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NBA, "Underrated", arriva il documentario su Steph Curry: lo abbiamo visto in anteprima

NBA

Mauro Bevacqua

In Italia uscirà venerdì 21 luglio su Apple TV+ (disponibile su Sky Q e Sky Glass per i clienti Sky abbonati al servizio Apple TV+) l'attesissimo documentario sul campione degli Warriors. Un ritratto esclusivo che racconta gli aspetti meno conosciuti di una superstar globale che è anche figlio, studente (laureatosi il 31 agosto 2022, due mesi dopo il suo 4° anello NBA) e padre

L'INTERVISTA AI DUE PRODUTTORI: RYAN COOGLER ED ERICK PEYTON

"Ben al di sotto degli standard NBA per quel che riguarda esplosività e atletismo. Alto 1.88, è troppo piccolo per giocare da guardia tiratrice nella lega. Non è affidabile per guidare una squadra. Può tirare troppo, e affrettare le conclusioni. Non ama quando la difesa è troppo fisica. Non è un buon finalizzatore vicino al ferro per via delle sue dimensioni e caratteristiche fisiche. Deve aggiungere muscoli alla parte superiore del corpo ma l'impressione è che rimarrà comunque troppo magrolino". "Underrated" inizia così, con Reggie Miller che legge davanti alla telecamera lo scouting report pre-Draft di Steph Curry ("Uguale a quello che avevano scritto di me", dirà poi sui titoli di coda). Non l'unico punto di incontro di due carriera leggendarie, con quella di Curry che ha raggiunto uno dei suoi punti più alti proprio la sera del 14 dicembre 2021, a New York City, quando proprio sotto gli occhi di Miller ha superato il suo record per numero di triple segnate in carriera, diventando il n°1 nella storia della NBA. La camera di Peter Nicks, il regista di "Underrated", è lì a documentarlo, ma poi l'obiettivo si accende anche alla festa organizzata in un ristorante della Grande Mela per celebrare il primato, poche ore dopo. Quando, quasi a sorpresa, appare Kevin Durant [reduce, di suo, da una tripla doppia al Barclays Center contro Toronto, ndr]: "Non potevo non passare a congratularmi", dice KD, dopo un abbraccio breve ma intenso. "Uno dei ragazzi più fraintesi che conosca", commenta Curry al suo indirizzo, parlando con Jason Richards, suo compagno a Davidson e grande amico, con lui quella sera a festeggiare. 

"L'altro" Steph Curry

È solo una delle tante chicche che si possono scoprire guardando "Underrated", il documentario firmato da Peter Nicks (con Ryan Coogler ed Erick Peyton tra i produttori) che esce in Italia il 21 luglio su Apple TV+ (disponibile per i clienti Sky anche su Sky Q e Sky Glass per abbonati al servizio Apple TV+). Presentato a gennaio fuori concorso al Sundance Film Festival (ne avevamo parlato qui), questo ritratto della superstar dei Golden State Warriors è tutto fuorché un ritratto della superstar dei Golden State Warriors. Quello è il Curry che si conosce, celebrato e sviscerato ogni giorni dai media di tutto il mondo. "Underrated", invece, ci racconta "l'altro" Curry, quello che solo pochissimi hanno potuto vedere, dall'infanzia in North Carolina, alla sua favola in maglia Davidson fino alla maturazione della sua dimensione adulta, prima figlio - di Dell Curry (giocatore NBA) e Sonya (pallavolista a Virginia Tech, lo stesso college di Dell) - poi marito e soprattutto padre. "A family man", ci ha detto Ryan Coogler, uno dei produttori nell'intervista che ci ha concesso. 

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L'unicità di Steph Curry secondo Bob McKillop

Sia chiaro: la pallacanestro rimane centrale, in "Underrated", perché centrale è nella vita e nella storia di Steph Curry, proprio come lo è la figura di Bob McKillop, il suo allenatore a Davidson (in panchina per 33 anni, oltre 600 vittorie e 10 apparizioni al torneo NCAA). È lui, insieme a Matt Matheny, il suo assistente, che decide di reclutarlo - dopo il no di Virginia Tech; è lui che prima di tutti capisce cosa rende Curry speciale. "Faceva canestri, perdeva palloni, faceva delle pessime scelte... ma non smetteva mai di giocare", racconta McKillop e per spiegare cosa questo voglia dire ecco le immagini del suo debutto NCAA in maglia Davidson, sul campo di Eastern Michigan il 10 novembre 2006. Una vittoria, sì, ma 13 (!) palle perse per il freshman voluto da McKillop. Che prima della partita successiva, il giorno dopo, sul campo di Michigan, conferma Curry titolare. Il risultato? Una gara da 32 punti, 9 rimbalzi, 4 assist per Steph, con 12/25 al tiro e 5/15 da tre. Gli 8.762 spettatori della Crisler Arena erano appena stati testimoni della nascita di un fenomeno. Suona familiare? Esatto: finali NBA 2022, quelle contro i Boston Celtics, che oggi si ricordano per la gara-4 da 43 punti e 10 rimbalzi di Curry. Ma in gara-5 il n°30 degli Warriors tira 0/9 da tre, mettendo fine a una striscia di 132 partite di playoff con almeno una tripla segnata. Scoraggiato? In gara-6 fa 6/11 dall'arco per 34 punti nella partita che dà a Golden State il titolo NBA. "Fa canestri, perde palloni, fa pessime decisioni... ma non smette mai di giocare".