
NBA, Celtics, Harden e i "soliti" Spurs: il meglio e il peggio dei primi 40 giorni
I Celtics non possono che essere la squadra copertina di questo inizio di stagione, assieme a uno James Harden formato MVP. Difficile invece la situazione di Thunder, Clippers e Grizzlies

TOP: BOSTON CELTICS | Sì, i Celtics nonostante le mille difficoltà, gli infortuni e una chimica tutta da trovare sono la miglior squadra NBA, bravi a dare continuità ai risultati e a lasciarsi guidare da un super Kyrie Irving, decisivo come pochi altri quando il pallone inizia a pesare un po’ di più.

TOP: I PUNTI NEL CLUTCH TIME DI IRVING | Nei momenti decisivi dei match in equilibrio negli ultimi cinque minuti di gioco, nessuno ha segnato più del numero 11 dei Celtics: 65 punti fondamentali nei 18 successi raccolti da Boston. Al secondo posto? LeBron James a quota 60. Sì, il testa a testa è sempre tra loro due.

TOP: INDIANA PACERS E NEW YORK KNICKS | Senza Paul George e Carmelo Anthony sembravano entrambe spacciate, condannate a una regular season costellata di sconfitte e delusioni. Il campo invece sta raccontando una storia diversa: i Pacers sono il sesto miglior attacco NBA (nessuno ci avrebbe scommesso) e hanno trovato in Victor Oladipo la nuova stella a cui affidarsi. A New York invece il palcoscenico adesso è tutto per Kristaps Porzingis, uno dei migliori giocatori in questo inizio di regular season. I playoff, per il momento, sembrano alla portata.

TOP: JAMES HARDEN | Tanti campioni in grande spolvero, ma nessuno come James Harden, al tempo stesso il migliore per punti segnati e assist serviti ai compagni dell’intera Lega. Il motore dell’attacco NBA più spettacolare ha fatto sì che i Rockets non risentissero della prolungata assenza di Chris Paul, che ha rallentato l’inserimento di CP3 all’interno dei meccanismi di squadra dei texani. Con un Harden di questo livello, c’è tutto il tempo per amalgamare un gruppo di suo già molto rodato.

TOP: LE DEFLECTION DI OKC | Tutti aspettavano l’attacco, invece a tenere un minimo a galla i Thunder è la difesa (neanche troppo, visto il crollo nei finali di partita). George, Roberson, Westbrook, Grant, Adams: a OKC sono lunghi, veloci e giocano spesso sulle linee di passaggio, rendendo la squadra dell’Oklahoma la migliore per palloni deviati e recuperi. È un primo passo positivo, bisognerà però farne tanti altri (come vedremo dopo).

TOP: DAVIS&COUSINS | Non vinceranno perché sono disfuzionali (e soprattutto perché non hanno intorno comprimari decenti), ma le prestazioni individuali messe a referto da Anthony Davis e DeMarcus Cousins raramente si sono viste, anche in una Lega storicamente ricca di lunghi dominanti: una delle migliori coppie di “centri” ad aver calcato il parquet con la stessa maglia.

TOP: LE VITTORIE IN REGULAR SEASON DEGLI SPURS | Sono vecchi, non sono riusciti a piazzare il grande colpo di mercato in estate e soprattutto stanno convivendo con una serie interminabile di infortuni. Nonostante questo, però, le vittorie non sono mai mancate, come testimonia il terzo posto nella Western Conference. Togliete LeBron James ai Cavaliers, James Harden ai Rockets o Giannis Antetokounmpo ai Bucks e vedete cosa resta. Ecco, a San Antonio rimangono comunque una squadra vincente.

TOP: LA DIFESA DEI LOS ANGELES LAKERS | Sì, il giovane gruppo allenato da coach Walton sta sorprendendo soprattutto nella protezione del ferro (6° posto per Def Rating); la ragione che ha portato i Lakers a ridosso della zona playoff. Peccato che l’attacco non riesca neanche a superare i 100 punti per 100 possessi…

TOP: DETROIT PISTONS | La squadra di Van Gundy si conferma come una delle migliori della Eastern Conference, dando continuità ai buoni risultati delle prime due settimane e proseguendo su quell’idea di gioco e di turnazione dei giocatori che permette ai Pistons di trovare in ogni sfida forze fresche. Sì, nella corsa playoff a Est quest’anno ci sono anche loro.

TOP: IL TERZO QUARTO DEI GOLDEN STATE WARRIORS | Il marchio di fabbrica dei campioni NBA, il loro “quarto d’ora granata”: un +27.6 di Net Rating eloquente, frutto di un attacco che produce 123.5 punti per 100 possessi. Ogni volta che gli Warriors alzano la mano fanno canestro, travolgendo le resistenze di qualsiasi avversario.

FLOP: OKC, IN GENERALE | Con quel ben di Dio, nessuno avrebbe pensato che i Thunder si sarebbero ritrovati addirittura con un record negativo dopo 20 gare e peggiore rispetto a quello di Pacers e Knicks. No, la colpa non è di certo di Paul George e Carmelo Anthony, ma il lavoro di coach Donovan è ancora lontano dal portare i frutti sperati; non un bel segnale per una squadra che ha i mesi contati.

FLOP: I “NUOVI” GRIZZLIES | Memphis era una delle squadre rivelazione nella gallery che facemmo dopo due settimane di regular season, vincitrice contro Golden State e sorprendentemente prima a Ovest. In realtà l’avverbio adatto sarebbe “prematuramente”, visto che con il tempo sono arrivati gli infortuni, le liti e un filotto di sconfitte che in Tennesssee non si vedevano da quasi nove anni. No, così le cose non vanno.

FLOP: I “NUOVI” MAGIC | E i Magic vincenti e spettacolari delle prime due settimane? Una farsa, come pronosticato da molti. È bastato un colpo di bacchetta, qualche tiro da tre di troppo (e sbagliato) e il risultato è stato il rientro nei ranghi di una squadra destinata a continuare a perdere.

FLOP: I CLIPPERS | Niente Gallinari, niente Beverley, niente Teodosic e soprattutto niente vittorie per i Clippers, sprofondati in un vortice di dieci ko in undici partite. Un mare di problemi in cui anche un allenatore navigato come coach Rivers sta annaspando e nel quale non sembra intravedersi una soluzione.

FLOP: NERLENS NOEL | Aveva scommesso in estate su sé stesso, concedendosi una stagione per dimostrare di valere molto più di quanto i Mavericks non gli abbiano offerto: 12 minuti e 4 punti di media dopo (a Dallas coach Carlisle, nonostante la disfatta, non gli sta concedendo spazio), il panorama sembra profondamente diverso. E Noel potrebbe ritrovarsi a rimpiangere presto quel contratto.

FLOP: L’ATTACCO DEI BULLS | Chicago quest’anno è sommersa di problemi, con un Jimmy Butler in meno e l’incapacità cronica di creare vantaggio in attacco. No, nessuno fa peggio di loro, anche perché tirare peggio 46.4% di percentuale effettiva dal campo vorrebbe dire letteralmente non fare mai canestro. In pratica quello che sta succedendo a Robin Lopez e compagni.