NBA, i Miami Heat sono 4° a Est: perché credere (o no) all'ennesimo miracolo di Spoelstra
Nella notte sono andati a vincere sul campo dei Golden State Warriors, inaugurando un giro a Ovest che probabilmente finirà per dare qualche indicazione più precisa sulle reali ambizioni dei campioni in carica della Eastern Conference. Che hanno preso Vincent e Strus, pescato benissimo al Draft con Jaquez e che continuano ad ottenere meno attenzioni di altre squadre rispondendo con risultati migliori
- Dal via della stagione a oggi, coach Spoelstra ha dovuto rinunciare in 91 occasioni a un proprio giocatore, il 4° totale più alto in tutta la lega (Herro fuori 18 gare, Adebayo, Caleb Martin e Highsmith 10 a testa). E ciò nonostante, tra le squadre che hanno dovuto sopportare così tante assenze, gli Heat sono quelle con il record migliore (19 vinte, 12 perse)
- Se il bilancio attuale degli Heat vale il 7° miglior record NBA, la squadra di coach Spoelstra non è in top 10 né per efficienza offensiva (13^ con 115.7 punti segnati per 100 possessi) né per efficienza difensiva (stessa posizione, 13^, con 113.5 punti concessi su 100 possessi). Il Net Rating degli Heat (+2.2) li posiziona soltanto al 12° posto
- Vero che ha giocato fin qui solo 12 partite, però la guardia degli Heat è al suo massimo in carriera per punti (24.0 a sera, 4 in più di quanti segnati nelle ultime due stagioni), percentuali dal campo (sfiora il 46% al tiro), percentuali da tre punti (vicino al 43% su 8 triple a sera), assist e recuperi. Le voci estive della sua possibile cessione a Porltand per Lillard gli hanno lasciato dentro una evidente voglia di riscatto
- Gli Heat finora hanno affrontato più squadre dai record perdenti (17 volte) che vincenti (13), dimostrandosi forti coi deboli (13-4 contro le squadre sotto il 50%) e deboli coi forti (5-8 contro le squadre con record sopra il 50%). Se si vuole puntare in alto a Est ovviamente il trend deve cambiare, e Miami deve dimostrare di poter fronteggiare anche la competizione più dura
- Il rookie di Miami gioca 9 minuti e mezzo di media nei quarti quarti delle partite, segnale di fiducia totale da parte di Erik Spoelstra per questo prodotto di UCLA che lo ripaga con quasi 14 punti a partita (solo Wembanyama, Holmgren e Brandon Miller fanno meglio tra i rookie), tirando oltre il 51% dal campo e il 38% da tre e dimostrando - come fatto a Natale - di poter già essere decisivo anche su palcoscenici importanti
- Dopo aver vinto all'esordio stagionale contro Detroit (ma chi non vince contro i Pistons?), Miami è andata incontro a quattro sconfitte in fila (a Boston, a Minnesota, a Milwaukee e contro Brooklyn). Una serie di partite che ha sollevato qualche dubbio sulla "tenuta" degli Heat, reduci sì dalle finali NBA ma con un roster che ha perso due pedine importantissime (Gabe Vincent e Max Strus)
- Un altro giocatore che, come Herro, sta godendo del suo miglior anno in carriera è sicuramente Robinson. Segna più di 15 punti a partita (erano 6.4 l'anno scorso, 13.5 al suo secondo anno nella lega) ma soprattutto tira oltre il oltre il 57% da due (su una dieta di tiri tripla rispetto al passato) oltre a tenere le migliori percentuali da tre di sempre (vicino al 45%). Oltre i 3 assist a sera è un altro record personale