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Coronavirus, la NBA pensa ai campi di allenamento per disputare le partite

CORONAVIRUS
©Getty

Con la possibilità che la lega ricominci tra trenta giorni, tante squadre NBA si ritroverebbero senza la disponibilità delle arene in cui giocano, prenotate solo per la fine di giugno e piene di concerti ed altre eventi nei mesi di luglio e agosto. Per questo la NBA starebbe considerando la possibilità di giocare sui campi di allenamento

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Come si suol dire in certi frangenti, “everything is on the table”. Non c’è una singola opzione sul tavolo della NBA che in questo momento non stia venendo vagliata pur di concludere la stagione, sospesa per 30 giorni dopo la positività al coronavirus di Rudy Gobert. Uno dei tanti problemi da risolvere è quello delle 29 arene in cui giocano le squadre NBA, che sono prenotate fino alla fine di giugno ma che hanno già un fitto calendario di eventi programmati per il resto dell’estate. Infilare tante partite NBA in quel programma può rivelarsi ostico, e per questo la lega ha dato mandato fin da subito di cercare date disponibili fino ad agosto per i playoff, attualmente da disputare senza pubblico sugli spalti. Alle squadre è stato detto anche di cercare palazzetti o campi più piccoli, tra cui anche i campi di allenamento delle stesse franchigie, che permetterebbe di non dare l’effetto straniante delle arene completamente vuote e permetterebbe l’uso di “backdrop” per le trasmissioni televisive. Ogni opzione deve essere valutata per fronteggiare una crisi che non ha precedenti e che avrà implicazioni sia nel breve che nel lungo periodo, con le squadre che devono considerare le future sponsorizzazioni, il rinnovo degli abbonamenti o anche la perdita (per alcuni proprietari) di concerti ed altri eventi che verranno cancellati nelle arene di loro proprietà. Adam Silver si è detto aperto a ogni possibilità, e c’è ancora un senso di ottimismo che la stagione 2019-20 possa ricominciare e infine concludersi — anche dovesse volerci tutta l’estate per farlo.