Boston-Dallas, le pagelle di gara-5 delle NBA Finals: Doncic non basta, Tatum decisivo
In gara-5 i Celtics aveano la possibilità di chiudere i conti e alzare il Larry O'Brien Trophy. E i ragazzi di Joe Mazzulla, guidati dalle loro due stelle e da un Holiday ancora una volta decisivo, non se la sono lasciata scappare. A Dallas non è bastata la doppia doppia da 28 punti e 12 rimbalzi di un Doncic apparso però ancora una volta troppo passivo in difesa. Boston vince il suo 18° titolo, tornando in vetta alla NBA dopo 16 anni
- La gara-5 di Holiday è la classica ciliegina sulla torta di una serie giocata da protagonista assoluto. In difesa l’ex Milwaukee legge tutte le linee di passaggio, in attacco si fa trovare nel pitturato con tagli dal tempismo perfetto e chiude con la doppia da 15 punti e 11 rimbalzi. La sua impronta sulle Finals è evidente, e il titolo dei Celtics porta anche la sua firma
- Che sia un lottatore non è una novità, e nella sua gara-5 c’è anche un pezzo di dente lasciato sul parquet in uno scontro con Lively II, ma White continua a mettere in mostra qualità speciali come la capacità di andare a rimbalzo (8, di cui 4 in attacco) e di colpire dalla lunga distanza (4/8). Le Finals lo confermano come uno dei giocatori più sottovalutati di tutta la lega, e quando conta davvero l’ex Spurs si dimostra all’altezza della sfida
- Serata tutt’altro che indimenticabile al tiro (7/23), ma è lui a motivare i compagni nei momenti decisivi e a prendersi cura di Doncic facendo faticare lo sloveno e mandandolo spesso fuori ritmo. E nella sua gara-5 ci sono anche 8 rimbalzi e 6 assist. Il voto, più che alla singola partita, è alla serie, in cui è stato il più continuo e convincente su entrambi i lati del campo, meritandosi il premio di MVP delle Finals
- Non è stata una serie di finale semplicissima per lui, e anche nella prima parte di gara-5 fa un po’ fatica, ma poi si prende la squadra sulle spalle, sacrificandosi anche in difesa e sfiorando la tripla doppia con 31 punti, 11 assist e 8 rimbalzi. Giocatore completo come pochi, e ora consacrato anche sul palcoscenico più importante
- Nell’inizio un po’ nervoso dei Celtics è lui che calma la squadra e mette a disposizione dei compagni l’esperienza maturata nella lunghissima carriera sui parquet NBA, finalmente culminata con il tanto agognato titolo. Un paio di possessi difensivi nel 2° quarto dettano il ritmo a Boston e frustrano i tentativi di Dallas di rimanere in partita, piccole cose che fanno una grande differenza
- La mobilità laterale appare assai limitata fin dal suo ingresso in campo a metà del 1° quarto, ma il lettone stringe i denti, e nonostante sia la controfigura del giocatore visto tra gara-1 e gara-2 prova a dare un contributo. La sua presenza nelle rotazioni permette alla squadra di avere più soluzioni e di dosare il minutaggio dei compagni durante l’ultimo sforzo della stagione
- Entra a 4 secondi dall’intervallo lungo e si produce in quella che ormai è la sua specialità: la tripla da metà campo sulla sirena. Per il resto non fa molto, ma quel canestro a fine 2° quarto ha il merito di galvanizzare ulteriormente il pubblico di casa e mandare Dallas negli spogliatoi con la sensazione che le divinità del basket siano dalla parte di Boston
- Anche in questo caso il voto è alla serie più che alla partita in sé, comunque chiusa con 8 punti e 4 rimbalzi. Specialista nel tiro da tre, Hauser ha il grande merito di piegare le ginocchia in difesa, senza andare sotto nemmeno quando Doncic o Irving lo individuano come l’anello debole della difesa di Boston e lo attaccano con continuità
- Arrivati a questo punto della stagione non c’era molto da inventarsi dal punto di vista tattico, ma dopo qualche schermaglia e qualche lieve segnale di nervosismo nei primi possessi la squadra sembra riprendere la tranquillità necessaria e la fiducia nei propri mezzi. Come avvenuto nei primi tre episodi della serie, Boston continua seguire il piano partita anche in vista dello striscione del traguardo. E considerati i precedenti di casa Celtics non era affatto scontato
- La sua gara-5 è fatta di lampi di talento assoluto in attacco, dove quando la difesa dei Celtics gli lascia un minimo di spazio fa il vuoto. In difesa, però, si rivede il Doncic pigro e rinunciatario che pesa sugli equilibri di squadra, e questo pesa più della doppia doppia da 28 punti e 12 rimbalzi con cui lo sloveno chiude le sue prime, non indimenticabili Finals
- Per provare a rimandare ancora una volta a rimandare la festa dei Celtics, Dallas avrebbe bisogno di una grande prestazione da parte del grande ex. Irving, però, gioca una gara-5 mediocre, dove tira con il 31.3% dal campo, dato solo in parte compensato dai 9 assist distribuiti ai compagni. Anche per Irving le Finals sono state tutto fuorché indimenticabili e di certo non all’altezza dei playoff giocati contro le avversarie della Western Conference
- Come nel caso di Washington non si discutono l’impegno e la carica agonistica, ma nel momento davvero decisivo della stagione emergono limiti tecnici e di lettura del gioco che il rendimento di squadra in questi playoff avevano fin qui un po’ mascherato
- Ci mette, come sempre, grande energia, inventandosi anche come portatore di palla nelle azioni in cui Kidd gli chiede di togliere un po’ di pressione a Doncic e Irving. Il risultato è però inferiore alle attese a soprattutto non è all’altezza di quanto servirebbe a Dallas per contenere i Celtics
- Come nel resto della serie, peggio che nel resto della serie. Non può rimanere in campo perché non in grado di tenere nessuno degli attaccanti di Boston, e Kidd lo tiene sul parquet per soli 11 minuti
- Nel primo tempo fornisce un buon contributo, tenendo in difesa sulle guardie di Boston e segnando anche una tripla importante. Per qualche motivo, però, Kidd decide di non utilizzarlo più mentre la partita sfugge dalle mani di Dallas
- L’impossibilità di tenere in campo Gafford costringe Kidd a dargli più minuti di quelli che normalmente si vorrebbero concedere ad un rookie durante le Finals. L’ex Duke fa ciò che può, con qualche buon segnale nella difesa del ferro ma anche con tante, comprensibili difficoltà nello stare al passo con i giri del motore dell’attacco dei Celtics
- Le sue triple (4/6 da tre) sugli scarichi di Doncic e Irving danno un po’ di vita all’attacco di Dallas e in generale Green, pur protagonista di qualche ingenuità dovuta alla relativa esperienza ad alto livello, entrando dalla panchina sembra dare più certezze rispetto ai cosiddetti titolari nei ruoli di ala come Jones Jr. e Washington
- Trova spazio al fianco di Lively nella versione dei Mavericks che vorrebbe riempire il pitturato e impedire le penetrazioni ai vari Tatum e Brown, ma l’espediente tattico si spegne anche per via della condizione fisica precaria del tedesco
- Gara-5 è un po’ il riassunto di una serie in cui il coach di Dallas non ha trovato spunti tattici o soluzioni in grado di alterare gli equilibri in campo, sembrando molto spesso un passo indietro rispetto al collega Mazzulla. La sconfitta più significativa per Kidd, però, sta nell’incapacità di motivare Doncic a essere un fattore positivo anche nella metà campo amica