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NBA, risultati della notte: Harden "solo" 28 punti, vincono Rockets, Warriors e Bucks

NBA

Si interrompe a quota 32 la striscia di trentelli consecutivi del "Barba" (la seconda più lunga di sempre): Houston batte comunque Atlanta, nonostante i 36 di Trae Young. Vittorie esterne per Milwaukee (senza Antetokounmpo) Golden State e Philadelphia

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TUTTI GLI HIGHLIGHTS DELLA NOTTE

Houston Rockets-Atlanta Hawks 119-111

“Sono felice che sia finita”. Commenta così James Harden la fine a quota 32 della sua striscia di partite consecutive con almeno 30 punti segnati, la seconda più lunga nella storia della NBA. Lo spiega così: “Tanto sapevo che non sarei mai arrivato al primo posto”, che resta di Wilt Chamberlain a quota 65. Ciò nonostante ha provato più volte a trovare quei canestri da tre che avrebbero potuto “gonfiare” il suo totale (ha chiuso invece con 0/10 dall’arco) ma sull’ultimo possesso della gara, con la gara già vinta, ha preferito mandare a zero il cronometro senza tentare un altro tiro che gli avrebbe potuto far raggiungere quota 30. Dopo aver saltato la gara contro Golden State per un problema al collo, Harden è tornato in campo ma non ha certo avuto la sua miglior prestazione al tiro: “Alcuni tiri sono entrati, altri sono usciti, l’importante è che abbiamo vinto”. Anche grazie a una gara da 20 punti, 8 assist e 6 rimbalzi di Chris Paul, ai 16 di Eric Gordon e agli 11 di Gerald Green dalla panchina e ai 13 con 10 rimbalzi di Kenneth Faried. Atlanta ha provato fino all’ultimo a dare da filo da torcere a Houston, segnando i primi 9 punti del quarto quarto (per portarsi a -1) e affidandosi alla serata magica del rookie Trae Young: 36 punti con 8 triple a segno sono entrambi suoi massimi in carriera: “Ma mio padre mi ha insegnato che l’unica cosa che conta è vincere, per cui non posso gioire”, dice nel post partita, chiusa anche con 8 assist. Chiude in doppia doppia per gli Hawks John Collins, a quota 20 punti e 12 rimbalzi, ma non basta a impedire ai Rockets la seconda vittoria in fila.

Charlotte Hornets-Golden State Warriors 110-121

Tre giocatori con almeno 20 punti e la bellezza di 35 assist sono i dati che solitamente assicurano una vittoria ai Golden State Warriors: regola confermata anche a Charlotte, dove però il terzetto di realizzatori non vede Steph Curry accanto a Klay Thompson (26 punti) e Kevin Durant (20 con 8 rimbalzi) bensì il miglior DeMarcus Cousins della stagione, capace di chiudere con 24 punti e 11 rimbalzi. “Mia visto così bene”, conferma coach Steve Kerr, che difatti lo lascia in campo 31 minuti: “Avrei voluto abbracciarlo per questo”, scherza l’ex centro di Kings e Pelicans. Di ritorno nello stato dov’è cresciuto (dopo essersi allenato con i suoi compagni degli Warriors sul campo di Davidson, il suo college), Steph Curry tradisce forse un po’ di emozione e chiude con soli 16 punti e un brutto 4/14 da tre punti ma Golden State è in controllo per tutta la gara e non ha problemi a sbarazzarsi di Charlotte, nonostante il massimo in carriera di Cody Zeller a quota 28 con 13/14 al tiro e i 23 di Kemba Walker. I campioni in carica tornano a vincere dopo il ko subìto contro Houston: nel 2019 non hanno ancora perso due gare in fila. 

Chicago Bulls-Milwaukee Bucks 106-117

Il ginocchio gli dà un po’ di fastidio e allora contro i Bulls Giannis Antetokounmpo resta a riposo: ci pensano 22 punti a testa di Malcolm Brogdon e Khris Middleton e un secondo quarto da 38-16 a dare ai Bucks la vittoria sul campo di Chicago, l’ottava consecutiva in trasferta per la squadra allenata da Mike Budenholzer. Si tratta del 17° successo nelle ultime 19 gare per Milwaukee, che nel primo quarto va sotto anche di 14 punti ma poi raddrizza la partita già prima dell’intervallo. Chicago – senza Kris Dunn e Otto Porter – ha 26 punti da Lauri Markkanen e altrettanti da Robin Lopez, suo massimo stagionale, ma solo 11 (di cui 10 nel primo quarto) da Zach LaVine, che però ci aggiunge 9 assist e 8 rimbalzi. Gara da 13 punti in 23 minuti uscendo dalla panchina per Nikola Mirotic, ex alla prima gara da avversario dei Bulls in maglia Bucks.

New Orleans Pelicans-Philadelphia 76ers 110-111

Philadelphia incassa un’importante vittoria esterna ma trattiene il fiato per Boban Marjanovic, infortunatosi alla gamba destra, trasportato a braccia fuori dal campo e in stampelle al momento di salire sul bus per abbandonare l’arena. Con Joel Embiid alle prese coi suoi guai fisici (ma si attende il rientro), l’infortunio al centro serbo fa passare in secondo piano il successo sul campo dei Pelicans frutto dei 29 punti di un ottimo Tobias Harris e dei 12 assist (con 14 punti) di un ispirato Ben Simmons. Sopra di 17 nel terzo quarto, i Sixers sono ancora a +10 a meno di 3 minuti dalla fine ma poi sbagliano tutto (5 tiri e 3 liberi su 4) e concedono a E’Twaun Moore il tiro della disperazione che avrebbe potuto dare la vittoria a New Orleans. Tra i padroni di casa ci sono 22 punti per Jrue Holiday, 19 con 14 rimbalzi per Julius Randle e 18 in soli 21 minuti di Anthony Davis, seduto tutto il quarto quarto in accordo con coach Gentry.

Minnesota Timberwolves-Sacramento Kings 112-105

Sacramento parte forte e va sopra di 13 nel primo quarto ma Karl-Anthony Towns segna 18 dei suoi 34 punti (con anche 21 rimbalzi) nel secondo quarto, quando i padroni di casa mettono a segno un parziale di 20-1 che li riporta davanti all’intervallo. Nonostante 22 palle perse, i Timberwolves si aggrappano alla disperata voglia di pallacanestro del loro leader, al rientro dopo aver saltato le prime due gare della sua carriera (interrompendo una striscia di 302 presenze): bene anche Derrick Rose, autore di 20 punti con anche una tripla a segno (aveva sbagliato le ultime 22) e ora Minnesota può pensare ai playoff, avendo raggiunto i Lakers e vedendo proprio Sacramento (e forse i Clippers) non certo irragiungibili. Per i Kings il migliore è stato il rookie Marvin Bagley III, che risponde al suo secondo quintetto base stagionale con 25 punti e 11 rimbalzi, mentre 23 punti li ha aggiunti De’Aaron Fox: in panchina nelle fasi decisive della partita invece Buddy Hield: “Ha avuto una serata difficile”, la parole di coach Joerger.

Cleveland Cavaliers-Portland Trail Blazers 110-123

Portland deve vincere due volte la partita contro i Cavs, dominati già dalla palla a due (14-0 per iniziare la gara) fino al 71-48 con cui le due squadre vanno all’intervallo. Poi però Cleveland torna in partita e i Blazers hanno bisogno di un break di 14-0 nel finale per archiviare definitivamente la trasferta in Ohio. Trasferta che ha visto protagonista assoluto C.J. McCollum: un giorno dopo aver visto ritirata la sua maglia al college di Lehigh, la guardia di Portland – di fronte a un centinaio scarso di amici e parenti accorsi alla Q Arena – ha mandato a libri una prestazione da 35 punti di cui 11 nel quarto quarto. Al resto ci ha pensato un Damian Lillard da 21 punti (anche per lui 8 nel finale) che hanno reso inutili i 28 di Cedi Osman e la doppia doppia da 18 con 12 rimbalzi di Kevin Love.

Detroit Pistons-Indiana Pacers 113-109

Detroit sembra aver trovato la formula giusta per puntare con decisione ai playoff: la settima vittoria nelle ultime otto gare arriva contro una squadra di élite della Eastern Conference come gli Indiana Pacers, a loro volta alla seconda sconfitta soltanto nelle ultime dieci partite disputate. E quando Detroit funziona, è perché funziona la loro coppia sotto canestro: Andre Drummond firma 26 punti e 16 rimbalzi, Blake Griffin ci aggiunge una tripla doppia da 20+10+10 e i Pistons vincono nel finale una gara condotto a lungo ma hanno bisogno di due strappi nel finale (un 9-0 seguito da un 13-2) per poterla fare propria. I Pacers riaccolgono Myles Turner ma ironicamente perdono Domantas Sabonis, uscito per una distorsione alla caviglia dopo una gara da 23 punti. Il migliore di Indiana è Bojan Bogdanovic a quota 25, con Darren Collison che ne aggiunge 21. 

Miami Heat-Phoenix Suns 121-124

Dopo 17 sconfitte consecutive (record di franchigia negativo) i Suns confezionano un secondo tempo da 72 punti e un quarto quarto con il 78% al tiro per infliggere ai Miami Heat la loro sesta sconfitta interna consecutiva: “Hallelujah”, il commento lapidario ma azzeccato di DeAndre Ayton, prima scelta assoluta dei Suns. È uno dei sette giocatori di Phoenix in doppia cifra (14 con 10 rimbalzi per lui): il quintetto base è guidato dai 20 punti di Devin Booker (ma ci sono anche i 18 dell’ex Tyler Johnson), mentre dalla panchina arrivano i 16 punti di Jamal Crawford. Non bastano a Miami le doppia doppia da 29 punti e 11 rimbalzi di Hassan Whiteside e quella da 28 e 10 di Kelly Olynyk: va in doppia cifra – 10 con 4 assist in 23 minuti – Goran Dragic, alla seconda gara dopo il suo lungo stop.