle emozioni Fernando Pessoa. E siccome in Portogallo si trasferisce la carovana del WRC, non posso non avvertire una strana emozione che mi restituisce inarrestabili fremiti e antiche nostalgie. E non posso fare a meno di ricercare suggestioni che possano mettere in comunicazione due mondi apparentemente così lontani come l’essere e il sentire di Pessoa, l’irruenza tecnologica e la viscerale vitalità del pianeta rally.

In Portogallo si corre uno degli appuntamenti più belli dell’intera stagione iridata. Prove speciali fantastiche ed eccezionale cornice di pubblico in scenari maliosi e ineguagliabili. E un paesaggio che fa da sfondo ai più di millecinquecento chilometri previsti per la prossima tappa del mondiale WRC che non può non destare in me teneri turbamenti, riportandomi alla memoria proprio le parole di una grande figura letteraria come Pessoa: “E’ in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo. La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo”.

E in Portogallo noi tutti, piloti e tecnici, macchine e tifosi, telespettatori e giornalisti siamo il rally. Siamo viaggiatori, siamo osservatori, siamo parte del paesaggio. Siamo paesaggio e insieme lo attraversiamo assieme a chi lo attraversa per noi e ci regala uno stato emozionale elitario. Per pochi. Quasi privato. Impossibile da replicare altrove.

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