NBA, "sophomore dell'anno", il premio che non c'è: quali giocatori sarebbero in lizza
La NBA assegna il premio di rookie dell'anno (vinto da Paolo Banchero, miglior esordiente NBA la scorsa stagione) ma non quello per i sophomore, i giocatori alla seconda annata nella lega. Quando inizia la maturazione di questi giovani talenti, che magari sbocciano un po' dopo rispetto ad altri. Ecco la top 10 come immaginata da NBA.com
- Dopo la cessione di Mason Plumlee alla trade deadline, le sue prestazioni sono sensibilmente migliorate (8 delle sue 11 doppie doppie sono arrivate dopo la pausa per l'All-Star Game). Buona l'intesa con LaMelo Ball sui pick and roll, non forza in attacco (63.7% al tiro) e difende il ferro in difesa
- Ha saltato 25 partite ma ha mostrato un'ottima versatilità difensiva. I dubbi sono sul suo attacco, soprattutto se gli Spurs useranno Wembanyama da 4 (con Zach Collins da 5): Sochan allora dovrà migliorare il tiro, pessimo nell'anno d'esordio (sotto il 25% da tre, sotto il 15% dagli angoli)
- Se si guarda alle ultime 11 gare stagionali (22.5 di media con 5.6 rimbalzi e oltre il 38% da tre) a Portland si leccano le dita - ma ci sono anche le 69 gare precedenti (meno esaltanti). Atleta irreale, ha solo 20 anni, deve crescere: da tener d'occhio la sua intesa con Scoot Henderson
- Cresciuto molto nel finale di stagione, chiusa a quasi 16 punti di media con oltre il 47% al tiro nelle ultime 20 gare. L'estate lo ha visto lavorare insieme a Kevin Durant: potrebbe essere il giocatore dei Rockets che più approfitta dell'arrivo in Texas di Fred VanVleet
- Ha già fatto vedere buonissime cose, a livello realizzativo (16.3 punti a sera) ma non solo (prima tra i rookie per assist). Ora però torna Cade Cunningham e dal Draft è arrivato anche Ausar Thompson: potrebbe avere meno spazio, forse addirittura essere impiegato dalla panchina come sesto uomo. Dovrà sapersi adattare
- A Sacramento sono convinti di avere tra le mani una pepita d'oro. Non solo per il 41.3% tenuto dall'arco nella sua prima annata (e il record NBA all-time per triple segnate da rookie, 206). Letale in catch-and-shoot (5° NBA per punti segnati), ha dalla sua anche un'esperienza playoff che sembra averlo ulteriormente fatto crescere. "Sky is the limit", come dicono oltreoceano
- Ha segnato 1.028 punti in uscita dalla panchina (1° in tutta la NBA) nella sua annata d'esordio, dove ha già dimostrato la rara abilità di sapersi guadagnare (e capitalizzare) falli e viaggi in lunetta (top 15 NBA per entrambe le categorie). Deve migliorare il suo tiro dalla media e dalla lunga distanza, ma ha il tempo - e la giusta etica del lavoro - per riuscirci
- In attacco ha tirato il 72% dal campo e l'81.3% nell'ultimo metro, in difesa ha stoppato 2.3 tiri a sera (4° in tutta la NBA). Può e deve espandere il suo gioco, ma già oggi - vista la scelta spesa per lui alla n°22 - è un grande affare per i Jazz, che hanno dimenticato in fretta Gobert. L'esperienza ai Mondiali con Team USA (pur marginale) darà senz'altro i suoi frutti
- Ha collezionato cifre di tutto rispetto (oltre 14 punti, 4.5 rimbalzi, 3.3 assist e 1.4 recuperi a sera) e ha vinto all'esordio più partite (40) di quanto abbiano fatto in maglia Thunder Durant (20) o Westbrook (23). Dopo l'All-Star break ha migliorato anche le sue percentuali al tiro, arrivando alle spalle solo di Banchero nel premio di rookie dell'anno
- Le statistiche che gli sono valse il premio di rookie dell'anno - 20 punti a sera, quasi 7 rimbalzi, 9° NBA per tiri liberi tentati, 40 ventelli a referto - dicono già molto del suo impatto nella lega. Se migliora in difesa e a livello di leadership, può ambire già al suo secondo anno a un posto tra gli All-Star, anche se il vero obiettivo sono i playoff con i Magic