Gli Warriors battono i Clippers e celebrano con il primato della Western Conference l'ultima gara di regular season disputata alla Oracle Arena. I Nuggets fanno riposare i big, perdono a Portland e adesso Houston è a un passo. Milwaukee ritrova le 60 vittorie in stagione dopo 38 anni, i Lakers battono a sorpresa i Jazz. Successi per Pelicans, Knicks e Mavericks
Golden State Warriors-L.A. Clippers 131-104
Nostalgia, una ragione in più per celebrare un passato meno glorioso, ma altrettanto pieno di gioia e soddisfazioni. È un mix di sentimenti quello che porta gli Warriors all’ultima gara di regular season nella storia di Golden State alla Oracle Arena. Per festeggiare nel migliore dei modi una ricorrenza simile, i campioni in carica vestono le maglie del “We Believe” del 2007 – l’unica squadra nella storia dei playoff che da ultima classificata alla post-season è riuscita a battere in una serie di sette partite la prima a Ovest. E ironia della sorte, proprio grazie al successo comodo conquistato contro i Clippers, Golden State si è garantita la permanenza in vetta a Ovest; vista la contemporanea sconfitta dei Nuggets. Alla sirena finale sono 27 punti per Steph Curry, con tre triple e +35 di plus/minus. Kevin Durant ne aggiunge 16 con sette assist, orgoglioso come tutti gli altri di indossare una maglia storica: “Quella squadra occupa un posto speciale nel cuore dei nostri tifosi, è uno dei fondamenti della storia di questa franchigia. Quel gruppo ha fatto la storia”. Strano sentirlo ripetere da tutti i pluri-campioni NBA che popolano lo spogliatoio oggi, a margine della cerimonia che ha mostrato il banner commemorativo dei 47 anni di vita della Oracle Arena, che verrà alzato al soffitto del Chase Center – la nuova arena nel cuore di San Francisco dove gli Warriors giocheranno dal prossimo anno. Dall’altra parte una sconfitta che complica i piani dei Clippers, senza Danilo Gallinari tenuto a riposo e scivolati adesso all’ottavo posto a Ovest. Se restassero così la classifica, toccherebbe ai ragazzi di Doc Rivers ripresentarsi alla Oracle Arena tra meno di una settimana per la prima gara playoff. Un appuntamento che tutte le squadre NBA vorrebbero rimandare il più a lungo possibile.
Portland Trail Blazers-Denver Nuggets 115-108
Damian Lillard segna 30 punti nel successo che garantisce ai Blazers il fattore campo nel primo turno di playoff – ormai quasi certamente contro gli Utah Jazz. Una vittoria che complica non poco i piani dei Nuggets, che tengono a riposo i tre migliori realizzatori di squadra – Nikola Jokic, Jamal Murray e Paul Millsap – rischiando adesso di essere agganciati e superati da Houston nella volata finale per il secondo posto a Ovest. Portland ritrova CJ McCollum dopo dieci gare d’assenza causa infortunio, limitato a soli 25 minuti d’utilizzo e in cerca della condizione fisica migliore per i playoff. Al-Farouq Aminu chiude con 23 punti e 11 rimbalzi, in doppia doppia come un Enes Kanter da 11+13 ormai titolare inamovibile dopo l’infortunio di Jusuf Nurkic. Dall’altra parte sono 18 punti per Gary Harris, alla guida dei sette giocatori in doppia cifra che tuttavia non cambiano la sostanza criticata da molti. “Il nostro obiettivo è quello di arrivare in salute, riposati e in grado di giocare al meglio non appena inizieranno i playoff”, sottolinea coach Malone, senza tenere conto però del fatto che i Rockets sono a una sola sconfitta di distanza. A Denver basta un passo falso per perdere il secondo posto e il fattore campo in un’eventuale semifinale playoff.
Milwaukee Bucks-Atlanta Hawks 115-107
La 60^ vittoria stagionale dei Milwaukee Bucks ha un significato speciale tanto per la franchigia – per la prima volta a quota 60 successi dal 1981 – che per il loro allenatore, che proprio battendo la sua ex squadra (guidata a un record di 60-22 nel 2014-15) diventa solo il settimo allenatore nella storia della lega a tagliare il prestigioso traguardo delle 60 vittorie con due franchigie diverse (Phil Jackson e Pat Riley lo hanno fatto tre volte, ma ci sono riusciti anche Mike D’Antoni, Rick Adelman, Don Nelson e K.C. Jones). Un successo speciale anche per il giocatore simbolo dei nuovi Bucks, Giannis Antetokounmpo, autore di 30 punti e candido nel dopo partita ad ammettere la soddisfazione di un obiettivo messo nel mirino a inizio stagione: “Quando sono arrivato qui, il primo anno abbiamo vinto 15 gare: oggi abbiamo quadruplicato quel totale”. Sopra anche di 16 punti nel primo tempo, i padroni di casa entrano nel quarto quarto con un vantaggio ancora in doppia cifra (+13) ma Atlanta si rifà sotto fino al -3 nonostante le assenze (per riposo) di Trae Young e John Collins. A chiudere i conti ci pensano però due canestri da tre in fila di un Khris Middleton da 21 punti e il solito Antetokounmpo, anche se il top scorer di serata veste la maglia degli Hawks e risponde al nome di Alex Len, capace di firmare i propri massimi in carriera con 33 punti e 6 triple a segno.
Los Angeles Lakers-Utah Jazz 113-109
In una gara significativa solo per i Jazz e non per i Lakers, la squadra dello Utah incassa una brutta sconfitta che li allontana con ogni probabilità definitivamente dal quarto posto a Ovest e da un ipotetico primo turno di playoff con il vantaggio del fattore campo. A decidere la gara i 18 punti nel solo quarto quarto di un Kentavious Caldwell-Pope scatenato, autore a fine serata di 32 punti, cui vanno ad aggiungersi i 22 di JaVale McGee e la doppia doppia da 18 punti e 11 assist di Alex Caruso. Sopra anche di 10 a metà terzo quarto, ai Jazz non sono bastati i 21 punti e 10 rimbalzi di Rudy Gobert e i 19 di Donovan Mitchell: fatale per gli ospiti un parziale di 8-0 incassato dai gialloviola nel quarto quarto, che ha spezzato le ambizioni di vittoria della squadra di coach Snyder, dominata a rimbalzo (49-35 per L.A. il conto finale) e incapace di fermare per lunghi tratti della gara l’attacco dei Lakers, che tirano oltre il 51% dal campo.
Memphis Grizzlies-Dallas Mavericks 127-129 OT
Partita dallo scarso significato agonistico quella tra Dallas e Memphis, ma nessuna delle due squadre ha lesinato canestri e impegno in una sfida decisa all’overtime. Trey Burke è il miglior realizzatore nella serata dei Mavericks, 24 punti in uscita dalla panchina, ma quelli più pesanti li mette a referto Salah Mejri; autore del canestro che manda la sfida all’overtime e poi dei primi sette punti realizzati da Dallas nel tempo supplementare. Alla sirena finale sono 19 per il lungo dei texani, al suo massimo in carriera, con nove rimbalzi e quattro stoppate – massimo stagionale. Protagonista in una sfida in cui Luka Doncic resta fuori per infortunio; quarta partita saltata nelle ultime cinque a causa di diversi acciacchi. Chi invece resta sul parquet (anche solo per un tempo) è Dirk Nowitzki, che gioca la 76^ partita in carriera in regular season contro Memphis – il numero più alto mai fatto registrare da un giocatore contro una sola franchigia nella storia della Lega. Dodici minuti, due punti e poi subito a fare la doccia: le prossime due potrebbero essere davvero le ultime per il tedesco.
Sacramento Kings-New Orleans Pelicans 129-133
New Orleans è ridotta ai minimi termini, ma bastano i pochi giocatori a disposizione per segnare 133 punti contro Sacramento e vincere in volata una sfida dal significato relativo. Il protagonista principale è Ian Clark, autore di 31 punti – massimo in stagione – conditi con sette triple – miglior prestazione in carriera, cecchino infallibile in una delle sue rare apparizioni da titolare. Al suo fianco Elfrid Payton, che segna 12 dei suoi 26 punti negli ultimi tre minuti e mezzo di partita, decisivi assieme ai 23 e 14 rimbalzi di Jahlil Okafor nel prendersi il terzo successo in quattro incroci contro i Kings. La squadra californiana si arrende invece nonostante i 29 punti di Harrison Barnes – arrivato a Sacramento per dare una mano in vista dei playoff. Sarà per il prossimo anno.
New York Knicks-Washington Wizards 113-110
Dopo aver chiuso in tripla doppia nel ko contro Houston, Mario Hezonja firma 30 punti e il canestro che porta in vantaggio New York a 44 secondi dalla sirena finale, trascinando i blu-arancio alla 16^ vittoria stagionale ma soprattutto evitando la 65^ sconfitta di un’annata difficile, sconfitta che avrebbe visto questi Knicks eguagliare il record negativo di franchigia per ko stagionali (stabilito nel 2014-15). Tra i padroni di casa ci sono anche 17 punti di Luke Kornet, 16 di Kevin Knox e 15 di Dennis Smith Jr. dalla panchina, mentre per Washington – che non perdeva al Madison Square Garden dall’aprile 2013 – risultano alla fine inutili i 19 punti di Jeff Green, i 17 di Thomas Bryant e i 13 di un impreciso Bradley Beal, che chiude con solo 5/17 al tiro.