NBA, le pagelle alla regular season delle 30 squadre secondo The Athletic
Con la regular season ormai conclusa, è tempo di tirare le somme rispetto a quanto visto sul parquet negli ultimi sei mesi: c’è chi è andato ben oltre le aspettative, chi è riuscito a confermarle e altri che invece sono sprofondati in un’annata da dimenticare. The Athletic ha redatto le pagelle - dalla F che è grave insufficienza alla A che rappresenta il massimo dei voti: siete d’accordo con le loro indicazioni? In vetta le quattro franchigie che hanno fatto meglio di tutti, due per ogni Conference
- Proposta di pallacanestro ben al di sotto della media, una squadra cresciuta poco, Cade Cunningham infortunato e un progetto non ancora del tutto definito: certo, dovesse arrivare Victor Wembanyama cambierebbero (e non poco) le prospettive di una regular season che a quel punto sarebbe trionfale
- Non è un caso se come i Pistons, anche i Rockets hanno licenziato il proprio allenatore non appena è terminata la regular season: tocca ripartire, sperando di arrivare a prendere i talenti migliori al prossimo Draft NBA...
- Gregg Popovich non ha parlato del suo futuro, ma quella conclusa con gli Spurs è stata la stagione più perdente della sua carriera - con un gruppo di ragazzi ancora tutto da plasmare: cosa faranno in Texas qualora Victor Wembanyama dovesse finire in un'altra squadra?
- La più grande delusione degli ultimi cinque anni, forse anche di più, in regular season: Dallas resta fuori da tutto, con Luka Doncic scontento e un Kyrie Irving inserito nel gruppo a febbraio che è stato il colpo di grazia alla chimica di squadra. I Mavericks dovranno trovare il modo di raccogliere i cocci il più in fretta possibile: l'alternativa al momento pare quella di sprofondare anche più in basso
- Restare fuori dai playoff sta diventando una triste abitudine per Damian Lillard, che a differenza dell'anno passato (in cui era infortunato) ha provato in tutti i modi a dare una scossa: non è bastato ai Blazers per cambiare passo e questo è oggettivamente un dato di cui dovere iniziarsi a preoccupare
- Questa indicazione va spiegata, perché fatta in relazione alle aspettative di inizio anno - con Kevin Durant, Kyrie Irving e tutto il resto da considerare: al netto delle partenze forzate, i Nets hanno retto più che dignitosamente, nonostante viene da chiedersi cosa ne sarà di Brooklyn nel medio periodo - senza scelte e grandi opportunità di crescita
- Voto fin troppo generoso con una squadra che soltanto nel post All-Star Game ha mostrato un minimo di applicazione e organizzazione (soprattutto in difesa): il resto è stato un lungo inseguimento a Victor Wembanyama, che se non dovesse portare i frutti sperati lascerebbe gli Hornets con tanti dilemmi da dover risolvere
- Una delle più grandi delusioni della regular season, forse in rapporto alle aspettative di crescita di inizio anno la peggiore della Eastern Conference: Trae Young è esploso - in senso negativo - in tutta la sua disfunzionalità e ora bisognerà capire come fare per porre rimedio e rendere vincente una squadra spuntata e priva di anima
- Regular season non ben definita anche per i Raptors, che tuttavia però paiono avere le idee ben chiare per quel che riguarda costruzione di squadra, futuro e asset da poter sfruttare sul mercato: il 9 febbraio doveva arrivare la rivoluzione, ma è stata rimandata di qualche mese. In estate in Canada siamo certi cambieranno molte cose, con l'obiettivo di far salire anche il voto finale della prossima regular season
- Situazione complicata per gli Wizards: più che il voto alla stagione, mediocre come spesso successo negli ultimi anni, il problema paiono essere le prospettive. Cosa può fare una squadra con diversi contratti pesanti e pochi veri talenti di prospettiva? Il quadro appare desolante a Washington
- Voto ingeneroso nei confronti di una squadra che da molti era stata indicata in fase di presentazione della stagione come la peggiore di tutte, protagonista invece di una grande prima parte d'annata e soprattutto in grado di massimizzare le qualità del talenti a disposizione (Lauri Markkanen su tutti, ma non solo)
- Come detto in precedenza per i Jazz, altra squadra che ha vinto "più del previsto", grazie al talento di giocatori non del tutto quotati a inizio anno: Tyrese Haliburton poi è definitivamente sbocciato ed è un piacere per gli occhi, attorno a lui il futuro di Indiana appare roseo e promettente
- A livello di individualità, certamente una delle prime otto squadre a Est, ma tuttavia i Bulls sono finiti nell'elenco delle franchigie deluse da questa regular season: l'assenza dell'infortunato Lonzo Ball appare come un alibi modesto, ci sono stati problemi e disfunzionalità ben più gravi nel gruppo che Chicago difficilmente riuscirà a risolvere in pochi giorni prima dei playoff (ammesso che riusciranno a conquistarli)
- Rudy Gobert è stato un investimento che al momento non ha pagato dividendi, ma per ora i T'Wolves paiono reggere grazie a un clamoroso Anthony Edwards e nonostante il lungo infortunio di Karl-Anthony Towns: prendersi i playoff e giocare un primo turno convincente potrebbe essere il viatico per conquistare un buon voto a fine anno
- Che delusione la stagione degli Heat: vecchi, spuntati contro le grandi, poco inclini alla battaglia nel corso della regular season. Basterà l'esperienza e la cultura di squadra per spiccare il volo ai playoff? Al momento, in questa regular season mediocre, non si è mai vista neanche la solita grinta
- Dove sarebbero potuti arrivare i Pelicans con Zion Williamson? È una domanda che sia stati costretti a farci troppo spesso negli ultimi quattro anni e questo condiziona non poco il giudizio su New Orleans - che resta un buon gruppo di giocatori, ma senza la sua punta di diamante appare spuntata e limitata in ottica playoff
- Una stagione da due facce: da A+ in casa e da D in trasferta, sintomo di come qualcosa per i campioni NBA in carica non abbia reso come sperato. La consolazione però è aver ritrovato un super Klay Thompson, uno Steph Curry straripante e in generale un gruppo che ai playoff nessuno vuole incrociare: auguri a tutti quelli che proveranno a battere Golden State
- Dovevano essere la squadra che perdeva a ogni costo e invece, nonostante l'assenza per tutta la stagione di Chet Holmgren, OKC si è goduta un'ottima annata guidata da uno Shai Gilgeous-Alexander versione All-Star e di tanti giovani che hanno già imparato il mestiere - comprendendo bene cosa tocca fare per vincere in NBA. Un progresso che merita un ottimo voto
- Con un roster così forte si poteva pensare di fare di più, ma a pesare adesso sul futuro dei Clippers è soprattutto lo stato di forma di Paul George: con o senza di lui fa tutta la differenza del mondo e la squadra di Los Angeles, almeno per una volta, spera di misurarsi con le avversarie senza defezioni. Chissà se riuscirà nell'impresa almeno nelle prossime settimane
- Dopo la terribile partenza e i 40 giorni terribili d'avvio, da dicembre in poi i Magic hanno viaggiato a un ritmo da squadra da play-in, mostrando grandi alternative e prospettive sul parquet - ben rappresentate da un Paolo Banchero che con 20 punti di media è il principale candidato nella corsa al premio di rookie dell'anno
- Pagella decisamente generosa con i Lakers che, scivolati al play-in e mai in zona playoff per tutta la stagione, non sono ancora certi di partecipare alla postseason: certo, il mercato di febbraio ha addrizzato un bel po' di cose e permesso ai gialloviola di diventare competitivi. Quanto potranno dire la loro in scontri diretti di alto livello? La risposta arriverà già dai prossimi giorni
- Sarebbe stata una stagione da A, ma le complicazioni finali dovute alla squalifica di Ja Morant, ai problemi di infortuni e all'immaturità diffusa mostrata dal roster, lasciano qualche perplessità in vista delle sfide playoff: i Grizzlies saranno in grado di dimostrare di avere lo spessore necessario per affrontare sfide così importanti? Staremo a vedere
- Il più grande punto interrogativo di questa postseason anche perché, se le cose dovessero andare bene, chi pensa di poter battere un quintetto del genere? Tutto dipenderà dalla capacità di fare squadra e di evitare infortuni: il resto poi con Durant, Booker, Paul, Ayton e non solo arriverà di conseguenza. Sulla carta, la squadra più forte di tutte
- Stagione solida e convincente dei Knicks, un'altra squadra di quelle che possono dirsi soddisfatte della crescita del gruppo, degli acquisti estivi (Jalen Brunson sontuoso) e che, nonostante un attacco non sempre scintillante, ha saputo prendersi con merito un posto ai playoff: New York è una squadra divertente e complicata da battere, difficile chiedere di più
- Che bella stagione e che cavalcata hanno portato a termine a Cleveland, felici di aver aggiunto al gruppo un All-Star clamoroso come Donovan Mitchell - a livello realizzativo straripante - e più in generale di aver maturato una consapevolezza che permette alla squadra dell'Ohio di godersi i playoff e chissà... magari sperare in qualche altra sorpresa
- Si fermano a un passo dalle prime quattro i Sixers, protagonisti insieme a Joel Embiid di una stagione da incorniciare: il terzo posto a Est racconta solo fino a un certo punto le prospettive di un gruppo che senza fronzoli sogna in grande. Le alternative nel roster ci sono e poi, con un probabile MVP in squadra, tutto diventa possibile
- Se state cercando la più grande sorpresa della stagione NBA, siete nel posto giusto: i Kings sono andati oltre ogni più rosea aspettativa, riportando ai playoff dopo 17 anni una franchigia che ha fatto dell'attacco e dello spettacolo il suo marchio di fabbrica. Sacramento non solo ha vinto tanto, ma ha anche divertito tifosi e appassionati
- Tralasciando i disastri e i passi falsi delle ultime settimane - quando ormai i giochi erano già fatti - i Nuggets hanno disputato una regular season quasi perfetta per oltre quattro mesi, polverizzando ogni tipo di concorrenza a Ovest. Nikola Jokic ha giocato da MVP e al suo fianco finalmente paiono esserci un bel po' di alternative valide (in attacco e non solo)
- Il cambio di allenatore a inizio stagione poteva avere dei risvolti negativi che invece non hanno intaccato la resa di un gruppo sempre più consapevole: al netto di una rotazione sotto canestro in parte limitata, Boston ha più profondità e consapevolezza rispetto a 12 mesi fa - pronta a dare l'assalto al titolo NBA (che questa volta i biancoverdi non vogliono farsi sfuggire)
- La squadra con il miglior record NBA, che ha dimostrato di saper affrontare anche momenti difficili, di superare infortuni complicati come quello di Khris Middleton dimostrando una maturità da grande squadra (e con un Giannis Antetokounmpo in formato MVP senza fare sforzo): Milwaukee per tutto questo è una delle favorite da battere