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NBA, che cosa succede a Klay Thompson? Dentro i suoi problemi al tiro da tre

NBA

Dario Vismara

Il tre volte campione NBA sta viaggiando con il 33.7% da tre punti, peggior dato di una carriera in cui non è mai andato sotto il 40%. Una difficoltà che va avanti da inizio stagione, nonostante una prestazione da 14 triple che lo ha fatto entrare nella storia della lega. "È in difficoltà, ma ne uscirà in fretta, ne siamo sicuri" il commento di coach Steve Kerr

WARRIORS, QUALCOSA NON VA: "NESSUNO HA MAI AVUTO GLI OCCHI ADDOSSO COME NOI"

LA SERATA MAGICA DI KLAY THOMPSON A CHICAGO

A osservare il quadro generale dei Golden State Warriors, la stagione sta andando tutto sommato secondo le attese. Nonostante i tanti infortuni, gli screzi in spogliatoio e le batoste subite negli scontri diretti in casa contro Thunder, Bucks, Raptors e Lakers, i campioni in carica sono comunque in testa alla Western Conference con un record 23 vittorie e 12 sconfitte. Allarmarsi per qualcosa, insomma, appare fuori luogo. Resta però il fatto che dopo 35 partite in stagione c’è una domanda che aleggia sopra gli Warriors: cosa sta succedendo a Klay Thompson? Dopo poco meno di metà regular season, il numero 11 di Golden State sta vivendo la peggior stagione al tiro della sua carriera, viaggiando con il 33.7% da tre punti, un risultato del tutto fuori dalla normalità per un giocatore che in carriera non è mai andato sotto il 40% dalla lunga distanza su base stagionale, segnalandosi già adesso come uno dei migliori tiratori nella storia del gioco. Dopo la partita di Natale contro i Los Angeles Lakers chiusa con 2/7 dal campo il tre volte campione NBA ha schivato le domande dei giornalisti rispondendo solamente che "è una lunga stagione", la frase che più o meno tutti all’interno degli Warriors continuano a ripetere attendendo con fiducia il ritorno ai suoi livelli di Thompson. Ma ormai da due mesi non si vede il solito Klay.

La stagione più difficile della carriera

Una difficoltà cominciata già a inizio anno (6/36 nelle prime sette partite per aprire la regular season) che sembrava messa rapidamente alle spalle dopo l’esplosione contro i Chicago Bulls, partita nella quale Thompson ha realizzato il record nella storia della NBA con 14 triple a segno. Invece la situazione, piuttosto che "normalizzarsi", ha continuato ad andare male: se togliamo quella singola prestazione eccezionale, la percentuale di Thompson scende al 31.1%. Soprattutto, per strano che possa sembrare, il numero 11 sembra aver perso un po’ di fiducia nel suo tiro da tre: in questa stagione solo il 39% delle sue conclusioni arrivano con i piedi dietro l’arco, il peggior dato dal suo anno da rookie, mentre si è alzato enormemente quello dei tiri dalla media distanza, che compongono il 41% delle sue conclusioni. I cosiddetti "long 2s", ovverosia i tiri tra i 6 e i 7.25 metri, sono al massimo dal suo anno da rookie con il 28%, e anche quelli tra i 4.5 e i 6 metri sono al 16% (massimo assoluto in carriera). Soprattutto, sono quasi tutte conclusioni prese dal palleggio, notoriamente il tiro meno efficiente da poter prendere in attacco: Thompson sta tentando 5.5 "pull up" da due a gara, un numero quasi doppio rispetto a quelli che lo hanno sempre visto viaggiare attorno a 3 conclusioni del genere a partita. Peraltro, buona parte di quei tiri sono anche contestati dalla difesa.

Un aumento delle conclusioni dalla media che si inserisce nel solco dei tantissimi tiri tentati da quella zona di campo da Golden State, seconda solamente ai San Antonio Spurs per tiri tentati dalla media, e su cui influiscono anche le 11 partite saltate da Steph Curry, visto che in quel periodo Thompson ha dovuto assumersi più responsabilità offensive al fianco di Kevin Durant. Allo stesso tempo, però, il numero 11 non sta compensando i problemi al tiro in sospensione avvicinandosi al ferro: solo il 9% dei suoi tiri arriva nell’ultimo metro di campo, peggior dato della carriera, e non sta neanche andando particolarmente in lunetta (13.4% di Free Throw Rate, dato sotto la media della carriera). Thompson non ha mai tentato così tanti tiri come quest'anno (18.7), ma è anche di gran lunga il Klay meno efficiente visto nell'era Steve Kerr (50.6 di percentuale effettiva contro il 57 degli ultimi quattro anni): che influisca anche il contratto da firmare a fine anno sulla "fretta" con cui sembra prendersi certi tiri?

Come Klay Thompson può tornare se stesso

Ci sono però dei segnali che fanno capire come un ritorno alla normalità sia non solo possibile, ma anche probabile: Thompson prende 9 tiri in catch & shoot a partita, più di chiunque altro in NBA (il compagno Steph Curry non arriva a 7), di cui 6 dalla lunga distanza. L’attacco degli Warriors, insomma, gli procura ancora i tiri "giusti" per poter tornare il solito Klay, anche perché 5.6 triple a partita sono considerate "aperte", ovverosia con il difensore a più di un metro di distanza. L’unico problema è che Thompson sta mettendo quei tiri "facili" solo con il 34%, di cui un incomprensibile il 30.6% in quelle con più di due metri di spazio. Un dato del tutto fuori dalla norma: solamente lo scorso anno le segnava con il 50.5%, quello prima con il 48% e anche in quelli pre-Durant non era mai andato sotto il 46%. Stiamo parlando di una differenza di oltre il 15% rispetto alla normalità: attendersi una regresso verso la media è più che lecito.

Il supporto dei compagni: "È in difficoltà, ma tornerà il solito Klay"

Forse è anche per questo che Steve Kerr, pur ammettendo il momento difficile, non è minimamente preoccupato per l'inizio di stagione della sua stella, anche perché le difese avversarie non hanno di certo iniziato a lasciarlo libero sul perimetro. "Penso che svolterà in fretta, anzi sono certo che succederà" ha detto. "È un gioco strano, così come la vita è strana: a volte accadono cose imprevedibili e devi trovare il modo di uscirne. Il nostro lavoro come staff è aiutare la squadra quando si blocca, e così dobbiamo fare anche coi singoli giocatori. Non ho alcun dubbio che Klay troverà il modo di uscirne, ma ora sta affrontando un blocco. Penso che sia sotto gli occhi di tutti. Ma migliorerà" Per quello che vale, anche i suoi compagni che lo conoscono da più tempo come Draymond Green hanno ripetuto lo stesso identico messaggio, offrendo il loro supporto ma aspettandosi un ritorno del vecchio Klay in tempi brevi. "Se riuscirò a migliorare io, aprirò ancora più spazio per lui" ha detto Green, che sta vivendo anche lui la peggior percentuale della carriera con il 22.4% da tre punti, peraltro quasi tutti completamente aperti. "Continueremo a stargli vicino" ha detto invece il suo Splash Brother, Steph Curry. "Non è solo Klay, tutti dobbiamo fare meglio, giocando in maniera più decisa e procurandogli tiri migliori. […] Ma dobbiamo anche capire che è solo dicembre e siamo in una buona posizione. Bisogna solo migliorare: non vinceremo il titolo giocando come abbiamo fatto contro i Lakers". E se vogliono farlo, servirà anche il ritorno di un Klay Thompson in versione cecchino.