NBA, San Antonio eliminata, niente playoff per il 2° anno in fila: il futuro degli Spurs
In 45 anni di storia NBA a San Antonio non era mai successo di restare esclusi dai playoff per due stagioni consecutive. La sconfitta contro Memphis nella gara di play-in, invece, ha ufficialmente aperto la offseason dei texani, che pone tantissime questioni al front office degli Spurs. Ecco le domande più pressanti e gli scenari più probabili
RECORD, MA NEGATIVO | Niente playoff per il secondo anno consecutivo per la squadra di coach Popovich: è un record, ovviamente negativo. Che parla (soprattutto) dell’eccellenza degli Spurs nel corso della loro storia: non era mai successo — nei 45 anni di militanza NBA — che San Antonio mancasse per due anni in fila la postseason, evenienza mai verificatasi neppure negli anni precedent in ABA (quando la franchigia si chiamava Dallas/Texas Chaparrals). Una prima volta che all’ombra dell’Alamo avrebbero volentieri evitato
IL CALENDARIO | Il Covid e il suo impatto sul roster degli Spurs si è fatto sentire eccome a San Antonio. Delle 72 gare stagionali, DeRozan e compagni ne hanno dovute disputare ben 40 dopo la pausa per l’All-Star Game (perché impossibilitati dalle defezioni a disputarle prima). E se il record prima della pausa era di 18 vinte e 14 perse (il 10° migliore NBA), dopo San Antonio ha inanellato 25 sconfitte sulle 40 gare finali, chiudendo così 33-39 e non andando oltre il 10° record a Ovest
SPURS POCO “CLUTCH” | Gli Spurs creati dopo la fine della dinastia Duncan-Ginobili-Parker sono una squadra di base molto giovane (con veterani importanti come DeRozan, Gay e Mills). Ma la gioventù spesso nella NBA si paga, e forse questo è stato il caso anche per la squadra allenata da coach Popovich, che nelle gare “clutch” (decise da 5 o meno punti negli ultimi 5 minuti) ha collezionato un record di 8-22. Quasi identico il bilancio (fallimentare) delle partite finite ai supplementari: su sette gare San Antonio ne ha perse cinque
LA OFFSEASON | La mancata partecipazione ai playoff potrebbe imporre un cambio di direzione in casa Spurs: la tentazione potrebbe essere quella di abbracciare completamente la linea verde (gioventù) e rifondare davvero. DeRozan, Gay e Mills, però, hanno portato in dote quasi 44 punti a sera (il 39% della produzione offensiva di squadra): rinunciare al loro apporto potrebbe essere un po’ troppo pericoloso, anche se ovviamente libererebbe anche spazio salariale
MARGINE DI MANOVRA | Gli Spurs hanno meno di 60 milioni di dollari impegnati in salari per il prossimo anno e quindi più di 50 da spendere — ma questo vorrebbe dire rinunciare a tutti i loro free agent (DeRozan, Mills e Gay, oltre anche a Trey Lyles, sono tutti unrestricted free agent a fine anno). Sul mercato — si sa — quest’estate i grandi nomi scarseggiano, per cui avere grande potere di acquisto quest’estate potrebbe non essere così vantaggioso
COSA INSEGNA IL PASSATO | Solo due volte nella loro storia più recente i San Antonio Spurs hanno speso (tanto: sopra i 15 milioni di dollari all’anno) per un free agent. Lo hanno fatto per LaMarcus Aldridge nel 2015 e per Pau Gasol nel 2016. Hanno finito poi per chiudere con un buy out entrambi in contratti, e magari le lezioni del passato potrebbero indirizzare anche le scelte future del front office texano
IL NODO DEROZAN | Molto del futuro degli Spurs gira attorno al nome di DeRozan. Va per i 32 anni ma è reduce dalla sua miglior stagione per efficienza offensiva e ha chiuso al massimo in carriera per assist regalati ai compagni (7.3), simbolo di una ulteriore dimensione aggiunta al suo gioco. È tra i migliori interpreti della lega dal mid-range, e gioca ancora a livelli da All-Star: tenerlo o lasciarlo libero di accasarsi altrove è il grande dubbio del front office di San Antonio
DATE E NUMERI | Entro il 1 agosto gli Spurs hanno una finestra temporale di contrattazione esclusiva con il loro n°10. Tramite un’estensione, infatti, San Antonio può arrivare a offrire un contratto da 4 anni per 149 milioni di dollari (primo anno, il 2021-22) a 33.3 milioni). Se entro quella data l’accordo non c’è, DeRozan è libero sul mercato
L’IPOTESI SIGN-AND-TRADE | Le squadre che pensano di poter avere lo spazio salariale necessario per poter assorbire la firma di DeRozan a valori di mercato (attorno ai 30 milioni annui) sono Charlotte, Dallas, Miami e New York (che di milioni a disposizione ne ha 55 e potrebbe pensare di riunire la coppia ex Raptors Lowry-DeRozan). Altrimenti gli Spurs potrebbero firmarlo e poi intavolare una trade con qualsiasi altra squadra NBA, scegliendo la contropartita più allettante
L’IPOTESI CONTINUITÀ | Oppure DeRozan potrebbe restare in nero-argento, altra opzione ovviamente sul tavolo. Magari con un piccolo sconto (base annuale sui 28 milioni di dollari, e non 33) che permetterebbe poi agli Spurs di dare a Patty Mills un’eccezione salariale da quasi 5 milioni di dollari e mantenerne 23 per andare a caccia sul mercato di giocatori di complemento con cui rinforzare la squadra
LONNIE WALKER IV E UNA SCELTA DA FARE | A complicare un po’ i piani nella offseason di San Antonio c’è anche la decisione sul futuro del prodotto di Florida University. Gli si potrebbe allungare un’estensione al contratto da rookie (in scadenza nell’estate 2022) come già fatto per Dejounte Murray e Derrick White in passato (il costo sarebbe attorno ai 10-12 milioni di dollari stagionali). Altrimenti nel 2022 Walker IV potrebbe guardarsi attorno sul mercato, e scegliere un’altra destinazione, scommettendo su un gran campionato 2021-21 che ne accresca il valore
IL RESTO DEL ROSTER | La lottery determinerà che posizione al Draft avranno gli Spurs quest’anno, ma in Texas sono abituati a pescare giocatori utili e importanti anche in posizioni non proprio tra le più alte. È stato il caso di Dejounte Murray, Derrick White e Keldon Johnson (tutti scelti alla n°29, in Draft diversi), lo stesso Lonnie Walker IV (18°) e Luka Samanic (19°). L’unico giocatore scelto in lottery nel roster di quest’anno è Devin Vassell (11° nel 2020), al quale gli Spurs vorranno dare il tempo necessario per svilupparsi
IL FUTURO DI POPOVICH | Quello immediato è conosciuto: l’eliminazione dei suoi Spurs permetterà al coach nero-argento di tirare un po’ il fiato prima di prepararsi all’avventura olimpica di Tokyo 2021. Il 72enne veterano delle panchine NBA non dà segni di rallentamento: “alleva” a San Antonio Becky Hammon, che magari potrebbe succedergli in panchina, ma per il momento non sembra intenzionato a mollare. A maggior ragione dopo una stagione perdente