NBA, i Sacramento Kings tornano ai playoff: com'era il mondo nel 2006
A 17 anni di distanza dall’ultima apparizione, i Sacramento Kings torneranno finalmente ai playoff. La vittoria sui Blazers di questa notte certifica matematicamente la loro qualificazione alla post-season, interrompendo un digiuno che durava da 16 stagioni — l’assenza più lunga nello sport professionistico americano. Per rendere l’idea della portata storica dell’evento, ecco una serie di cose che c’erano (o non c’erano) nel 2006
ANDREA BARGNANI NON ERA ANCORA STATO SCELTO AL DRAFT | La storica chiamata di Andrea Bargnani con la numero 1 al Draft sarebbe arrivata solamente a giugno inoltrato, oltre due mesi dopo l’eliminazione dei Kings al primo turno per mano dei San Antonio Spurs
DWYANE WADE AVEVA IL MONDO AI SUOI PIEDI | È sempre di giugno il primo titolo NBA conquistato da Dwyane Wade e dai suoi Miami Heat, capaci di rimontare da 0-2 nella serie finale contro i Dallas Mavericks vincendo quattro partite in fila. Sembra passata una vita, anzi è effettivamente così
KOBE BRYANT INDOSSAVA ANCORA IL NUMERO 8 | I Lakers erano e rimangono la squadra più odiata dai tifosi dei Kings e Kobe Bryant, con tutti i suoi canestri decisivi, ne è uno dei motivi. Al tempo dell’ultima apparizione di Sacramento ai playoff però non aveva ancora fatto il cambio di numero dall’8 al 24, che sarebbe arrivato proprio nell’estate del 2006. Inutile dire che col 24 non ha mai incrociato i Kings ai playoff
LEBRON JAMES REALIZZAVA RECORD DI PRECOCITÀ (E NON DI ANZIANITÀ) | Nel 2006 LeBron James era già uno dei volti più riconoscibili della lega nonostante la giovanissima età: in quella stagione vinse il primo premio di MVP dell’All-Star Game a 21 anni e 51 giorni, ovviamente il più giovane di sempre a riuscirci
OKLAHOMA CITY AVEVA UNA FRANCHIGIA (MA NON I THUNDER) | La stagione 2005-06 è quella del "trasloco" degli allora Hornets da New Orleans, alle prese con la difficile ripresa dall’uragano Katrina, al Ford Center di Oklahoma City, che abbracciava così per la prima volta una franchigia NBA. I Thunder sarebbero arrivati da Seattle solo più avanti
IL RECORD DI TRIPLE IN UNA STAGIONE ERA 269 | Lo realizzò Ray Allen all’ultima partita della regular season, fissando uno standard che non sarebbe stato superato fino all’arrivo di Steph Curry nel 2012-13 con 272. Oggi quell’annata di “He Got Game” è a malapena al 20° posto della classifica all-time, superata sette volte da Curry, quattro da Buddy Hield (tra cui quella ancora in corso), due da Klay Thompson (tra cui quella attuale), due da James Harden, due da Damian Lillard e una da Paul George e Duncan Robinson
RED AUERBACH ERA ANCORA COINVOLTO COI CELTICS | Non più come allenatore o come dirigente di spicco, ma fino alla stagione 2005-06 Red Auerbach era rimasto coinvolto ufficialmente con il ruolo di presidente (seppur con sempre meno poteri esecutivi) per i suoi Boston Celtics, fino alla sua morte avvenuta nell’ottobre di quello stesso anno
I PREMI STAGIONALI: SECONDO MVP PER NASH | Questi i vincitori dei premi individuali di quella stagione. Solamente uno, Chris Paul, è ancora in attività:
- Most Valuable Player: Steve Nash, Phoenix Suns
- Defensive Player of the Year: Ben Wallace, Detroit Pistons
- Rookie of the Year: Chris Paul, New Orleans/Oklahoma City Hornets
- Sixth Man of the Year: Mike Miller, Memphis Grizzlies
- Most Improved Player: Boris Diaw, Phoenix Suns
- Coach of the Year: Avery Johnson, Dallas Mavericks
- Executive of the Year: Elgin Baylor, Los Angeles Clippers
GLI ULTIMI KINGS AI PLAYOFF | Mike Bibby in cabina di regia, Bonzi Wells e Ron Artest (al tempo non ancora Metta World Peace) in ala e la coppia Kenny Thomas-Brad Miller sotto canestro, con il giovane Kevin Martin pronto a subentrare dalla panchina. Questi i protagonisti dell’ultima stagione in cui i Kings sono andati ai playoff e – neanche a dirlo – sono tutti ritirati
QUANTI ANNI AVEVANO I KINGS DI OGGI | Erano tutti già nati, ovviamente, ma nessuno di loro probabilmente immaginava che sarebbe diventato un giocatore NBA. Il più vecchio dei Kings era Matthew Dellavedova e aveva 15 anni nella sua Australia, mentre Keegan Murray aveva appena 5 anni e altre due guardie come De’Aaron Fox e Malik Monk ne avevano 8. Domantas Sabonis doveva ancora compierne 10
FUORI DALLA NBA: ANDRE AGASSI ERA ANCORA IN ATTIVITÀ | Lasciando il mondo della NBA per spostarci da altre parti nel mondo dello sport, nel 2006 era ancora in attività Andre Agassi, il cui ritiro ufficiale sarebbe arrivato solo a settembre dopo la sconfitta allo US Open contro Benjamin Becker
L’ITALIA NON ERA ANCORA CAMPIONE DEL MONDO | Nell’aprile del 2006 le attenzioni di tutti erano sul recupero di Francesco Totti in vista dei Mondiali di Germania, ma la vittoria di Berlino degli azzurri di Marcello Lippi era ancora ben lontana. Anzi, non era nemmeno cominciato lo scandalo Calciopoli, visto che le prime intercettazioni sono arrivata solo a maggio
L’IPHONE NON ESISTEVA | Forse è proprio questo l’aspetto che meglio racconta quanto tempo sia passato: al tempo dell’ultima partecipazione dei Kings ai playoff, il mondo ancora non sapeva cosa fosse uno smartphone, visto che la commercializzazione dell’iPhone di Apple è cominciata solo nel 2007
NON ESISTEVANO I SOCIAL | Twitter e Instagram non esistevano ancora (il primo lanciato nel luglio del 2006, il secondo nel 2010), mentre Facebook pur essendo già in circolazione da quattro anni nelle sue forme primordiali non era certamente il fenomeno che è diventato successivamente, visto che ad esempio la versione italiana è arrivata solo nel 2008
LE CANZONI IN CIMA ALLE CLASSIFICHE | Negli Stati Uniti in quel periodo spopolava “Bad Day” di Daniel Powter, così come “SOS” di Rihanna è stata per un periodo alla numero 1 della Billboard Hot 100. In Italia al Festival di Sanremo vinse Povia con “Vorrei avere il becco”, anche se poi le classifiche dei singoli premiarono la rivelazione Zero Assoluto con “Svegliarsi la mattina”. Al Festivalbar fu “Happy Hour” di Ligabue a vincere