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NBA Finals, Cleveland-Golden State Gara-3 102-110: Warriors e Durant senza pietà, è 3-0

NBA

Kevin Durant firma il suo massimo in carriera ai playoff con 43 punti, tra cui la tripla decisiva a 49 secondi dalla fine come un anno fa per andare sul 3-0. A Cleveland non basta la decima tripla doppia alle Finals di LeBron James, autore di 33 punti, 10 rimbalzi e 11 assist: gara-4 nella notte tra venerdì e sabato è già decisiva per il titolo NBA

IL TABELLINO

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Si dice che quando un assassino commette un crimine provi sempre a tornare sul luogo del delitto, il più delle volte per cancellare le prove. Nel caso di Kevin Durant, si può dire solo l’esatto contrario: un anno dopo aver deciso le NBA Finals del 2017 con una tripla in transizione a 45 secondi dalla fine di gara-3, il fenomeno dei Golden State Warriors si è ripetuto rifilando un’altra pugnalata nel cuore dei Cleveland Cavaliers dalla stessa porzione di campo, solo un metro più indietro e con qualche secondo in più sul cronometro. Il risultato, però, è stato lo stesso: tripla folgorante e 3-0 nella serie per gli Warriors, ora a un passo dal terzo titolo in quattro anni. Il canestro decisivo è però solo l’ultima pennellata di una gara leggendaria da 43 punti, il suo massimo in carriera ai playoff, a cui ha aggiunto anche 13 rimbalzi e 7 assist con 15/23 al tiro, 6/9 da tre e 7/7 ai liberi, caricandosi sulle spalle tutti i compagni in serata non particolarmente ispirata - basti pensare che tutti gli altri titolari hanno segnato 41 punti contro i 43 di Durant. Se non ci fosse stato KD gli Warriors sarebbero affondati già nel primo tempo, visto che sono stati solamente i suoi 24 punti nella prima frazione a impedire che Cleveland andasse al riposo lungo con soli 6 punti di vantaggio, dopo aver toccato anche il +13 a inizio gara. Golden State ha rimesso le cose a posto con il classico terzo quarto dominante, riuscendo a trovare canestri facili al ferro (54 punti in area) e in transizione (19 punti in contropiede) per sopperire alla brutta serata al tiro degli Splash Brothers. A rendere ancora più straordinario il successo degli Warriors, infatti, sono le percentuali di Klay Thompson e Steph Curry: il primo ha chiuso una gara opaca da 10 punti con 4/11 al tiro; il secondo — dopo aver realizzato il record di triple con 9 in gara-2 — è incappato in una prestazione da 3/16 dal campo con 1/10 da tre, sbloccandosi dall’arco solo quando mancavano 2 minuti e 38 dalla fine. Senza due delle tre stelle in ritmo, gli Warriors hanno avuto la forza di trovare altre risorse a partire dalla doppia doppia sfiorata da Draymond Green (10 punti e 9 assist), dai 28 punti combinati da JaVale McGee (10), Jordan Bell (10) e Shaun Livingston (8) e soprattutto dal rientro di Andre Iguodala, fondamentale nel finale ben al di là dei suoi 8 punti e secondo solo a Durant con il suo +14 di plus-minus in meno di 22 minuti.

LeBron in tripla doppia, ma la difesa tradisce ancora

Come in gara-2, i Cavs hanno pagato il fatto che LeBron James sia stato “solo” eccellente ma non straordinario come nel primo episodio della serie, chiudendo con la decima tripla doppia della sua carriera alle Finals (33 punti, 10 rimbalzi e 11 assist più 2 recuperi e 2 stoppate con 13/28 dal campo e 1/6 da tre) ma con il fiato corto nel finale, complice anche una piccola distorsione alla caviglia rimediata nel secondo quarto. Nonostante le buone prove di Kevin Love (20 punti e 13 rimbalzi) e J.R. Smith (13 ma con 14 tiri) e quella strepitosa di un redivivo Rodney Hood (15 punti con 7/11 dal campo), i Cavs non sono riusciti a capitalizzare sul grande inizio di partita propiziato da una “remix” spaziale di James, facendosi rimontare già nel secondo quarto e subendo il sorpasso nel terzo, dando vita a una partita in cui ci sono stati 11 avvicendamenti nella guida nel punteggio e 9 parità. Cleveland ha però pagato il suo difetto strutturale più grande, la porosità della sua difesa: ovunque si girassero, sembrava che i padroni di casa non avessero risposte né per Durant né per il movimento di palla degli Warriors, capaci di trovare sempre l’opzione più comoda mandando all’aria i tentativi di pressione (solo 6 palle recuperate e 10 palle perse forzate agli avversari). Se a questo si aggiunge una prestazione ancora una volta sotto tono al tiro (43.5% dal campo e 29% da tre su soli 31 tentativi), neanche recuperare 15 rimbalzi in attacco è bastato a Cleveland per accorciare le distanze nella serie, tramortita dal talento di Durant proprio come un anno fa. Lo scorso anno i campioni della Eastern Conference risposero in gara-4 con un primo tempo da 86 punti, riuscendo a vincere e a evitare il cappotto: la partita che si giocherà nella notte tra venerdì e sabato alle 3:00 ci dirà se questo gruppo ha la forza per rispondere alla pugnalata al cuore inflitta da Kevin Durant.