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NBA: terribile infortunio per Patrick McCaw: "Bisogna solo pregare in questo momento"

NBA

Una caduta durissima sulla schiena del giocatore degli Warriors dopo il fallo di Vince Carter ha fermato a lungo il match tra Sacramento e Golden State. Patrick McCaw è rimasto a terra più di 5 minuti, portato fuori in barella per poi essere trasportato d’urgenza in ospedale: "Non me ne frega nulla della partita, adesso bisogna pensare soltanto al ragazzo"

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Doveva essere l’inizio del rodaggio dei campioni NBA in vista dei playoff ormai imminenti e invece è diventata una partita difficile soltanto da commentare. Talmente tanto che coach Steve Kerr non se l'è sentita di inscenare il solito siparietto per raccontare le ragioni del facile successo degli Warriors a Sacramento. No, stavolta no. Stavolta la testa è da un’altra parte, su un’ambulanza o al UC Davis Hospital della capitale californiana, dove Patrick McCaw è stato trasportato d’urgenza dopo il terribile colpo subito alla schiena durante il terzo quarto della partita contro i Kings. Un’azione d’attacco di Golden State, il taglio a canestro del numero 0 degli Warriors e Vince Carter che in maniera più o meno consapevole non solo va a fargli fallo, ma si ritrova sotto il suo corpo, facendo da ponte e scaraventandolo a terra. Il crollo sulla schiena già contusa è durissimo, tanto che McCaw inizia a contorcersi come tarantolato sul parquet a causa dell'enorme durezza del colpo. Le immagini parlano chiaro, così come la faccia di Carter che in breve assume i contorni della preoccupazione come quella di tutti gli altri giocatori sul parquet. Passano i secondi, ma lo staff medico ha un bel da fare per provare a rimettere in sesto il giovane talento degli Warriors. La schiena è delicata, per questo i medici preferiscono immobilizzare McCaw, ma prima va in qualche modo strecciata e rimessa a posto. Nick Young si volta dall’altra parte, non riesce a sopportare la sofferenza del compagno. Tutti e due i roster fanno capannello attorno a lui, passano più di cinque minuti senza che da quel drappello esca fuori una voce, un sussulto. Soltanto Carter resta lontano, troppo forte il senso di colpa per avvicinarsi, come gli aveva in un primo momento urlato contro anche Kerr, imbufalito per quanto successo. “Dannazione, non è possibile”, gridava l’allenatore degli Warriors dalla panchina, per poi sottolineare con l’arbitro sentitosi chiamare in causa. “Non ce l’ho con te, ma è Vince che mi ha fatto incazzare. Lo sa bene anche lui”.

I sensi di colpa di Carter: "Nessuno pensa lo abbia fatto apposta"

Il primo ad avvicinarsi al 40enne giocatore dei Kings è Kevin Durant, consolatorio nei gesti sul parquet e con le parole a fine gara: “Nessuno nel nostro spogliatoio pensa che lo abbia fatto di proposito, è stata soltanto sfortuna”. Gli arbitri puniscono la giocata con flagrant-1, ma da quel momento la partita (che già aveva poco senso, visto il margine e la differenza tecnica e di motivazioni) perde completamente di senso. “Non ci sono ancora aggiornamenti sulle sue condizioni. Stava soffrendo molto, aveva la schiena distrutta dal dolore – sottolinea Kerr -. Di parlare della partita invece non ho proprio voglia, non mi sembra il caso”. E su Carter? “Era distrutto, come tutti noi”. Il numero 15 dei Kings è corso negli spogliatoi degli Warriors a fine partita, costernato e in difficoltà per quanto accaduto. Chiaramente scosso come tutta Golden State. “Non ce la facevo ad avvicinarmi; non riuscivo a guardarlo soffrire in quel modo – racconta Carter -, non riuscivo a sentirgli pronunciare parole del tipo ‘non sento la parte bassa del mio corpo, non mi sento le gambe’. Non so, era qualcosa di troppo duro da digerire”. La diagnosi però sembra scongiurare il peggio, almeno dai primi riscontri (ufficiosi) resi noti dai giocatori prima di lasciare il Golden1 Center e diretti tutti verso l'ospedale per fare visita al compagno: “Bisogna solo continuare a sperare e a pregare in questo momento, l’ho sentito e mi ha detto che stava meglio”. Per lui, come per Carter, sarà una lunghissima notte.