WRC Sardegna 2018: al di là del muro

Motori

Lucio Rizzica

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Nella tappa sarda del campionato del mondo di rally Neuville batte Ogier e anche il panico da vittoria, che lo scorso anno gli ha fatto perdere il mondiale

Thierry Neuville alla fine ce l’ha fatta e in Sardegna ha sconfitto il suo rivale più indomabile: il panico da vittoria. Quella strana situazione in cui il corpo improvvisamente sembra non rispondere più ai comandi della mente, la mente a sua volta si annebbia, si va avanti per memoria muscolare e arriva una sorta di smarrimento, il terrore di sbagliare proprio all’ultima curva, che distrae al punto da indurre all’errore più maldestro, inatteso. Capitava questo a Neuville un anno fa, probabilmente, ogniqualvolta si trovava a duellare vis-à-vis con Sébastien Ogier. Quel maledetto batticuore che si faceva soggezione e via via rabbia, aggressività, amarezza e infine profondo rimpianto.

Perché un anno fa il titolo WRC Neuville lo ha perso tutto da solo. Commettendo errori banali quando era a un passo dal realizzare i punti che lo avrebbero invece messo al riparo da qualunque rimonta del cinque volte campione del mondo francese. Ma in Sardegna lo scorso fine settimana non abbiamo visto il solito Neuville nella gara più combattuta degli ultimi anni, un testa a testa incredibile fino alla powerstage fra lui e il francese ancora a caccia di rimonte. Abbiamo invece visto nel belga non più il pilota frastornato che si demoralizza e getta via il successo, quanto invece un pilota finalmente concreto, completo. In grado di correre da leader del campionato e ribattere colpo su colpo all’atteggiamento sempre bellicoso di Ogier che –in cuor suo- forse pensava di poter ancora con la propria irruenza condizionare l’avversario. Neuville ha tenuto duro. Ha opposto grande concentrazione al panico da riuscita, è sembrato persino sereno e per nulla in ansia, psicologicamente focalizzato sulla strada e sul volante e non sulla ossessiva ricerca di un colpevole al di fuori di se stesso (la sfortuna, il problema tecnico, la negatività del momento) sul quale scaricare l’ennesima frustrazione.

Ha corso come sa correre, perché Neuville è certamente uno dei migliori piloti del Wrc e non è inferiore a Ogier. E nella sfida più dura ha sfoderato le risorse che tutti eravamo certi possedesse e le ha messe al servizio della vittoria. Non senza brivido, a poche curve dalla fine, quando per una frazione di secondo la sua Hyundai si è inclinata sulle ruote di destra sembrando voler seguire il solito copionE. No, questa volta Neuville ha tenuto duro. Non era l’esperienza della vittoria ad agitarlo, Thierry sa bene cosa significhi vincere una tappa del mondiale. Ma il peso specifico della posta in palio. Forse arrivare in Sardegna con 19 punti di vantaggio lo ha aiutato, forse la certezza che pur perdendo sarebbe rimasto in testa alla classifica lo ha tranquillizzato, fatto sta che la sua Hyundai è volata via verso il traguardo dell’ultima speciale, quella più importante, quella decisiva, quella con più punti in palio e Thierry ha concluso la sua prova certo di aver dato tutto se stesso. Ed essere persino andato un po’ più in là. Osservare la prova di Ogier, poi, lo ha portato a scandire i decimi di secondo con lo sguardo, non sentirsi sicuro del verdetto, provare quel tremito che provano gli studenti quando stanno per scorgere sui quadri accanto al nome promosso o bocciato. Infine la comunicazione ufficiale, la gioia che esplode, la voglia di urlare, abbracciare Nicolas Gilsoul, abbracciare tutti, chiunque gli si parasse innanzi.

E alla fine abbracciare anche Ogier, che a fine prova gli è andato in contro con un sorriso sussurrando: ‘bella lotta’. Neuville tra i fuochi d’artificio di un finale entusiasmante ha esteso il vantaggio sul rivale e rivissuto la vittoria al rush finale su Evans, strappata un anno fa in Argentina. Ma stavolta lo sconfitto si chiama Ogier, ora indietro di 27 punti alla vigilia della gara in Finlandia che tradizionalmente non è favorevole alla Hyundai e dove la Ford M-Sport presenterà nuove soluzioni aerodinamiche. La terza vittoria stagionale del belga scava il solco fra sé e Ogier. E per il francese battuto da domenica sera Gap non rappresenta più il nome del paesino alpino in cui è nato, ma il divario in classifica che lo separa dalla corsa al sesto titolo iridato consecutivo. Un traguardo riuscito solo a Sébastien Loeb, nove volte davanti a tutti con la sua Citroen. Ma se avesse incontrato un Neuville così, chissà se la storia del rally sarebbe poi stata scritta con le stesse parole… specie ora che Neuville è andato al di là del muro Ogier e ha finalmente cancellato il “non” dalla frase “non posso” …

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