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Africa Eco Race 2020, comincia l'avventura

Motori

Guido Sassi

Il rally nato dalla Parigi-Dakar partirà da Monte Carlo e attraverso Marocco, Mauritania e Senegal porterà i concorrenti fino alla mitica spiaggia del Lago Rosa. Alessandro Botturi è il campione in carica, il norvegese Ullevalseter cerca la rivincita. Tanti gli italiani al via, da seguire a partire dal 7 gennaio per 8mila chilometri con uno speciale giornaliero su Sky Sport MotoGP

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Nel motorsport ci sono gare che valgono una stagione: il Mugello per la MotoGP, Monte Carlo in Formula1, la 24 ore di Le Mans o la 500 miglia di Indianapolis. Lo spettacolo si condensa in pochi giorni, ma la preparazione inizia mesi prima. La ricompensa è massima: gloria e ricordi sono per sempre e l'Africa Eco Race per gli appassionati dei rally è soprattutto un'avventura indimenticabile. La foto all'arrivo - sulla spiaggia del Lago Rosa di Dakar- è il sogno di ogni partecipante e vale il prezzo di enormi sacrifici. Quando - con una battuta- si sostiene che i preparativi per il rally dell'anno successivo iniziano non appena si torna a casa, non si va poi tanto lontano dalla realtà. Vincere la gara dopo 8mila chilometri macinati tra sabbia e pietre è privilegio di pochissimi e il trofeo non può che stare al centro della bacheca, tra i premi che nobilitano una carriera.
 

Nel 1979 Thierry Sabine si inventò questa corsa pazza verso la capitale del Senegal: allora si partiva da Parigi, uscire indenni da un prologo di fango e dal lunghissimo trasferimento fino all'imbarco del traghetto al mare – spesso sotto la neve- era già un successo. Per parlare di quello che succedeva nelle interminabili tappe africane – anche più di mille chilometri- servirebbero pagine. Sicuramente gli 82 coraggiosi dell'esordio furono i pionieri di un rally che diventò ben presto mitico e che gli italiani amarono fin dalle prime edizioni. Non deve stupire quindi che oggi il contingente azzurro sia il secondo più numeroso e che la moto sia rimasta il mezzo favorito per tentare l'avventura. Edi Orioli prima e Fabrizio Meoni poi non hanno avuto solo il merito di vincere un raid difficilissimo, ma anche di fare “ammalare” d'Africa tantissimi piloti e appassionati. Così - dopo che la Aso nel 2009 trasferì il Rally Dakar in Sudamerica- Hubert Auriol diede vita a una gara disegnata sostanzialmente sul vecchio percorso e oggi organizzata da due leggende dei motori: Jean Louis Schlesser e René Metge. Il claim della manifestazione parla chiaro: sulle tracce di Thierry Sabine. Se al Dakar – che da quest'anno si corre in Arabia Saudita- sono presenti i team ufficiali delle grandi Case, all'Africa Eco Race partecipano romantici e validissimi privati. È una gara dove conta la velocità, ma anche l'abilità nella navigazione e la capacità di adattamento sono fondamentali.

Non è un caso che negli ultimi anni i vincitori siano stati Pal Anders Ullevalseter – che vanta un secondo posto al Dakar- e due tra i migliori italiani del fuoristrada. Paolo Ceci è pluricampione italiano motorally, un vero specialista della navigazione. Alessandro Botturi ha vinto 9 titoli italiani enduro, ha fatto ottavo assoluto da rookie al Dakar e l'anno scorso ha sollevato nel cielo senegalese il titolo di campione all'esordio nell'Africa Eco Race.
 

L'edizione 2020 riparte proprio dal pilota di Lumezzane, che si presenta al via con la sua Yamaha WR450F in una bellissima veste gialla e azzurra, la divisa di tante XT e Ténéré che corsero negli anni '80. Il principale sfidante del Bottu rimane il norvegese Ullevalseter su Ktm: l'anno scorso è arrivato secondo a soli 5 minuti da Botturi, impegnandolo in un difficile braccio di ferro dalla prima all'ultima tappa. Novità del 2020 sarà la presenza di altri due italiani potenzialmente insidiosi: Giovanni Gritti con la Honda del team RS Moto viene indicato come un buon candidato al podio, Paolo Lucci su Husqvarna è la giovane speranza del motociclismo toscano. Se il pilota del Solarys Team saprà tenere a bada l'irruenza degli esordi potrà togliersi parecchie soddisfazioni. Il resto del panorama è molto vario: ci sono in gara possenti bicilindrici vietati al Dakar e leggende africane come il nostro Franco Picco. Le sorprese tra le dune del deserto saranno sempre in agguato, bravo chi ne approfitterà. Il programma prevede la partenza nella notte del 4 gennaio da Monte Carlo, dopo la passerella monegasca i mezzi andranno all'imbarco di Savona e la prima tappa scatterà da Tangeri il 7. Il 19 gennaio, dopo 12 stage, la gara si concluderà al Lago Rosa di Dakar. La prima parte della maratona africana si snoderà tra le montagne marocchine: ci sarà da aspettarsi tanta pietra e temperature rigide. Per i concorrenti sarà cruciale evitare errori e cadute. Nel breve poi il Sahara marocchino offrirà comunque l'occasione per sfogare ogni voglia di deserto. L'entrata in Mauritania farà quindi entrare in scena le tappe che tradizionalmente decidono il rally, su una sabbia finissima, croce e delizia dei rallisti. Il Senegal chiuderà l'edizione 2020 con le due ultime frazioni. Saranno giorni nei quali l'attesa per l'arrivo salirà insieme alla stanchezza. Sarà difficile mantenere la concentrazione e i mezzi in ordine.
 

Le moto sono il piatto forte del menù: 76 partenti, con una classifica dedicata alla malle moto. È questa la categoria per chi corre senza assistenza: sogni e attrezzi chiusi in una cassa da meccanico e via, nel vero spirito delle origini. Tra i 150 equipaggi alla partenza della gara ci saranno anche auto - da seguire con attenzione Stefano Rossi e Alberto Marcon su Nissan- i camion e i side by side, piccoli buggy a due posti.
 

Sky Sport MotoGP seguirà l'intero rally sul canale 208 a partire dal 7 gennaio, con uno speciale giornaliero di 13' in onda alle 23.45 e in replica varie volte nell'arco delle ventiquattro ore. Da Monte Carlo a Dakar, sulle tracce di Thierry Sabine.