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Playoff NBA: a Portland mancano i canestri di Damian Lillard e C.J. McCollum

NBA

Limitati anche in gara-3, incapaci di segnare in avvicinamento, imprecisi dalla lunetta: la coppia di guardie di Portland si è schiantata contro la miglior difesa NBA. E i Blazers ne stanno pagando le conseguenze nella serie

WARRIORS FAVOLOSI IN GARA-3, FINALS A UN PASSO

LILLARD E L'INFORTUNIO ALLA COSTOLA

GREEN MVP: "NON PENSO AGLI ARBITRI, MA SOLO A GIOCARE"

Il trascinatore delle prime due serie non c’è più. Il giocatore che segnava canestri impossibili sulla sirena, capace di chiudere partita e qualificazione in un colpo solo, che nelle prime tre settimane di questa post-season è stato uno dei talenti più elettrizzanti dei playoff 2019. Damian Lillard è stanco, infortunato alle costole dopo il colpo in gara-2 e sfiancato da un filotto di dieci partite in 20 giorni che hanno messo alle corde lui e i Blazers, sempre in campo sin da gara-1 contro Denver, costretti a quattro overtime in fila e a sfide spesso decise negli ultimi minuti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il n°0 dei Blazers fa una fatica tremenda ad attaccare il ferro contro una difesa in costante raddoppio, con Golden State abile a recuperare e a gestire le situazioni di tre-contro-quattro tutte le volte che Lillard fa uscire la palla dopo il blitz Warriors. I bi-campioni in carica hanno fatto una scelta chiara contro di lui, che sta pagando: negargli completamente l’area, tenendo il più possibile sul perimetro dove l’All-Star di Portland sta sudando non poco per portare a casa qualche canestro. I numeri della serie sono impietosi: Lillard è andato a bersaglio complessivamente 15 volte nella serie (con 14 palle perse), dieci delle quali dall’arco – da dove sta mantenendo un rendimento discreto (10/26, 38.5%). Soltanto cinque invece i canestri arrivati con i piedi dentro l'area, dove la morsa dei vari Green e Iguodala – oltre alla marcatura diretta di Thompson – hanno spesso fatto il resto. In gara-3, a fronte dei 19 punti segnati in 40 minuti, il dato impietoso per il n°0 è il -23 di plus/minus; sintomo di come non sia mai riuscito a incidere in positivo per i propri compagni, a invertire almeno in parte la tendenza. E nonostante il problema al polpaccio che ha costretto Iguodala a restare sul parquet per soli 18 minuti complessivi, la difesa Warriors ha funzionato anche con McKinnie, Looney e Cook in campo. La lunga rotazione di uomini proposta di Steve Kerr infatti sta permettendo alla squadra di San Francisco di tenere alto il livello di intensità e di travolgere nel secondo tempo gli avversari: nella serie Golden State è +55 complessivo nella ripresa, frutta di un +13 in gara-1, +18 nel secondo episodio e +24 nella sfida di Portland. I Blazers dopo 24 minuti vanno in affanno e non sembrano avere a disposizione una soluzione credibile per rispondere all’ondata Warriors. Che arriva sempre puntuale.

E Portland sbaglia (tanto) anche dalla lunetta

Dopo essere sprofondati sullo 0-3 nel punteggio in una serie playoff NBA, mai nessuno è ritornato a galla: il record, aggiornato di continuo anno dopo anno, dice 0-135 quando si parla di speranze di rimonta. E per una Portland ormai senza alcun tipo di certezza, la missione appare se possibile ancora più complicata. Oltre a Lillard infatti, è venuto meno anche l’altro punto di riferimento – CJ McCollum, a cui in molti hanno chiesto un passo in avanti che non è riuscito a fare. Anche lui mai al di sopra dei 23 punti segnati nella serie, nonostante avrebbe dovuto essere uno dei principali beneficiari del sistematico raddoppio portato su Lillard. A crescere invece sono stati il numero delle conclusioni – superiore a quello del n°0 Blazers nella serie – ma non quello dei bersagli. Il sintomo del malessere di Portland è evidente nel quarto periodo di gara-3, con Golden State avanti di un paio di possessi e i padroni di casa mandati più volte in lunetta. Punti decisivi per tenere la scia degli Warriors: tentativi falliti da McCollum a cronometro fermo che hanno così permesso agli ospiti di scappare via e non voltarsi più indietro. Alla sirena finale sono 13 liberi complessivamente sbagliati da Portland, per un 60% dalla lunetta che pesa come un macigno sul risultato. Uno dei tantissimi fattori che hanno costretto i Blazers con le spalle al muro, in una situazione che appare ormai irrimediabilmente compromessa.

I compagni sono dalla parte di Dame: “Basta puntare il dito contro di lui”

“Ho provato a essere aggressivo – racconta Lillard a fine partita, dopo che la notizia del suo infortunio alla costola ha in parte cambiato la valutazione del suo impatto – ho cercato di forzare la loro difesa a compiere delle scelte. Ma il raddoppio su di me, con Draymond Green alle loro spalle a dirigere il resto, ha funzionato. Sembra di andare a sbattere contro un muro, sono praticamente in tre a marcarmi. È dura perché non sempre riesco ad avere una buona visione del campo e senza quella le scelte non funzionano al meglio”. A difendere il suo operato in conferenza e Meyers Leonard, autore di 16 punti alla prima gara da titolare in carriera ai playoff: “Sono stanco di sentire le persone che dicono che Dame non ha fatto un passo in avanti, che non si è preso le sue responsabilità. No, sbagliato. È il nostro leader e un giocatore favoloso. Uno dei cinque migliori in tutta la Lega per il livello di rendimento che ha tenuto in questa stagione. Lo sappiamo bene e per questo continuiamo a lottare su ogni blocco, a eseguire al massimo delle nostre possibilità, consapevoli del fatto che a lui e McCollum basta un piccolo spiraglio per mandare a segno canestri pesanti”. Nella ripresa però Portland si è inceppata più del previsto, realizzando 33 punti complessivi negli ultimi 24 minuti. Davvero troppo poco per tenere testa ai bi-campioni in carica: “Il nostro attacco è crollato, abbiamo sbagliato un bel po’ di tiri e ne abbiamo presi di molto complicati. Non abbiamo mosso il pallone, né attaccato in transizione. Per battere Golden State devi dimostrare di saper segnare: farne soltanto 33 in un tempo ti condanna a prescindere dal rendimento degli avversari”.