Riposi e "falsi" infortuni: arriva la stretta NBA sul load management
Si chiama "Player Participation Policy", ed è la nuova misura adottata dalla NBA a partire dal prossimo campionato per poter provare ad avere le proprie superstar in campo il più possibile durante tutte (o quasi) le gare di regular season. Andiamo a scoprire nel dettaglio come Adam Silver e la lega vogliono ovviare al problema degli eccessivi riposi delle star
- "La gestione del carico", è la traduzione (letterale) di "load management", dove il carico è lo sforzo di un giocatore nell'arco di una lunga stagione NBA. Se ne inizia a parlare, tanto con gli Spurs di coach Popovich (leggendario il suo "DNP-Old": "Non gioca perché è vecchio", sul referto per Duncan) e con la gestione - alla fine vincente - di Kawhi Leonard da parte dei Toronto Raptors, campioni NBA nel 2019
- E quando il "load management" rischia di diventare una piaga preoccupante - le squadre che tengono a riposo i propri giocatori migliori per preservarli per le fasi calde della stagione - la NBA interviene. Inizialmente con alcune norme contenute nella "policy per il riposo dei giocatori" (PRP), in vigore dalla stagione 2017-18
- "Vogliamo ritornare al principio che il nostro campionato è di 82 partite", ha detto il commissioner Adam Silver. "I riposi, eccessivi, soprattutto dei giocatori più giovani, ci erano un po' sfuggiti di mano", sostiene, aggiungendo: "Lo facciamo per i tifosi". Ma anche per partner televisivi e sponsor
- La prima stretta - qualche mese fa - era già arrivata con l'istituzione di una soglia minima di partite (65 su 82) da disputare per poter ambire a uno dei premi stagionali della NBA (MVP, miglior difensore e giocatore più migliorato) o all'inclusione nei migliori quintetti di fine campionato, offensivi o difensivi (All-NBA)
- Assicurare la maggior partecipazione possibile dei giocatori (e delle stelle NBA) all'intera stagione regolare (di 82 partite)
- Minimizzare l'assenza contemporana delle star NBA di una stessa squadra nella stessa partita
- Dare priorità alle gare trasmesse in tv nazionale e a quelle del nascente torneo intra-stagionale appena introdotto
- Migliorare la percezione della NBA tra i tifosi e tra il pubblico
- Favorire la collaborazione dei giocatori alle nuove linee guide attraverso regole chiare e penalità (multe) incrementate.
- L'obiettivo principale di Silver, in un biennio che deve portare anche al nuovo contratto media, è quello di garantire - a tifosi e partner, sponsor inclusi - che le star NBA scendano in campo il più possibile, assicurando così il massimo spettacolo e appeal a tutte (o quasi) le partite di stagione regolare. Il PPP, quindi, è pensato soprattutto per le star della lega
- La lega definisce "star player" il giocatore che negli ultimi tre anni ha ricevuto almeno una convocazione all'All-Star Game o che sia stato incluso in uno dei quintetti All-NBA
- Le nuove linee guide sul "load management" delle star NBA vanno quindi a impattare 26 squadre (solo Detroit, Orlando, San Antonio e Washington non hanno un giocatore a roster definito come "stella") e 50 giocatori (quasi l'11% del totale). Delle 26 squadre che hanno almeno una star a roster, 15 ne possono contare due o più (i Minnesota Timberwolves, nella foto, addirittura 4: Gobert, Towns, Conley, Edwards)
- Infortuni comprovati esclusi, ogni squadra deve assicurare di non rendere mai indisponibile più di uno "star player" a partita. Per fare un esempio: Miami non potrà scegliere di far riposare nella stessa gara sia Jimmy Butler che Bam Adebayo
- Le squadre devono assicurare che le proprie star siano in campo durante le partite in diretta tv nazionale e in quelle che valgono per il nuovo torneo intra-stagionale che vede il suo debutto proprio nel prossimo campionato
- In gergo, "to shutdown" un giocatore vuol dire escluderlo di fatto dalla rosa a disposizione del giocatore, spesso per preservarlo e tenerlo lontano da ipotetici infortuni nel caso di una serie di partite ormai senza significato di classifica. Due esempi recenti: i riposi concessi a Lillard da Portland (11 gare) e a Beal da Washington (10 gare) sul finire della scorsa stagione, con Blazers e Wizards già fuori da ogni corsa ai playoff/play-in
- Ogni squadra deve impegnarsi a mantenere un certo equilibrio, tra casa e trasferta, tra le assenze concesse alle proprie star. Dove possibile, la lega chiede anche alle squadre di privilegiare in caso di riposo una partita interna. La logica è: i propri tifosi hanno 41 occasioni di vedere la propria star, i tifosi della squadra avversaria una o al massimo due volte solo a stagione
- Anche nel caso a una star venga concesso un turno di riposo, il giocatore è tenuto a essere presente all'arena e a rendersi "visibile" ai propri tifosi, ad esempio sedendo (in borghese) in panchina coi suoi compagni
- Nel caso dei back-to-back (due partite consecutive in 24 ore) la lega ha previsto linee guide particolari: la lega può accogliere il riposo di una star se comunicato con almeno una settimana di anticipo quando il giocatore in questione soddisfa una di queste tre condizioni: 1) 35 anni già compiuti 2) 34.000 minuti di stagione regolare già giocati in carriera 3) Mille o più partite (tra stagione regolare e playoff) già disputate
- È - e resta - a descrizione dello staff medico della squadra designare un giocatore come "infortunato" ma con il nuovo PPP la lega "ha il diritto di investigare l'assunto, anche attraverso un esame medico indipendente che possa determinare la disponibilità o meno del giocatore"
- La prima volta che una squadra incorre in una mancanza tra quelle designate dal nuovo PPP, riceve una multa di 100.000 dollari. Multa che sale a 250.000 dollari per la seconda violazione, e poi verrà incrementato di un milione di dollari a volta per ogni violazione aggiuntiva (multa di 1.250.000 per la terza multa, 2.250.000 per la quarta, 3.250.000 per la quinta e così via)