La Oracle Arena ha aperto le sue porte nel lontano 1966 e fra un paio di anni le chiuderà per sempre, soppiantata dal nuovissimo Chase Center in costruzione a San Francisco. Nel frattempo però abbiamo voluto portarvi in un viaggio all'interno della casa degli Warriors andando a esplorare anceh tutti quegli angoli riservati agli addetti ai lavori che sono normalmente off-limits per i normali tifosi. Un'occasione unica per conoscere il dietro le quinte di una arena NBA, dagli spogliatoi alla sala stampa, dagli uffici alle sale riservate a familiari e parenti
Ecco gli spogliatoi dei padroni di casa, con il logo a capeggiare in maniera imponente sulla porta di ingresso. Varcato l'ingresso si apre il luogo “sacro” di ogni palazzetto NBA — lo spogliatoio — che però è aperto ai giornalisti sia nel prepartita (per circa mezz’ora) che nel post.
Si torna al 2007, alla clamorosa eliminazione di Dirk Nowitzki e compagni da parte dei Golden State Warriors di Baron Davis e soci, rispettivamente testa di serie n°1 contro la n°8. Il tedesco non la prese bene — e con un pugno sfondò la parete in cartongesso della Oracle Arena. Il buco lasciato dalla furia del n°41 è ora “immortalato” sotto un vetro, dopo che lo stesso Nowitzki, sportivamente, ha accettato di autografarlo.
I cartelli che indicano l’ingresso alla sala riservata alle conferenze stampa di giocatori, allenatori (e di Adam Silver, al via della serie) all’interno della Oracle Arena. Qui i protagonisti della serie rilasciano le loro prime dichiarazioni dopo ogni gara.
Uno scorcio dell’area di lavoro riservata alla stampa allestita appositamente per le finali NBA da parte dei Golden State Warriors, che ovviamente sono “invasi” da una quantità di giornalisti molto superiore al normale.
Altri cartelli che segnalano le aree appositamente riservate alla stampa all’interno della Oracle Arena: dalla zona di ospitality - dove viene servito il pasto prima degli incontri — a quelle più strettamente di lavoro.
Uno scorcio della “Family Room” dei Golden State Warriors, la sala riservata a parenti e familiari dei giocatori, che qui possono mangiare e rilassarsi in attesa di prendere il loro posto a bordocampo.
Il corridoio che porta all’ingresso sul parquet della Oracle Arena è contrassegnato dalle fotografie giganti dei protagonisti della squadra: dagli spogliatoi Steph Curry e compagni percorrono questa cinquantina di metri prima di entrare in campo.
I Golden State Warriors rendono omaggio ad alcuni grandi campioni del loro passato, da Nate Thurmond (n°42) a Rick Barry (n°24) fino al grande Chris Mullin (n°17), con delle gigantografie a loro dedicate.
Non può mancare ovviamente Wilt Chamberlain (n°13) tra le leggende del club, affiancato in questa sorta di Wall of Fame da Tom Meschery (n°14) e da Al Attles (n°16) che degli Warriors è stato anche allenatore.
Il logo dei Golden State Warriors, declinato in color argento, su un pannello di legno chiaro — che richiama il parquet di gioco — è esposto nel lungo corridoio che i giocatori percorrono prima di entrare in campo.
Un particolare della sala stampa principale dei Golden State Warriors, con le postazioni riservate nominalmente ai beat writer e ai giornalisti locali che seguono la squadra durante tutto l’anno.
Uno dei tanti store che vendono il merchandising ufficiale degli Warriors, in allestimento prima del via di gara-2, all’interno della Oracle Arena. Dalle canotte alle camicie, dai portachiavi fino ai palloni, qui si può trovare qualsiasi cosa, rigorosamente griffata Warriors.
Fuori dalla sala delle “Game Operations” altri cartelli per orientare il flusso dei giornalisti che popolano la Oracle Arena durante le finali e che non sono necessariamente “familiari” con le diverse aree di lavoro appositamente allestite per l’occasione.
L’interno dell’ufficio del Production Manager della Oracle Arena, che vede alle pareti i tre pennant delle squadre locali — oltre agli Warriors anche gli Oakland Athletics del baseball e i Raiders del football — oltre a una serie di poster e locandine di eventi ospitati all’interno dell’arena negli anni passati.
Un altro store allestito all’interno dell’arena, questo nelle vicinanze di uno dei mille bar/ristoranti presenti: qui i tifosi possono sedersi ai tavoli per mangiare e magari — già che ci sono — farsi ingolosire anche dall’ultima t-shirt della propria squadra del cuore.
A proposito di t-shirt… Ce ne sono di tutti i tipi: queste si ispirano al coro dei tifosi (“Waaarriorrrsss, Waaarriorrrsss”) che spesso accompagna i momenti di grazia di Steph Curry e compagni.
Una confezione con due "bobblehead" di Steph Curry, la prima nella versione MVP e campione NBA della stagione 2014-15 e la seconda in quella MVP con record all-time (73-9) dell’annata successiva.
Per i super collezionisti c’è anche la versione tutta dorata di uno Steph Curry che esibisce entrambi i trofei di MVP collezionati nel biennio 2015 e 2016.
Andre Iguodala, Klay Thompson, Draymond Green, Zaza Pachulia: le jersey blu da trasferta dei Golden State Warriors sono in bella mostra nello store principale della Oracle Arena, situato a ridosso di uno degli ingressi al palazzetto.
Senza voler mancare di rispetto a Draymond Green, le canotte dei Big Three” degli Warriors — Klay Thompson, Kevin Durant, Steph Curry — sono in vendita nella loro versione sia casalinga (bianca) che da trasferta (blu).
Uno dei loghi secondari dei Golden State Warriors trova posto su alcuni cappellini in vendita nello store all’interno della Oracle. Invece del nome e del nickname della squadra solo “The City” e il riferimento a uno dei simboli cittadini, il Golden Gate Bridge che unisce San Francisco al tratto di costa più a nord.
“The City” ritorna anche sulle versioni “vintage” delle canotte degli Warriors, che pur declinate con i numeri dei protagonisti di oggi (dal 34 di Shaun Livingston all’11 di Klay Thompson) rendono omaggio al passato della franchigia.
Altri slogan — oltre al famoso Strenght in Numbers — trovano spazio nelle t-shirt che occupano gli scaffali dello store degli Warriors: al “Defend the Land” utilizzato dai Cleveland Cavaliers, gli uomini della Baia rispondono con “Defend our Ground”.
Parte del merchandising in vendita è declinato espressamente sulla sfida di finale in corso: ecco allora che “The City” rappresenta gli Warrios, “The Land” i Cavs e “The Rematch” è ovviamente la rivincita (anzi, si può dire la bella) dopo le scorse due edizioni di finali che hanno visto Golden State e Cleveland spartirsi i titoli in palio.
La fantasia degli uomini del dipartimento marketing degli Warriors è messa alla dura prova dalla necessità di trovare slogan sempre nuovi: “All Gold Everything” (che strizza l’occhio al verso “All Black Everything” di JAY Z) fa riferimento allo “stato dorato” (Golden State) mentre “Dubs” è il diminutivo usato dai tifosi per chiamare i loro Warriors.
Un particolare della maglia che ogni tifoso si è ritrovato in omaggio al proprio posto in occasione di gara-1 e di gara-2, t-shirt funzionale a creare quel colpo d’occhio tutto giallo oro che ha contraddistinto le due gare interne di finale disputate dagli Warriors davanti al loro pubblico di casa.
Altri cappellini — stavolta neri — dedicati espressamente alla serie finale con cui Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers si giocano il titolo NBA 2017.
Alla cassa dello store principale della Oracle Arena c’è una via-vai impressionante già a due ore e mezza dalla palla a due. Bandiere, palloni, guanti, cover per cellulari: c’è davvero di tutto, per sfoggiare in ogni occasione la propria “fede” per i colori degli Warriors.
Anche le telecamere di Sky Sport subiscono il fascino dallo shopping selvaggio all’interno di un team store: l’eleganza di Alessandro Mamoli è insidiata dal look alternativo — giacca e pantalone gialloblu con i loghi della squadra — del manichino che accoglie i tifosi all’ingresso.
Volete portare a casa un regalo dalla Oracle Arena? Un cappellino è sempre una bella idea. E qui c’è veramente l’imbarazzo della scelta.
Il Larry O’Brien Trophy è raffigurato perfino sui pavimenti della Oracle Arena, tra l’uscita dello store e uno dei club privati riservati ai soci o agli abbonati della squadra. Per non dimenticarsi mai qual è l’obiettivo stagionale.
Un interno della Oracle Arena ancora semi-deserta, a più di due ore dalla palla a due della seconda gara della serie. Qualche giocatore è già in campo per due tiri di riscaldamento, ma i tifosi devono quasi tutti ancora arrivare.
Ecco il colpo d’occhio degli spalti della Oracle a palazzetto ancora deserto. Quei pochi tifosi che si dimostrano restii a indossare la maglia vengono puntualmente inquadrati sul jumbotron della Oracle e sonoramente fischiati dal resto del pubblico, che li obbliga così a vestirsi di giallo per completare la coreografia.
Due loghi soltanto, che però racchiudono tutta l’importanza del momento: quello dei Golden State Warriors, da tre anni costantemente ai vertici della lega, e quello delle finali NBA. La prima l’hanno vinta, la seconda l’hanno persa. Cosa succederà quest’anno?