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NBA, la ricetta di Draymond Green per recuperare il rapporto con Kevin Durant

NBA

Il n°23 degli Warriors prova a chiudere una volta per tutte la questione, provando a lasciarsi alle spalle una settimana molto complicata: "Ogni tanto succede che le relazioni e le amicizie prendano una brutta piega nella vita di tutti i giorni e la pallacanestro è così"

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La notizia di campo è che Draymond Green non sarà a disposizione nella sfida contro Dallas, fermato da un problema all’alluce del piede destro; un problema che si trascina dietro dalla scorsa settimana. Niente multa e nessuna punizione stavolta, anche se il suo scontro con Kevin Durant a margine della gara persa contro i Clippers fa ancora discutere. A distanza di giorni, il n°23 degli Warriors è tornato a parlarne con Sam Amick di The Athletic, provando a lasciarsi alle spalle la settimana più complicata degli ultimi anni della sua carriera. “Il mio unico obiettivo è quello di vincere il titolo e mettere in campo la miglior versione possibile di me per arrivare a un traguardo del genere. Questo è il modo in cui approccio alle cose, la ragione per cui sono sempre pronto ad attaccare. Nessun piccolo colpo lungo la strada mi fermerà, non smetterò di essere me stesso e, come ho già detto, di proporre la miglior versione di quello che riesco a dare in campo”. Detto questo, tocca ricucire con Durant il prima possibile: “Ho avuto un bel po’ di tempo in questi ultimi giorni per pensare a quello che è successo. Un modo per stare da solo con me stesso e pensare. In questi casi, tutti pensano di avere la soluzione, ma in realtà è qualcosa con cui devi fare i conti in privato. Nessuno può farti cambiare il modo di vedere le cose o farti sentire in un determinato modo. Puoi prendere spunto dai consigli, ma poi sta a ognuno di noi fare i conti. Ho ascoltato tante persone: Tom Izzo (il suo coach a Michigan), George David (uno dei suoi agenti), B.J. Armstrong (ex giocatore NBA e agente di Green). Insomma, mi sono confrontato con molte persone a me vicine. Con la mia ragazza e con mia madre. Tutti mi hanno ripetuto: “Non è importante il resto, continua a essere te stesso. Fai quello che devi””.

Si riparte dallo spogliatoio e con un unico obiettivo: il three-peat

Poi prosegue: “In fondo, noi siamo qui per vincere partite di basket e la coesione è un fattore fondamentale per riuscirci. Lo sappiamo, lo abbiamo fatto più volte in passato. Ma Roma non è stata costruita in un giorno: alle volte nelle relazioni, nelle amicizie e anche in famiglia le cose volgono a peggio, capisci cosa intendo? È normale, nella vita succede. E la pallacanestro funziona allo stesso modo. Ma nella sostanza tutti i rapporti sono riparabili”. Non esiste però una formula magica per rimettere le cose a posto, nonostante nell’ultima sfida persa contro Houston sembrava in parte già essere tornato il sereno: “È un processo lungo: non credo che esista una persona che dopo un giorno ha iniziato a dare fiducia a un nuovo conoscente. Quando si guarda ai percorsi della vita, le due cose più complicate da conquistare sono la fiducia e il rispetto. I fondamenti che tengono in piedi i rapporti umani: non succede sempre, ma sono quelli che fanno la differenza. Quelli che contano. Per riscostruirli bisogna lasciare che la vita faccia il suo corso”. Molti discorsi teorici, ma una doppia risposta stizzita quando si fa riferimento al caso specifico con KD e al fatto che gli Warriors abbiano scelto di rendere pubbliche le loro decisioni: “Non posso rispondere io: non riguarda me in questo caso, le cose stanno così punto e basta. Penso a vincere un altro titolo”. L’unico mantra è quello: “Per rimettere le cose in sesto bisogna ripartire dallo spogliatoio e dall’atteggiamento tenuto a ogni allenamento. Il business che circonda il basket resterà sempre lì, ma noi abbiamo delle persone che devono pensare a questi aspetti. Il mio lavoro è quello di essere un giocatore di pallacanestro: fare il massimo in campo e mostrare la parte migliore di me in spogliatoio. È l’unica cosa su cui concentrarmi, il mio lavoro”.