Playoff NBA, tutti gli incroci e le rivalità storiche del secondo turno
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Le quattro serie del secondo turno dei playoff offrono un programma variegato e decisamente interessante di incroci personali e rivalità storiche. Dai precedenti recentissimi a quelli che affondano le loro radici nelle iconiche sfide degli anni ’90 fino a giocatori che si incontrano da avversari dopo aver cominciato la stagione da compagni di squadra da un’altra parte, ecco le "storyline" più interessanti dei playoff
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- Nuggets e Timberwolves si conoscono molto bene, non solamente per essersi sfidate lo scorso anno ai playoff ma anche perché diversi membri chiave delle due franchigie sia in panchina che nelle dirigenze si conoscono alla perfezione, avendo avuto diverse esperienze condivise in passato da una parte e dall’altra. Scopriamo tutti gli incroci della serie che è già cominciata con il fattore campo conquistato da Minnesota con la vittoria in gara-1 a Denver
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- Nonostante le assenze di Jaden McDaniels (frattura alla mano) e Naz Reid (polso), lo scorso anno i T’Wolves diedero filo da torcere ai futuri campioni NBA in una serie più combattuta del 4-1 finale. Bruce Brown aveva definito quella serie “l’ostacolo più grande” nella corsa verso il titolo, nonostante fosse solamente una serie di primo turno. Segno che qualcosa di quei T’Wolves aveva impressionato i Nuggets: nelle loro ultime 14 partite, il punteggio è di 1.565 a 1.555 per Denver, con un record di 7-7
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- Nikola Jokic e Jamal Murray si ricordano molto bene un’altra partita contro Minnesota, quella che all’ultima giornata della regular season del 2017-18 metteva in palio l’ultimo posto disponibile per i playoff (e ispirando la creazione del torneo play-in). La spuntarono i T’Wolves di Tom Thibodeau e Jimmy Butler dopo un tempo supplementare, tornando ai playoff dopo 14 anni di assenza nonostante i 35 punti di Jokic. È stata anche l’ultima volta che il trio Jokic-Murray-Malone non è andato ai playoff, partecipando nei sei anni successivi
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- Tim Connelly è una figura chiave per entrambe le franchigie, visto che è stato lui a creare i Nuggets per come li conosciamo adesso guidandoli dal 2013 al 2022 come capo della dirigenza, convincendo in questo lasso di tempo anche Calvin Booth (che ha lavorato ai T’Wolves dal 2014 al 2017) a seguirlo in Colorado. Oggi Connelly è a capo della dirigenza dei T’Wolves e Booth lo ha sostituito alla guida dei Nuggets, in un interessante scontro tra doppi ex fuori dal campo
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- In pochi si ricordano che la 27^ scelta del Draft del 2013 era tecnicamente dei Denver Nuggets, che decisero di cederla agli Utah Jazz in cambio di una compensazione in denaro e la 46^ scelta (Erick Green). Gobert quindi sarebbe potuto diventare un Nugget un anno prima della scelta di Jokic, ma non lo è stato per colpa di Connelly, che poi — forse pentito di quella decisione — lo ha preso a Minnesota come prima mossa a capo della dirigenza dei T’Wolves
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- Sulla panchina dei Nuggets come assistente siede Ryan Saunders, figlio del grande Flip (l’allenatore più importante nella storia dei Timberwolves) e soprattutto ex capo-allenatore di Minnesota, che ha guidato dal 2019 al 2021 venendo esonerato e sostituito da Chris Finch. Per lui certamente non è una serie come le altre, essendo anche stato assistente dei T’Wolves dal 2014 al 2019
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- Anche per l’allenatore dei T’Wolves Chris Finch — presente in panchina in seconda fila per gara-1 nonostante la rottura del tendine rotuleo una settimana prima a Phoenix — si tratta di una sfida al passato, visto che nella stagione 2016-17 ha lavorato a Denver come primo assistente di Malone a stretto contatto con Nikola Jokic, ponendone le basi per l’esplosione che sarebbe arrivata da lì a poco
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- Non vi basta? Anche Micah Nori, assistente di Finch e capo-allenatore “di fatto” fino a quando il suo superiore non sarà in grado di guidare i suoi dalla prima fila, ha tre anni dal 2015 al 2018 come assistente ai Denver Nuggets, incrociando molti degli attuali protagonisti che ora deve cercare di fermare in campo dall’altra parte della barricata
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- OKC non superava il primo turno dei playoff dal 2016 quando in campo c’era ancora Kevin Durant insieme a Russell Westbrook, mentre Dallas addirittura dall’anno del titolo del 2011. Proprio più di un decennio fa queste due squadre si incrociavano ai playoff, con i Mavs vincenti in finale di conference con un 4-1 più tirato di quanto dica il risultato finale
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- L’anno successivo però la storia è stata ben diversa, con i Thunder capaci di eliminare 4-0 i campioni in carica al primo turno, mettendo fine alla loro breve difesa del titolo. In entrambe le occasioni c’era in campo Jason Kidd, oggi alla guida dei Dallas Mavericks come capo-allenatore, mentre a OKC è cambiato tutto tra campo e panchina. Anche nel 2016 KD e Westbrook eliminarono i Mavs del 37enne Nowitzki, che non sarebbero più tornati ai playoff fino all’arrivo di Doncic
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- Doncic ha un rapporto particolare contro i Thunder, con i quali in 13 partite in carriera ha viaggiato a 28 punti, 8.8 rimbalzi e 8.8 assist di media trovando sempre particolare piacere a torturarli. Nelle ultime cinque partite contro di loro non è mai andato sotto quota 31, con due triple doppie a referto. Che la sfida con Shai Gilgeous-Alexander (contro cui ha perso agli ultimi Mondiali) lo stimoli particolarmente?
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- Knicks e Pacers ai playoff riporta inevitabilmente alla mente le serie di playoff degli anni ’90, visto che tra il 1993 e il 2000 si sono affrontate ben sei volte in otto anni, con tre passaggi del turno a testa. Ci sono voluti altri 13 anni per vederli di nuovo contro al secondo turno, con i Pacers di Paul George e Roy Hibbert capaci di spegnere i Knicks del miglior Carmelo Anthony della sua carriera a New York
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- Pacers contro Knicks significa però soprattutto Reggie Miller contro Spike Lee, visto che molta della nomea di Miller è nata dalle sue intensissime sfide a New York e in particolare al regista sempre presente a bordo campo, dedicandogli anche il “choke-sign” (e un gesto verso le parti basse, oltre a parole non ripetibili) nel 1994. I Knicks però vinsero quella serie, mentre i Pacers vinsero l’anno successivo con i celeberrimi “8 punti in 9 secondi” di Miller per ribaltare gara-1
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- Tornando ai giorni nostri, la sfida tra queste due squadre è anche la sfida tra Jalen Brunson e Tyrese Haliburton, due dei più elettrizzanti playmaker di questa generazione. I due peraltro sono stati compagni di squadra nella non fortunata esperienza di Team USA agli ultimi Mondiali, ma mentre Brunson (partito titolare) non è stato confermato per le prossime Olimpiadi, Haliburton (che era la sua riserva) farà parte dei 12 per Parigi. Motivazione ulteriore per la stella dei Knicks?
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- Jalen Brunson ha anche un conto in sospeso con Rick Carlisle, che ai tempi dei Dallas Mavericks lo aveva sostanzialmente "bocciato" ritenendolo troppo basso per sopravvivere nella metà campo difensiva. Pur essendosi ritagliato un discreto ruolo dalla panchina nel corso della regular season, nel 2020-21 Brunson venne brutalmente “panchinato” ai playoff senza mai giocare più di 21 minuti nel corso della serie persa contro gli L.A. Clippers. Dall’anno successivo è invece esploso, diventando ora un’assoluta superstar
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- A proposito di dente avvelenato nei confronti degli ex allenatori: anche Obi Toppin molto probabilmente vorrà dimostrare qualcosa alla sua ex squadra e in particolare a Tom Thibodeau, che non ha mai dimostrato di credere veramente in lui negli anni in cui lo ha avuto a disposizione a New York. Oggi Toppin, a caccia di un contratto che i Knicks non gli hanno voluto dare, è un membro chiave della panchina dei Pacers, realizzando anche 21 punti per eliminare i Milwaukee Bucks in gara-6
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- La storia più assurda è però quella che lega Pascal Siakam a OG Anunoby e Precious Achiuwa, che solamente pochi mesi fa giocavano tutti e tre assieme ai Toronto Raptors. I primi a lasciare sono stati Anunoby e Achiuwa, ceduti a New York il 30 dicembre, con Siakam che li ha seguiti tre settimane dopo il 17 gennaio accasandosi a Indianapolis. Sopratutto i primi due sono diventati membri chiave del quintetto base, dopo aver vinto insieme il titolo del 2019 in Canada
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- Quella tra Celtics e Cavs non è certamente una rivalità storica ai livelli di Knicks-Pacers, ma specialmente negli anni passati da LeBron James a Cleveland le due franchigie si sono incrociate spesso, con cinque serie tra il 2008 e il 2018. Le due vittorie dei biancoverdi nel 2008 e nel 2010 hanno messo fine alla prima era di James a Cleveland, ma nella seconda il Re si è rifatto, vincendo facilmente nel 2015 (4-0) e 2017 (4-1) e suggellando il tutto con un’epica gara-7 al TD Garden nel 2018 per andare alle Finals
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- Tra queste due squadre non ci sono grandi punti di contatto che non facciano riferimento all’epoca James (nella quale comunque Brown, Tatum e Horford erano presenti). Un precedente recente in regular season ha riportato alla mente dei tifosi dei Cavs ricordi dolci: nell’ottobre del 2022 Mitchell e LeVert segnarono 41 punti a testa al TD Garden, ricordando il 41+41 di Irving e LeBron alle Finals nel 2016. Peraltro occhio a LeVert, che in carriera ha segnato anche 51 punti contro i Celtics (3 marzo 2020 con la maglia di Brooklyn)