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NBA, Kerr trova un altro paragone per Curry: "Umiltà e fiducia in sé: è come Tim Duncan"

NBA

Mauro Bevacqua

©Getty

Nella serata in cui vince il nono titolo NBA della sua carriera (5 da giocatore, 4 da allenatore) Steve Kerr sposta i riflettori su Steph Curry, e lo fa attribuendogli ogni tipo di merito: "Senza di lui niente di tutto questo sarebbe potuto succedere", dice. Prima di punzecchiarlo sul futuro: "Certo, gli manca un oro olimpico", dice il futuro allenatore di Team USA a Parigi 2024

BOSTON - Si celebrano i campioni in campo, ma nel successo dei Golden State Warriors - il quarto in otto anni - c'è tanto anche di Steve Kerr, che con questo si mette in bacheca il nono anello della sua carriera - 5 da giocatore (3 con i Bulls, 2 con gli Spurs), 4 da allenatore. "Sono solo stato fortunato a stare attorno alla gente giusta", aveva detto alla vigilia di gara-6, cercando di allontanare ogni forma di (prematura) celebrazione. Steve Kerr è così, auto-ironico e sempre equilibrato, anche nel momento del trionfo quando - invece di rispondere alla prima domanda dei giornalisti - inizia facendo i complimenti (sinceri) agli sconfitti: "So cosa si prova: è devastante. Ma sono stati incredibili, ottimo atletismo in difesa, tanti centimetri, la capacità di giocare duro", dice l'allenatore degli Warriors rendendo onore ai Celtics. Poi però anche lui passa a omaggiare il protagonista della serata, ovviamente Steph Curry, l'MVP di questa serie. Dopo averlo paragonato solo pochi giorni fa a Roger Federer, stavolta coach Kerr trova un altro emule del suo n°30: "Mi ricorda tantissimo Tim Duncan", dice. "Ovviamente parliamo di due giocatori diversissimi, ma da un punto di vista umano li accomuna la stessa umiltà unita a una grande fiducia nelle loro capacità, un combinazione davvero fantastica. Sono ovviamente convinto per tutti i giocatori nel nostro spogliatoio - dice Kerr, che è il primo a presentarsi davanti ai microfoni - ma senza Steph niente di tutto questo sarebbe mai potuto succedere. Sia chiaro, grande merito va ovviamente anche alla proprietà, al front office e a tutti i suoi compagni, ma Steph è il motivo per cui questa dinastia si è potuta sviluppare. Proprio come nel caso di Timmy [Duncan] a San Antonio. Per cui sì, sono contento per tutti ma sono davvero entusiasta per Steph: questa è l'incoronazione finale di una carriera già incredibile".

Kerr "recluta" Curry per le Olimpiadi di Parigi 2024

Carriera nella quale ha vinto tutto, gli viene fatto notare, ma Kerr - svestendo i panni dell'allenatore di Golden State e indossando per un attimo quelli (futuri) di head coach di Team USA - trova subito da obiettare: "Gli manca una medaglia d'oro alle Olimpiadi - dice ridendo, nel tentativo di assicurarsi la sua presenza a Parigi nel 2024 - per cui credo debba concentrarsi proprio sulla missione olimpica. Resta l'unica cosa da vincere nella sua carriera", chiosa sempre col sorriso. Prima di aggiungere: "Scusate, non ho resistito...". 

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