Sconti per proprie franchigie, giocatori sottopagati per il loro valore in campo, contratti considerati esagerati che si sono rivelati un affare: la storia della NBA è piena di accordi che hanno fatto la fortuna delle squadre, in pieno stile Black Friday. Scopriamo i migliori di quest’anno e delle annate passate
KEMBA WALKER | 12 milioni di dollari | Uno dei capocannonieri della NBA che costa meno di una riserva? Quello di Walker è senza ombra di dubbio il miglior contratto della NBA, firmato con un’estensione di quattro anni nel 2014 quando ancora non si sapeva se Walker sarebbe diventato una delle prime dieci point guard della NBA. Ora che lo sappiamo — anche dopo tre All-Star Game in fila — passerà all’incasso il prossimo luglio, senza concedere più lo sconto di quattro anni fa
LOU WILLIAMS | 8 milioni di dollari | Storia recente: dopo un ottimo inizio di stagione un anno fa, i Clippers si sono assicurati Lou Williams per ulteriori tre anni a 24 milioni di dollari complessivi, 158° contratto più oneroso (su base annuale) della NBA. Avrebbe potuto prendere di più sul mercato dei free agent? Forse sì, ma ha preferito la sicurezza dei soldi immediati. E sta avendo ragione
MONTREZL HARRELL | 6 milioni di dollari | Nel corso dell’ultima estate, il contratto da soli 12 milioni complessivi per due anni firmato da Montrezl Harrell ha fatto alzare qualche sopracciglio: davvero nessuno avrebbe offerto di più? Su di lui pesava lo status di restricted free agent, che avrebbe portato i Clippers a poter pareggiare ogni offerta per lui. Visto il rendimento di quest’anno, c’è da scommettere che nel 2020 firmerà a cifre molto più onerose
PATRICK BEVERLEY | 5 milioni di dollari | Sempre i Clippers, anche se il contratto è stato acquisito dagli Houston Rockets nell’ambito dello scambio di Chris Paul. Beverley rimane comunque estremamente sottopagato, visto che è uno dei migliori difensori sugli esterni della lega e cambia l’anima difensiva della squadra. Per essere il 212° contratto della NBA, si è visto di peggio
TOBIAS HARRIS | 14.8 milioni di dollari | Chiudiamo la carrellata dei migliori contratti dei Clippers con quello di Harris, che è arrivato da Detroit forte del suo ottimo accordo ben al di sotto della media per un titolare in NBA. Il suo è l’81° contratto più oneroso della lega, un bell’affare considerando che il suo contributo alla causa lo porta con grande continuità
JAVALE MCGEE | 2.4 milioni di dollari | Sull’altra sponda di L.A. quest’estate hanno fatto il colpo grosso prendendo LeBron James, ma chi l’avrebbe detto che uno dei migliori affari sarebbe stato quello di JaVale McGee? Un centro titolare in grado di tenere il campo con un contratto al minimo salariale è un lusso per chiunque, lo è ancora di più se si considera che non è neanche nei primi 300 giocatori più pagati della NBA
SPENCER DINWIDDIE | 1.6 milioni di dollari | Ancora più in basso si trova Spencer Dinwiddie, che esce dalla panchina per i Brooklyn Nets ma spesso finisce le partite in campo. Per essere il 368° contratto della NBA, decisamente un affare. Una sola domanda: riesce a pagarsi tutte le scarpe che indossa guadagnando così “poco”? -
La gallery di tutte le scarpe pazze di Dinwiddie
KHRIS MIDDLETON | 13 milioni di dollari | Considerato quasi strapagato al momento della firma sul contratto con i Milwaukee Bucks, Middleton si è rivelato uno dei migliori contratti della NBA visto che rientra a malapena nella top-100. Quest’estate la storia sarà molto diversa, ma per il momento i Bucks si godono quest’ultima stagione di saldo
VICTOR OLADIPO | 21 milioni di dollari | Quando ha firmato con gli Oklahoma City Thunder sembrava un errore madornale da parte di Sam Presti, tanto che alcuni maliziosamente vedevano nello scambio con Paul George un tentativo dei Thunder di “scaricarlo”. Niente di più sbagliato: Oladipo è un giocatore da quintetto All-NBA, ma costa nettamente meno di un All-Star (42° contratto della lega) e, soprattutto, è sotto il controllo di Indiana per i prossimi due anni oltre alla stagione in corso
DEMARCUS COUSINS | 5.3 milioni di dollari | La firma più controversa di tutto il mercato: in attesa di vederlo in campo dopo il grave infortunio al tendine d’Achille, non c’è dubbio che vedere il nome di DeMarcus Cousins al 206° posto dei giocatori più pagati della NBA faccia molto strano. Si sa che la fermata a Oakland sarà solo temporanea, ma rimane comunque un affare
MARCUS MORRIS | 5.3 milioni di dollari | La storia è nota: ai tempi dei Phoenix Suns, Marcus e il fratello Markieff negoziarono insieme i loro accordi, dividendosi i 13 milioni offerti dalla dirigenza per i successivi quattro anni. Entrambi hanno performato meglio di quanto fossero pagati, ma con un contratto da soli 5.3 milioni contro gli 8 del fratello, Marcus è decisamente l’affare più redditizio
PJ TUCKER | 8 milioni di dollari | Il contributo di giocatori come Tucker non si vede sul contratto, ma si percepisce distintamente in campo. Senza di lui i Rockets perdono la propria durezza mentale e anima difensiva: per il prezzo di una mid-level exception, Tucker vale molto di più di quello che viene pagato
STEPH CURRY | 11 milioni all’anno dal 2013 al 2017 | Lasciando da parte l’attualità e scavando negli annali della NBA, è difficile ignorare il più grande affare di tutti i tempi - uno che ha cambiato la storia stessa della lega. Quando Steph Curry firmò il suo quadriennale da 44 milioni di dollari complessivo con Golden State, nessuno si sarebbe mai immaginato che in quel lasso di tempo sarebbero arrivati due titoli di MVP e due titoli NBA, permettendo alla dirigenza la flessibilità necessaria per aggiungere anche uno come Kevin Durant.
KEVIN DURANT | 10 milioni di sconto in due anni | Già, a proposito di KD: anche lui negli ultimi due anni ha fatto dei notevoli sconti alla dirigenza degli Warriors, permettendo alla franchigia di rifirmare membri importanti della squadra come Shaun Livingston e Andre Iguodala grazie ai 10 milioni di dollari a cui ha rinunciato il numero 35. Ecco, in estate ha già fatto sapere di voler passare all’incasso, e che non sono previsti ulteriori favori di sorta: è stato bello finché è durato
KYLE LOWRY | 12 milioni all’anno dal 2014 al 2017 | Meno di Curry, ma comunque importante: nel triennio 2014-2017 Lowry è andato ben oltre le aspettative, andando per tre volte in fila all’All-Star Game e facendo diventare i Raptors una delle migliori squadre della Eastern Conference. Poi nel 2017 ha riscosso quanto dovuto, ma in quei tre anni è stato certamente uno dei più sottopagati della lega
ISAIAH THOMAS | 6.5 milioni nell’anno a Boston | Quella di Isaiah Thomas è una storia di sfortuna: nel 2016-17, anno in cui ha segnato quasi 29 punti di media a partita, era sotto contratto per soli 6.5 milioni di dollari. Se fosse stato free agent quell’estate probabilmente sarebbe stato firmato per cifre anche triple o quadruple, ma per sua sfortuna aveva un altro anno di accordo, e in quell’anno passato tra Cleveland, Los Angeles e mille problemi all’anca tutto è andato storto, fino ad accontentarsi di un minimo salariale con Denver
DIRK NOWITZKI | 15 milioni dal 2014 al 2016 | Nel corso della sua ventennale storia d’amore con i Dallas Mavericks, Dirk Nowitzki ha — giustamente — sempre guadagnato molto. Per due anni però, dal 2014 al 2016, si è accontentato di un contratto al di sotto della mid-level exception per aiutare la dirigenza nel portare giocatori di talento in Texas. Obiettivo fallito, e allora il tedesco si è ripreso quanto gli era dovuto: nel 2016-17 è stato pagato 25 milioni di dollari, enormemente più del suo valore sul campo. 25+8+8 fa 41, come il suo numero di maglia: quello è l’importo da considerare per il triennio 2014-17.
I BIG THREE DI MIAMI | Chiudiamo con uno dei casi più celebri di “sconti” dell’epoca recente: i tre nuovi membri degli Heat, Chris Bosh, Dwyane Wade e LeBron James, nell’estate del 2010 rinunciarono a un po’ del loro massimo salariale per permettere a Pat Riley di confermare gregari come Udonis Haslem e mettere sotto contratto tiratori come Mike Miller. Si parla di meno di un milione all’anno a testa, ma comunque significativo per giocatori che in quel momento erano al massimo del loro potere contrattuale